2. Anyone but a killer

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Erano le otto di mattina di un normale sabato e nelle strade di Beacon Hills tutto era silenzioso e fermo. Tutto era scontato e prevedibile, tranne per dei forti rumori. Era il rumore che delle Vans nere facevano contro il freddo asfalto. Era il rumore di un ragazzo che correva verso il bosco. Non sapeva perché stesse correndo proprio verso quella meta, sapeva solo che doveva andare lì. Aveva bisogno di correre, aveva bisogno di sfogare tutti i suoi sentimenti. Aveva bisogno di prendere a calci un albero e perdere il controllo, senza essere viso da nessuno. Liam corse così veloce che le gambe iniziarono a fargli male e  nonostante fosse un lupo, si sentì stanco e debole.

Arrivò all'inizio del bosco, di fronte una catena con il solito cartello segnaletico per il pericolo. Liam si fermò e osservò il paesaggio di fronte a lui.

"Che idiota." Si disse tra sé e sé. Oltrepassò la catena e iniziò a camminare verso quel posto che conosceva bene, il ponte. Ci era stato solo una volta, con Stiles, ma si ricordava perfettamente dove fosse.

Mentre camminava velocemente sperava, con tutto il cuore, che lì ci fosse lui. Sperava fosse lì con il suo profumo di sapone, i suoi capelli disordinati, i suoi maglioncini troppo aderenti e il suo sorriso malvagio sul volto. Sperava fosse lì per prenderlo a pugni, per prenderlo a calci, per vederlo sanguinare, per potergli urlare in faccia tutto quello che pensava su di lui. Sperava fosse lì per potergli dire come era ferito dal suo atteggiamento, per dirgli che ormai era troppo tardi e che avrebbe dovuto andarsene. 

Sperava fosse lì per mandarlo al diavolo.

Ma quando arrivò a quel dannato ponte, non trovò nessuno. Il suo cuore iniziò a battere forte, il suo respiro si fece più veloce e dentro di lui crebbe una forza sovraumana. Le gambe gli cedettero e le ginocchia di Liam entrarono in contatto con il terreno freddo e umido. Alzò lo sguardo verso il cielo e urlò. Sì, urlò, con tutta la voce che aveva in corpo, con tutta la forza che aveva in corpo. Urlò dalla rabbia di aver sperato l'ennesima volta, per paura di non potercela fare, per il dolore di essere stato abbandonato da tutti e per la felicità che Theo non fosse con lui. Era lì, in mezzo al bosco, in ginocchio nella terra, che urlava a squarciagola. Quando la sua riserva di voce terminò, Liam respirò e poi... rise. Rise con un pazzo, buttandosi a terra con le lacrime agli occhi, la vescica piena e con la pancia che gli faceva male.

"Che idiota." Disse mentre rideva. Aveva davvero pensato di trovarlo lì? A braccia aperte? Pronto ad ascoltarlo? Non sarebbe mai successo, lui se n'era andato e non sarebbe tornato solo per un ragazzino sfigato. Non sarebbe tornato per un "amico".

Liam si alzò in piedi, si pulì i pantaloni scuri e riprese a camminare. Stava tornando a casa lentamente, non era convinto di voler tornare. Avrebbe aperto la porta e avrebbe ascoltato il silenzio di una casa, che prima ospitava una famiglia, vuota. I suoi passi erano incerti, silenziosi e quasi confusi, nonostante Liam si ricordasse perfettamente la strada percorsa. Era come se stesse andando a dire a qualcuno che se ne sarebbe andato per sempre, aveva l'amaro in bocca di una persona che aveva detto tante cattiverie insensate. 

L'ultima persona che chiamerei sarebbe un assassino.

"Che cazzo di idiota, Dunbar." Si disse per l'ennesima volta in quella strana giornata. Lo pensava davvero, era solo un idiota che sperava di riuscire a convincere una persona che non poteva essere convinto di niente ormai. Era stato usato troppe volte da quello che, ora, riteneva suo amico. Si fermò di punto in bianco, si guardò intorno e respirò lentamente.

Se una persona qualunque si fosse fermata a guardarlo, avrebbe pensato che Liam fosse un ragazzo confuso, che avesse perso la via di casa. Ma in quel momento, Liam non mai stato così sicuro in tutta la sua vita. Si promise dentro di sé di smetterla di pensare a Hayden, ai suoi genitori e a Theo. Gli faceva quasi strano metterli tutti sullo stesso piano di paragone, alla fine la chimera non era niente per lui e di sicuro non era importante come i due che gli diedero la vita e il suo primo amore. Non si meritava di stare male, non dopo aver vinto una guerra, non dopo aver guardato negli occhi la morte, non dopo aver appena salutato il suo branco. D'ora in poi non avrebbe pensato a nessuno tranne che a sé stesso, a Mason, a Corey, a Nolan, nonostante tutto quello che aveva fatto e ad Alec, che doveva ancora conoscere. Tutte le persone al di fuori del branco, non sarebbero state considerate. Sorrise. Riprese a camminare, questa volta più sicuro della sua meta, sarebbe tornato a casa e avrebbe vissuto la sua vita. Forse era proprio questa la cosa di cui Liam aveva bisogno, tempo. Avrebbe preso il tempo necessario per accettare l'abbandono di tutte le persone che amava o di cui si fidava. Avrebbe preso il tempo necessario per controllarsi. Forse secondi, minuti, ore, giorni, mesi o anni, ma lo avrebbe fatto.

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