13.

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 Nonostante la totale assenza di apparato respiratorio, Ian si sentiva morire. Nel profondo sapeva di non aver bisogno di espirare ed espirare, ma per qualche primordiale riflesso, continuava ad annaspare in cerca d'aria che purtroppo non arrivava mai. Avvertiva lo sguardo preoccupato di Mickey su di se e il ciarlare distante del film che nessuno dei due stava più guardando e, per quanto avrebbe voluto tranquillizzare l'amico, le parole erano bloccate in gola e gli unici suoni che riuscì ad emettere furono singhiozzi gutturali.

D'un tratto una serie di luci bianche gli offuscarono la vista e qualsiasi altro suono fu sostituito dal fastidioso rumore statico dell'ECG e capì che nessuna parte di se stava più respirando, la paura si impossessò dello spirito e la chiara possibilità di star per morire lo paralizzò. Non provava dolore anche se avrebbe voluto, avrebbe voluto provare anche il peggiore dei dolori per potervisi aggrappare con tutte le proprie forse e tornare a respirare, ma la realtà era che non sentiva più niente e pensò, con rammarico, di essere arrivato alla fine della corsa.

"Ian?"

La voce di Mickey sembrava lontana anni luce e mentre Ian lottava per ritrovare il respiro, il giovane Milkovich era nel panico totale. Si era inginocchiato sul sedile, dando così le spalle al grande schermo sul quale quello stupido film scorreva lentamente, ora tutta la sua attenzione era rivolta allo spirito i cui contorni sembravano sfocare ad ogni mossa.

"Ian, che ti succede?"

Ripeté in preda al panico, qualche fila più avanti i due sconosciuti si voltarono per lanciargli un'occhiataccia. Gli occhi di Ian erano chiusi, ma grandi lacrime continuavano a scorrergli giù per il viso e lungo la mascella contrariata, con la voce rotta dal pianto continuava a sussurrare parole a caso e Mickey perse un battito quando, solo per qualche secondo, lo spirito sembrò diventare trasparente e Mickey riuscì a vedere chiaramente il muro dietro di lui.

"Ian, che cazzo sta succedendo? Guardami, ti prego, guardami."

Provò ad allungare la mano per toccargli il braccio, ma il contorno del suo corpo spirito gli svanì tra le dita per poi tornare alla perfezione di sempre. Imprecò un paio di volte ancora, poi finalmente Ian riaprì gli occhi e Mickey riuscì a vedere le cupe iridi verdi circondare la minuscola pupilla. Sembrava quasi che Ian stesse guardando dritto in un fascio di luce.

Il rosso si strinse le braccia al petto, come a volersi abbracciare da solo e si concentrò sul volto pallido e spaventato di Mickey che ormai non sapeva più che fare. Poco alla volta sembrò ritrovare aria, il rumore metallico dei macchinari si dissolse e le frasi sconnesse del film tornarono a riempire la sala, anche la luce intensa sparì esattamente come era arrivata e Ian lascio la presa sul dorso non più dolorante. Si piegò su se stesso, appoggiando le braccia alle ginocchia per prendere profondi respiri che in realtà non servivano a nulla, ma che gli diedero comunque conforto.

"Che cazzo è appena successo??"

Chiese Mickey, in preda al panico più totale, ancora una volta la coppia seduta avanti si voltò per capire con chi diamine stesse parlando lo squilibrato in sala. Ian gli lanciò uno sguardo dalla sua posizione e scosse leggermente la testa.

"Credo di aver avuto una crisi respiratoria."

"Non mi dire cazzo! Ma da cosa è dovuta? Ti stanno staccando la spina?"

Ian scosse di nuovo la testa e si schiarì la voce, deciso a cambiare discorso ad ogni costo.

"Possiamo tornare a casa?"

Il moro, sconsolato, annuì e senza prolungarsi oltre si alzò per lasciare quella fottuta sala cinematografica, per grande gioia degli altri spettatori.

Just Like Heaven | Gallavich AUDove le storie prendono vita. Scoprilo ora