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In tutta la sua breve vita Mickey aveva passato talmente tante nottate infernali da perdere il conto, eppure l'ultima notte si posizionava senza dubbio in cima alla lista, era stata persino peggiore di tutte le notti passate al gabbio messe insieme. Per prima cosa, dopo essersi chiuso a doppio mandato in camera, aveva provveduto a cambiare le lenzuola con un paio che si era portato da casa Milkovich, aveva gettato il cuscino macchiato e il libro firmato in un angolo della stanza, ripromettendosi di buttarlo l'indomani mattina. Poco importava se quel gesto avrebbe fatto incazzare il fantasma, lui quella roba non voleva mai più vederla.

Per il resto della notte si era rigirato nel letto nel vano tentativo di chiudere occhio, nascosto dalle coperte che si era tirato fin sopra la testa, ma ogni rumore vagamente sospetto lo aveva trattenuto nell'addormentarsi e alle 6:37AM aveva deciso di gettare la spugna e alzarsi. Si era addirittura preparato mentalmente una lista di cose da fare per mettere fine a quella spiacevole convivenza.

Così, dopo aver fatto colazione seduto sulla tromba delle scale esterne, si era deciso a chiamare Veronica per chiedere informazioni sul precedente inquilino.

"Te l'ho detto, Mick, non ne hanno voluto parlare. Credo ci sia stata una qualche tragedia in famiglia..."

"Quindi è morto?"

"Non lo so, ma se così fosse la famiglia avrebbe ceduto l'appartamento con contratto mensile, credo sia solo una cosa temporanea."

"Ma l'inquilino potrebbe comunque essere morto, giusto?"

"Devi sperarlo perché solo così potrai ottenere un vero contratto. Certa gente ammazzerebbe per un appartamento del genere."

Sebbene pensasse che Veronica stesse solo cercando di aiutarlo, a Mickey quelle parole non furono di alcun conforto. Continuava a pensare solo al probabilmente morto vivente che continuava a vagare per il suo appartamento, attraversando gli oggetti e svanendo nel nulla. Decise in quel momento di risolvere il problema anche a costo di ricorrere a qualche piccolo aiuto esterno, anche se il solo pensiero gli fece venire la pelle d'oca.

"Kev ha ancora quella collezione di...libri?"

"Perché?"

"Può prestarmene uno?"

"Che cazzo ci devi fare? Ti è dato di volta il cervello, Mickey? Giuro su Dio se fai tornare a Kevin l'ossessione per quella robaccia ti stacco le palle."


Kevin Ball era un amabile padre di famiglia, barista e, a tempo perso, anche un decente personal trainer, eppure in pochi sapevano quale fosse la più grande passione e Veronica, per quanto amasse vedere suo marito felice, avrebbe fatto di tutto pur di convincerlo a mantenere il segreto.

Ma la verità era che il massimo che fosse riuscita ad ottenere era stato affittare un garage nel quale riporre tutti i libri e gli oggetti che Kevin aveva accumulato nel corso degli anni. Garage che l'uomo aveva fieramente rinominato "Abandoned Planet" e che era diventato una specie di club esclusivo per tutti i nerd e gli appassionati di occulto, misteri e magia del South Side di Chicago. Inutile dire che Mickey, in tutti gli anni di amicizia con Kevin, aveva evitato quell'argomento come la peste.

"Dimmi cosa cerchi, bello."

Kevin aveva appena aperto la saracinesca del garage (diligentemente dipinta con raffigurazioni di UFO, calderoni e rune) con un gesto plateale e ora era lì che fissava quegli scaffali pieni di libri polveri con uno sguardo talmente amorevole che fece venire il voltastomaco al povero Mickey che invece se ne stava con le mani in tasca e lo sguardo basso, timoroso di essere riconosciuto da qualche vecchio vicino impiccione. Si sarebbe fatto tagliare un braccio prima di ammettere di esserci andato volontariamente.

Just Like Heaven | Gallavich AUDove le storie prendono vita. Scoprilo ora