capitolo 3

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Il modo che aveva sistemato la casa, ovvero solo il pieno di sotto, la rendeva assai felice del risultato.

La casa era arredata con i vecchi mobili neri che lei era riuscita a mettere apposto, il divano nero in pelle era stato ripulito più e più volte dalla sottoscritta che odiava con tutto il suo cuore un divano sporco e scomodo così il giorno seguente di quello che era arrivata in quella casa aveva deciso di fare un salto al negozio dei divani.

Dopo aver mangiato tutti i dipendenti era uscita dal negozio con in mano quel divano, che ora era nel suo salotto, soddisfatta del suo acquisto.

Anche la televisione era cambiata, in quanto quella di prima era stata rotta,  e ora poteva godersi i film in santa pace.

La cucina invece non aveva cose rotte solo delle macchie che coprì con qualche pennellata di vernice bianca così come quelle in salotto che furono invece ricoperte da una vernice grigia.

Si buttò di pancia come se stesse facendo un tuffo in piscina, ma ad attutire la sua caduta non fu il freddo dell'acqua o la puzza del cloro, però i morbidi e confortanti cuscini che erano posti sotto ad una coperta bianca.

Si mise seduta guardandosi intorno e sorrise allegra della sua accogliente dimora, si sistemò i capelli neri dietro l'orecchio e accese la televisione.

Scorse un po' i canali per vedere se c'era un programma o un film che l'aspirasse, ma non vi era nulla di interessante così decise di fare una passeggiata anche se con malavoglia.

Odiava stare in casa senza vedere la televisione e odiava ancora di più uscire solamente per non annoiarsi a morte sul divano.

Non si degnò nemmeno di mettersi le scarpe da ginnastica e di rendersi decente che già era fuori a camminare cercando l'entrata nel bosco.

Portava una felpa larga di color nero, dei pantaloni del medesimo colore e un cappellino rosso come il suo secondo colore preferito, i suoi capelli erano legati in uno chignon alto disordinato fermato da un elastico blu.

Era davvero in pessime condizioni e si sarebbe sentita in imbarazzo qualche settimana prima, ma ora che era quello che era non si preoccupava più di come si vestisse.

Era una sedicenne debole che poteva diventare forte e determinata quando voleva soltanto che non usava mai il suo lato migliore rivelando sempre quello peggiore.

Stava male per ogni singolo commento negativo che gli facevano e piangeva.

Piangeva davanti allo specchio fino a quando il maschera non le fosse colato del tutto o che un capillare le fosse rotto, ma per sua grande fortuna quest'ultima cosa non le era mai successa e mai le succederà.

Frequentava il liceo, prima di diventare ingannatrice, ed era una persona che stava in disparte per tutte le ore e quando suonava la campanella dell'ultima ora aspettava sola su una panca l'arrivo del pullman.

In pullman si metteva dietro vicino al finestrino e ammirava il paesaggio scorrere veloce ai suoi occhi, mentre quando pioveva era ancora più bello poichè lei amasse sentire il rumore della pioggia e vedere le piccole goccioline sul finestrino di quel grande mezzo di trasporto che lei usava per arrivare a casa.

Una volta entrata non trovava la sua matrigna che lei odiava con tutto il suo cuore.

La sfruttava per pulire i pavimenti, lucidare i vetri, annaffiare le piante sul balcone e le chiedeva anche molti altri lavori domestici e se la povera ragazza si rifiutasse di aiutarla l'avrebbe preso le botte con la cintura di cuoio che indossava spesso quell'orrenda donna dai capelli corvini e il naso arcato.

La veste era sempre di un viola quasi blu e stretta con la sua cintura che aveva sempre con sé.

Il marito era morto qualche anno fa, era un uomo basso e grasso che non faceva altro che giocare d'azzardo e bere a più non posso, aveva i capelli neri come la moglie e il naso era piccolo con una mini gobbetta quasi invisibile per una persona che lo vedeva la prima volta.

L'ingannatrice e la metà condannata Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora