capitolo 7

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"Tu non sei solo il frutto della mia immaginazione?" chiese al ragazzo, non pensando più allo schiaffo che aveva ricevuto poco prima di parlare, che era seduto insieme a lei sulla riva del lago.

Aveva dei capelli neri corti, gli occhi neri come le tenebre e le labbra rossee  e sottili. Portava un maglione blu e dei  jeans del medesimo colore, intorno al collo aveva un catenina d'oro con un pendolo d'argento e delle scarpe nere malandate.

Tutto sommato non era poi così male, di aspetto fisico intendeva, ma aveva un carattere odioso che irritò fin dal primo momento la ragazza.

Non riusciva nemmeno ad avercela con lui; perchè lui era in un certo senso lei e non avrebbe avuto senso picchiarlo o altro, perciò si limitò ad osservare le acque del lago facendosi cullare dal suono della cascata.

Un suono pieno di melodia che le faceva ricordare l'estate e la sua vita passata, ma ora l'unica cosa a cui pensava era a quel maledetto filo rosso.

Non poteva essere solo un segno, che fosse lì per caso, stava a significare qualcosa e lei avrebbe capito cosa.

"In realtà non è così" disse il ragazzo interrompendo i suoi pensieri e facendola tornare alla realtà.

"E come allora?" domandò portandosi le ginocchia al petto e rivolgendo lo sguardo su di lui per ammirare i suoi occhi.

"Io fino a quel momento, quello in cui il tuo amico ha assorbito il dolore alla tua metà, era nella tua testa come se fossi in trappola e ora sono qui" disse preoccupato e turbato allo stesso tempo.

Aveva il viso pallido, più di prima, e nonostante facesse caldo lui stava tremando come se fosse inverno.

Come se una palle di neve gli avesse colpito in pieno la faccia.

Cayenne si avvicinò un po' togliendosi la felpa e andadola ad avvolgerla sulle spalle del ragazzo.

"Non mi hai ancora detto il tuo nome" le fece notare la mora che assunse un espressione preoccupata pure lei, magari chi lo sa quei due si conoscevano.

"Mi chiamo Joyce" disse.

"Tu non puoi capire, nemmeno io posso capire, ma so solo che quel ragazzo è un pericolo per noi e per la tua strana amica. Devi capire chi è veramente e non devi mai perderlo di vista, ma soprattutto non devi fare in modo che fra i tuoi due amici nasca qualcosa come l'amore" aggiunse e come era arrivato se ne andò scomparendo.

Cayenne aprì e chiuse più volte gli occhi, pensando che avesse appena fatto un pisolino e come biasimarla in fondo con il rumore dell'acqua e il canto degli uccellini chiunque si sarebbe addormentato, ma quando alzò gli occhi verso l'albero vide ancora il filo rosso.

Si avvicinò e appena toccò il tronco dell'albero il filo cadde proprio davanti ai suoi piedi e senza farsi problemi lo raccolse.

"Non puoi toglierlo "  disse Joyce.

Cayenne non capiva, lei non si era legata il filo attorno al polso ma appena lo toccò esso si legò.

Non era stretto e non le faceva affatto male, come se stesse portando un normale braccialetto preso ad una fiera in omaggio, e se ne dimenticò tornando a casa tant'è che fece la doccia con il nastrino.

Andò ad dormire non pensando più all'incontro con il suo manipolatore e non pensando più che il suo unico amico potrebbe essere un pericolo per la lei e la sua metà.

Non capiva come fosse possibile il fatto che Abby si fosse fatta male con un phon; in quei giorni aveva imparato a convivere con le sue stranezze, ma sapeva che fosse anche una persona estremamente attenta alle cose e di sicuro il phon non le sarà caduto per sbaglio.

L'ingannatrice e la metà condannata Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora