Capitolo 7

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Le lacrime continuano a scorrere lungo le mie guance, ormai rosse a causa del pianto.

«Io non volevo farlo» farfuglio mentre Detroit mi toglie gli stivali sporchi di fango. Alza lo sguardo verso di me e sospira.

«Non hai fatto niente di male Mali» afferma sedendosi affianco a me. Il divano scricchiola sotto il suo peso.

«Invece si! Io... Io...» gesticolo in cerca delle parole giuste per descrivere il gesto imperdonabile che ho commesso.
Detroit afferra il mio volto tra le sue mani e mi fa voltare verso di se. Le mani mi ricadono pesanti sulle cosce e le parole mi muoiono in bocca.

«Tu mi hai salvato. Mi hai salvato la vita Malibù e io non so come ringraziarti» afferma e vedo la preoccupazione sul suo volto.

«Non devi ringraziarmi, non potevo lasciare che tu morissi» Ammetto. I suoi occhi mi scrutano alla luce del lume di candela facendomi rabbrividire. Mi sento spoglia davanti a lui. Per la prima volta da quando sono qui a Bluestone non riesco a trattenere le mie emozioni.
Sorride e mi asciuga le lacrime con il pollice.
Rabbrividisco quando le sue mani scendono dolcemente lungo il mio collo. I suoi occhi sono ancora fissi nei miei, il sorriso si è spento e le labbra sono socchiuse. In questo istante non riesco a spiegarmi per quale assurdo motivo desidero che mi baci. Il suo volto si avvicina ulteriormente al mio e non so dire se sono stata io a muovermi o lui. Sospira con lo sguardo sempre incatenato nel mio e si avvicina dandomi un dolce bacio sulla fronte.

«Quanto è scomodo questo divano» afferma allontanandosi da me «Se vuoi puoi dormire nel mio letto questa notte, dormirò io qui» mi fa un sorriso accarezzandomi la spalla.
Protesto.Non voglio che lui passi una notte terribile a causa mia e che domani si svegli con un terribile mal di schiena ma non c'è verso di convincerlo.
Mi alzo, sotto al suo sguardo insistente. Vado verso il letto. Le lenzuola sono candide e profumate. I miei vestiti sono sporchi; ci sono ancora delle tracce di sangue sulla mia maglietta e sulle mie mani. Mi si smorza il respiro ero così preoccupata per quello che ho fatto che non ho nemmeno pensato a togliermi ogni traccia del orribile gesto. Ho ucciso. Ho ucciso un uomo e ora non posso più tornare indietro. Andrò sicuramente all'inferno e se uscirò viva da questo periodo a Bluestone papà mi manderà nelle carceri in ergastolo. Sarà obbligato a farlo.

La mano di Detroit si posa sulla mia spalla facendomi sussultare. Quando si è mosso? Non ho sentito nemmeno il rumore di un passo. Devo ricordarmi di chiedergli di insegnarmi al prossimo allenamento. Fa una piccola pressione sulla spalla e mi posa l'altra mano sul fianco, facendomi voltare verso di lui.

«Ti prego Mali non pensarci più» sussurra «Vai a farti una doccia ti darò una delle mie maglie»

«Come faccio a non pensarci più?» la mia voce si spezza a metà frase facendomi vergognare. Avevo promesso alla mamma che sarei stata forte, che non mi sarei lasciata abbattere da nessun ostacolo e invece già mi pento di qualcosa che ho fatto. «La mia mente non fa altro che ripercorrere quel momento. Tu non può i capire» mi si forma un groppo in gola che riesco a mandare giù a fatica.

«Io non posso capire eh?» domanda alzando il sopracciglio «Invece so benissimo quello che stai provando» fa scivolare via la mano dalla mia vita facendola ricadere lungo il suo fianco «Ti stai pentendo. Probabilmente se tornassi indietro faresti la sciocchezza di metterti tra me e quell'uomo così da salvare me, non uccidere lui ma moriresti tu» parla lentamente con una pacatezza che mette i brividi. Come fa a restare così calmo? «Al diavolo» Alza la voce facendomi sussultare «Hai fatto bene, Dio se hai fatto bene! Erano nostri nemici. Volevano uccidermi. Avrebbero ucciso anche te e io non posso permettere che questo succeda» la mano che per tutto questo tempo era forma sulla mia spalla scende lentamente fino a sfiorare la mia mano. La verità è che quell'uomo per quanto volesse ucciderlo non era mio nemico. Il solo pensiero che forse aveva una famiglia alle spalle di cui si faceva carico; forse oltre a mettere fine alla sua vita ne ho rovinate irrimediabilmente altre e questo mi logora lo stomaco facendomi sprofondare in un senso di agonia. Non dovevo permetterlo. Se avessi pensato un istante di più, forse ci sarebbe stata una soluzione diversa.

La mano di Detroit si posa sotto il mio mento portandomi ad incastrare il mio sguardo con il suo.

«Non pensarci. Non pensarci più, ti prego» Dice con la voce talmente bassa da provocarmi un brivido. È la prima volta che mi parla così, come se mi stesse implorando. Annuisco anche se non sono convinta di poter reprimere le immagini che si annidano nella mia mente come una serie di flash continui.

«Bene!» afferma alzandosi dal divano. Va verso la sua cassettiera, l'unico armadio che ho visto in questo posto. Afferra una maglia bianca e la posa sul letto. «Questa è per te» afferma facendo scivolare lo sguardo lungo il mio corpo. Abbasso lo sguardo di me e noto i vestiti sporchi di sangue e fango. «Così starai anche più comoda» afferma rivolgendomi un sorriso prima di sparire dietro la tenda marrone che divide il bagno dalla stanza.

Non so se ha sorriso per compassione ma mi sembrava sincero e in qualche modo quel sorriso è riuscito, in piccola parte, a rincuorarmi.

Mi butto sotto la doccia, l'acqua fredda scorre sul mio corpo per la prima volta da quando sono qui, facendomi rabbrividire.
Vedo scendere il sangue di quell'uomo facendo formare una pozza di blando rosso ai miei piedi. Mi chiedo se riuscirò mai a perdonarmi... Magari un giorno mi sarò persino dimenticata di questo tragico evento oppure arriverò ad uccidere così tante persone che questo sarà solo il primo episodio di una lunga serie.
Mi sento male al solo pensiero...
Io non sono così, Romee non è questa. Lei è la ragazza che non uccide nemmeno un piccolo ragno perché sa che anche lui ha il diritto di vivere. Mi guardo le mani ormai pulite e penso solo che ora non mi riconosco più.
Appena l'acqua finisce di scendere esco dalla stretta doccia e avvolgo il mio corpo in un asciugamano.
Guardo il mio riflesso nel pezzo di specchio scheggiato, appeso alla parete. Districo i capelli con le mani pensando che forse è arrivato il momento di tagliarli.
Rientro in camera con i sensi di colpa meno opprimenti nel petto ma comunque presenti e sgattaiolo nel letto, sperando di non svegliare Detroit.

«Hai finito di colpevolizzarti?» la sua voce rauca risuona dall'altra parte della stanza facendomi sussultare.

«Si» sussurro girandomi su un lato.

«Ora dormi, oggi sei stata brava ma domani ti aspetta ancora del duro lavoro» E dopo queste parole il silenzio ricade nella stanza.
Inutile dire che non riesco a prendere sonno. Le ore passano e i miei pensieri non fanno altro che aumentare tormentandomi tutta la notte.
Vedo le prime luci dell'alba entrare fiocamente nella stanza quando inizio a prendere sonno.

Another world:
Oggi ho aggiornato anche questa, spero il capitolo vi piaccia.
STELLINATE e COMMENTATE
Al prossimo capitolo😘

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⏰ Ultimo aggiornamento: Jul 25, 2022 ⏰

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