capitolo 4

12 5 2
                                    

Aveva chiuso gli occhi tenendosi una mano sulla fronte, avrebbe voluto urlare e dire al mondo tutto ciò che di doloroso aveva in sé.

Avrebbe voluto svelare a tutti il suo oscuro segreto, ma era legate ad un filo che la bloccava da fare delle cose.

Anche se quel filo era invisibile sentiva qualcosa che le teneva legato il collo come una corda, sentiva dei fili sulle sue spalle come se fosse un burattino.

Si sentiva debole, ma soprattutto si sentì in trappola con sé stessa, aveva bisogno in quel momento di...una mano.

Voleva solamente rialzarsi in piedi e ritornare nella sua casa, ma non aveva le forze e ora l'unica cosa che voleva era che qualcuno l'aiutasse.

Non le importava più del suo orgoglio e non le importava più nemmeno di essere una delle personi più forti che sono mai esistite, poiché ora era debole e addolorante.

Sentiva la testa sbattere come quando la si appoggia sul finestrino in macchina per farti una dormita e quando la macchina supera un dosso e puntualmente tu sbatti di poco la testa, ma non ti fa male ti da un po' fastidio niente di più.

Ora lei non aveva un fastidio, aveva solo paura di avere un dolore troppo forte da affrontare.

Le voci le risultavano ottave e lontane, anzi lontanissime, tutte le cose attorno a lei non esistevano era solo lei e il suo dolore.

Si sentì del sangue scendere dagli occhi e pensò perchè nessuno venisse a curarla dato che non è una cosa di tutti i giorni vedere una ragazza così giovane sanguinare dagli occhi senza nessun motivo.

Pensò che non avesse più i suoi amati occhi color grigio, l'unica cosa che apprezzava veramente di se stessa.

Gli occhi sono le fonti delle meraviglie che a parole non sappiamo spiegare.

Ripeteva quella frase ogni volta che si sentiva triste e per darsi forza valorizzava la parte più bella, e anche la sua preferita, del suo viso.

Lei non era narcisista perchè aveva delle iridi di un colore che si vede solamente poche volte al mondo, di un grigio che ti suscitava energia, ma allo stesso tempo timore di quello che avrebbe potuto fare alle altre persone,   la gente la chiamava la nebbia perchè era terribilmente misteriosa e affascinante nei suoi silenziosi modi di fare.

Ama ogni tipo di colore degli occhi, da quello più scuro a quello più chiaro, e trovava che le persone con gli occhi più belli fossero quelle che sapevano usargli meglio, ovvero quelli che gli usavano per vedere la parte bella del mondo e non quella brutta.

È a questo che servono gli occhi per vedere sempre il positivo in un momento negativo.

Gli toccò ma non vi era sangue e non erano saltati via, era tutto normale.

Allora perché sentiva un forte dolore nei suoi occhi? Si domandò.

Non fece nemmeno in tempo a pensare ad una risposta che una ragazza dalla carnagione chiara, quasi albina, i capelli biondi a caschetto e gli occhi di un blu accesso le venne incontro muovendola nel tentativo di farle aprire gli occhi.

Aprì prima quello sinistro, analizzando chi avesse davanti, e successivamente aprì anche quello destro lentamente.

Non sentiva più dolore e non aveva più paura perché davanti a lei c'era la sua metà, la persona che finalmente l'avrebbe completata.

Fece un piccolo sorriso e con tutta la gentilezza che aveva le disse un semplice grazie, ma non solo per averla resa più potente in quel modo.

Perché era l'unica persona che si era avvicinata a lei per chiederle come stesse,  era l'unica persona che le aveva dato un po' del suo tempo e della sua gentilezza e per lei questo contava molto forse contava anche più del potere.

L'ingannatrice e la metà condannata Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora