Ritornò a casa da sola come era venuta.
La bionda era ritornata con il suo amico, ma era meglio così non voleva essere di intralcio a quei due piccioncini.
Aprì la porta e buttò arrabbiata le chiavi sulla mensola vicino alla porta d'ingresso.
Avrebbe voluto andare nel suo posto magico stare sola, ma non vi era un clima adatto per fare il bagno in quel magnifico laghetto che aveva visto lì.
Doveva dare un nome a quel posto, costruire una tenda o magari renderlo più suo si disse fra sé e sé.
Era l'unico posto che le sembrava calmo e senza persone intorno, ma il fatto che ci fosse la scuola vicino la turbava un po'.
Chiunque sarebbe potuto benissimo entrare e andare nel laghetto, ma nessuno ci andava.
Quello che non sapeva la mora era che quel laghetto nascondeva un mucchio di segreti, sia belli sia oscuri, ed era per questo che la gente non ci andava.
Lei era talmente orgogliosa del posto che aveva trovato che non le importava nulla delle voci che c'erano in giro su quel lago.
Non si preoccupava perchè sentiva un legame con quel lago inspiegabile anche se ci era stata solo una volta, per lei era stato di più dell'amore a prima vista, era stato qualcosa che non si poteva spiegare a parole.
Poi, però, si ricordò della sua frustrazione e ritornò cupa come era prima quando era arrivata.
Andò in cucina, si verso un bicchiere d'acqua, e poi spaccò la bottiglia lanciandola contro la porta di quella stanza.
Non seppe nemmeno il motivo che la portò a compiere tale azione, però sapeva una cosa.
Sapeva che avrebbe rifatto quell'azione, avrebbe rispaccato una bottiglia per altre mille volte.
Il rumore di quando si spaccava e vedere i vetri sparsi sul pavimento la facevano diventare euforica.
Poteva sembrare una persona strane, forse un po' era strana, ma amava vedere quei vetrini rotti.
Amava vedere quei vetrini perchè in essi vedeva una parte di lei, perché si sentiva come loro rotti e avrebbe rotto altre cento bottiglie per sentirsi se stessa.
Ognuno trovava se stesso in un modo e il suo modo era questo, ma non trovava solo se stesso trovava anche lui
Il suo padrino.
Anche a lui piaceva rompere le bottiglie una volta che le aveva finite, ne rompeva una decina ogni settimana lanciandole contro il muro in cucina.
Qualche volta si dimenticava dei vetrini e gli calpestava urlando dal dolore, a lei piaceva quando urlava dal dolore.
Stava sveglia la notte ad ascoltare il suo padrino che si lamentava e forse avrebbe potuto fare lo stesso in quel momento lei adesso, avrebbe potuto urlare dal dolore.
Qualcosa dentro di lei stava urlando dal dolore senza che lei se ne fosse procurato uno, ma non era lei che stava soffrendo era la sua metà.
Il dolore si fece più forte, più doloroso, lo sentiva nella sua testa, ma era tutto così reale.
Non riusciva a smettere di urlare dal dolore e se inizialmente le sarebbe piaciuto ora stava odiando tutto questo, però odiava quel dolore perchè sapeva che non era il suo.
Sapeva che la sua metà stava soffrendo.
"Non mi avevi detto che sentivo pure il suo dolore" disse alla sua voce.
Cercò di avere un tono di voce normale, ma il dolore era troppo così decise di andare in cucina a prendersi un bicchiere d'acqua.
Noncurante dei vetrini ne calpestò uno appena entrata nella stanza, un dolore ancora più forte di quello di prima.
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L'ingannatrice e la metà condannata
ParanormalL'ingannatrice e la metà condannata contiene il copyright e la violazione di esso potrebbe cancellare il mio account o eliminare la storia. Trama= Dopo essere stata sottoposta al test del sangue i medici scoprono che lei non era come tutti i comuni...