Caduta Libera

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Quel dialogo mi aveva distrutto.
Non ricordavo nemmeno da quanto tempo non dormissi a casa mia.
Non riuscivo a sopportare il peso della solitudine e del vuoto lasciato dalla morte di Haneul.
Ogni notte la passavo in un posto diverso, una volta su una panchina, una volta sul prato del parco, un'altra addirittura sul tetto di un palazzo la cui costruzione era stata abbandonata.
Le uniche costanti erano la mia fedele bottiglia di un qualche alcolico, le mie sigarette e la droga.
Era da tempo che scappavo da questo tipo di vita, eppure al momento sembrava ciò di cui avevo davvero bisogno.
Un giorno decisi di tornare nella casa che tanto odiavo e amavo allo stesso tempo.
La polvere si era accumulata, il pavimento era ancora scuro a causa dell'incendio che avevo provocato tempo fa.
La luna splendeva come quella notte.
Il dolore mi colpì come un pugno in pieno stomaco, come un colpo di pistola che ti rende agonizzante e ti fa solo desiderare di morire, senza che quel momento arrivi mai.
Presi la bottiglia vuota che avevo con me e la lanciai con violenza verso lo specchio.
Da quel momento solo il buio.
Persi il controllo, iniziai a tirare pugni contro il muro fino a farmi sanguinare le nocche, distrussi tutto ciò che mi capitò a tiro.
Le uniche cose ancora integre erano i due pianoforte.
Li guardai.
Loro erano ancora uniti, ancora vicini, come se nulla fosse successo, come se continuassero a suonare ancora insieme.
Questo pensiero mi rese ancora più nervoso e mi accanì contro il mio pianoforte.
Iniziai a distruggere la tastiera, staccai i martelletti, feci di tutto per romperlo finché non ne rimase quasi nulla.
Una volta finito mi voltai verso quello di Haneul e, proprio quando stavo per colpirlo, mi fermai.
"Cosa sto facendo?!"
All'improvviso tornai in me, vidi cosa avevo combinato, la casa distrutta, cocci di vetro a terra, il pianoforte ormai distrutto e infine lo specchio rotto.
Mi avvicinai a quest'ultimo e vidi ciò che ero diventato.
Dovevo davvero farla finita, ero un pericolo per tutti, portavo solo dolore e sofferenza.
Prima però decisi di sbrigare alcune faccende personali.
Non potevo andarmene senza lasciare un segno.
Presi una felpa e uscì di casa.
Era notte fonda, non c'era nessuno per strada.
Ne approfittai per rompere una vetrina, entrare in un negozio e rubare una bomboletta spray.
Mi recai subito alla sede della BigHit.
Se stavo così era tutta colpa loro.
Presi la bomboletta, feci una X sul nome BigHit e al suo posto scrissi BigShit.
Continuai a imbrattare alcuni muri, rompere vetrine solo per il gusto di farlo, vandalizzare qualsiasi cosa mi capitasse a tiro.
Una volta finito, soddisfatto del mio operato, mi recai con tutto l'alcool e la droga che mi rimaneva sul solito tetto del palazzo.
La vista da lassù era mozzafiato e, se combinata ad i miei unici due amici, era uno spettacolo meraviglioso.
Mi scolai la prima bottiglia e subito iniziai a fumarmi una canna.
Erano i miei ultimi momenti su questa terra e volevo godermeli appieno.
Tutti i pensieri, tutte le paure, tutte le paranoie sparirono.
Continuai così per un'altra ora finché non finì tutto.
L'effetto delle mie distrazioni finì e tutto tornò come prima se non peggio.
Mi feci schifo da solo, ero diventato tutto ciò che odiavo.
Guardai in cielo, e iniziai a parlare ad Haneul.
"Tu mi starai guardando da lassù, ti farò pena e addirittura sarai schifata dal mio comportamento, ma da quando te ne sei andata nulla ha senso.
Eri il mio tutto, il mio pilastro, la mia forza.
Senza te sono crollato, tutto il dolore provato è tornato diventando insopportabile.
Per questo motivo sono qui.
Mi hai fatto passare dei momenti fantastici.
La nostra prima discussione all'ospedale, la serata al luna park, la convivenza, le lezioni di piano, la decisioni di partecipare al contest.
Ma la vita ha deciso di cancellare questi momenti, come una scritta sulla sabbia cancellata dalle onde.
La vita ha deciso che dovevi andare via da me.
Ma da oggi tutto cambierà, finalmente torneremo insieme, aspettami Haneul, sto arrivando."
Mi affacciai dal cornicione, stavo per fare l'ultimo passo, quando una voce mi chiamò.
"MIN YOONGI, SCENDI SUBITO DA LÌ, COSA TI PASSA PER LA TESTA?!"
Quella voce, la conoscevo molto bene.
"Namjoon, cosa ci fai tu qui?"
Mi girai e lo vidi, sembrava affaticato per la corsa.
"Ti ho visto vandalizzare la scritta della compagnia e ho deciso che dovevo parlarti. Ho provato a seguirti ma poi ti ho perso di vista, finché non ti ho visto sul tetto di questo edificio abbandonato."
Lo guardai freddamente.
"Eh sentiamo, cosa vorresti dirmi?"
Lo dissi con un'apatia che sorprese pure me.
"Che mi dispiace."
Namjoon sembrava davvero dispiaciuto e preoccupato.
"Ti dispiace? E per cosa? Ah già, per avermi portato via la musica, una delle poche ragioni della mia felicità? Tranquillo, alla fine non è successo nulla, non vedi come sono tranquillo?"
Namjoon fu visibilmente ferito dalle mie parole.
"Yoongi...scusami davvero non avrei dovuto. Ho sbagliato, sono stato un amico penoso. Ho lasciato che la paura che tu potessi essere migliore di me avesse la meglio.
Ho capito di aver fatto degli errori, ma ti prego perdonami e scendi da li.
Ti va di ricominciare da capo?"
Notai la speranza nei suoi occhi.
"Davvero mi stai chiedendo di ricominciare come se nulla fosse?"
Scoppia a ridere.
"Ma fammi il piacere, è tutta colpa tua se mi trovo in questa situazione. Vuoi semplicemente pulirti la coscienza. Non te n'è mai importato di me, sono sempre stato un peso d'altronde no?"
Namjoon scoppiò in lacrime
"Ti sbagli, non lo sei mai stato e mai lo sarai".
Lo guardai un'ultima volta e gli sorrisi.
"Hai ragione, non sarò un peso, perché non sarò più vivo.
Addio Namjoon, vorrei dirti che è stato un piacere ma mentirei".
Feci un passo avanti e iniziai la mia caduta libera verso la strada.
"YOONGI!"
Namjoon provò a correre ma ormai era troppo tardi.
Il mio corpo aveva toccato terra, il mio cuore aveva cessato di battere.
Min Yoongi era morto.

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⏰ Ultimo aggiornamento: Sep 27, 2020 ⏰

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