L'inizio dell'allenamento

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"Cosa hai detto?" il volto di Annabeth era confuso ed incredulo allo stesso tempo, da un lato sembrava che mi credesse dall'altro invece no. I suoi occhi stavano già brillando, voleva avere una conferma da me su quello che le avevo detto poco prima. "Annabeth ho visto, anzi abbiamo visto Percy!" esclamai io ripensando alla visione di prima. Sentivo il cuore battere fortissimo dentro di me, le mani mi tremavano e piccoli brividi percorrevano il mio corpo, dal capo fino ai piedi. "Non è possibile! E come sta? Cosa vi ha detto?!! Dove si trova? Nel tempio??!!" iniziò a tempestarmi di domande, e continuò così per un po' fino a quando si mise a piangere. Il suo viso era così pallido, disperato, incredulo e non riusciva a pensare a nient'altro che Percy, Percy e Percy. "Annabeth devi calmarti, stai tranquilla, lui sta bene e aspetta con ansia ed impazienza il momento in cui ti rivedrà" iniziai a dirle per cercare di calmarla. Alzò lo sguardo verso di me, fece un piccolo e timidissimo sorriso sapendo che dicevo la verità, non avrei mai potuto mentirle anche se avessi brutte notizie. "Calmati, sai che lui non vorrebbe vederti così, lo salveremo non ti preoccupare" mentre gli parlavo mi avvicinai a lei e le diedi un abbraccio, nel frattempo la mia sanità mentale si era prenotato un viaggio di sola andata per il Tartaro. Avrei voluto tanto piangere, sfogarmi ma non potevo. Ero una figura importante per la missione e non potevo far vedere incertezza, tristezza, io dovevo mostrare forza, coraggio non potevo permettermi di farmi vedere debole e incerto perchè avrei fatto perdere un po' di coraggio e fiducia a tutti. "Dimmi tutto quello che ti ha detto" disse dopo essersi asciugata le lacrime. Gli occhi della figlia di Atena erano ancora molto lucidi ma sul suo viso si poteva vedere speranza e coraggio. "Prima di iniziare a dire cose sul viaggio verso il tempio ci ha detto che ci vuole un bene da morire e che gli manchiamo tutti, soprattutto tu Annabeth." il suo viso si fece rosso d'imbarazzo, era veramente pazza di mio fratello. "Poi disse che il viaggio verso il tempio sarebbe stato difficile poichè quel caspio di paradosso è riuscito in qualche modo a creare degli ostacoli tra noi e il tempio" dentro quella frase c'era un mix tra odio e felicità. Odio perchè Imòrtallis ha creato degli ostacoli per evitare che noi potessimo salvare Percy, felicità perchè almeno non sarebbe stato troppo semplice salvare mio fratello. Si lo so, ho seri problemi ma odio a morte le cose semplici da fare, io amo il pericolo, l'avventura è quello che mi fa venir voglia di stare qui al Campo. "In che3 senso degli ostacoli?! Che genere di ostacoli?!" chiese Annabeth già preoccupata di quello che avremmo dovuto fare. Non sapevo che dirgli, nemmeno io sapevo che cosa avremmo dovuto aspettare. "Non saprei, neanche lui sapeva quali sfide avremmo dovuto affrontare" dissi io. Il viso di Annabeth iniziò a dipingersi di rabbia e voglia di uccidere, e io non amavo quello sguardo visto che di solito usava me e Percy come manichini per sfogarsi. Iniziai a pregare per evitare di essere menato malamente da una furia inarrestabile chiamatosi Annabeth. "Devo darti anche una brutta notizia" la mia voce si fece seria come non mai e triste come un bambino a cui è stato negato quello che voleva. Non sapevo come dirgli che quell'infame maledetto ci avrebbe attaccato in qualsiasi modo. Non sapevo come dirgli che forse avremmo perso in partenza, non sapevo assolutamente nulla. "Allora...... Percy mi ha detto che......." non riuscivo a trovare le parole. "Percy mi ha detto che...... il campo è in pericolo" dissi sparando fuori dalla bocca quello che dovevo dire. "In che senso il Campo è in pericolo?!!!" la sua voce si fece sempre più arrabbiata e iniziò a strofinare i denti tra di loro. "Imòrtallis ci attaccherà, manderà tutti i mostri che sono sotto il suo servizio e ci attaccherà" la mia voce era bassa e chinai il viso verso il basso. "SE LO FA IO LO DISTRUGGO IN UN BATTITO DI CIGLIA. NESSUNO E DICO NESSUNO PUò ATTACCARE LA NOSTRA CASA SENZA SUBIRNE LE CONSEGUENZE" iniziò ad urlare Annabeth. La sua rabbia aumentava di secondo in secondo. Non sapevo come calmarla, non sapevo come farla distrarre da tutto e tutti. "Annabeth calmati, non è poi così grave, abbiamo un intero esercito di Semidei addestrati e preparati per combattere possiamo farcela" provai a dirle per tranquillizzarla. "E se riusciamo ad addestrare i ragazzi nuovi in poco tempo saremmo ancora più al sicuro" sembrava calmarsi leggermente. "Allora cosa stiamo aspettando. CHE GLI ADDESTRAMENTI ABBIANO INIZIO" esclamò la ragazza uscendo dalla cabina. Quella ragazza mi stupiva sempre, non so da dove riuscisse a tirare fuori tutta quell'energia, quella voglia di fare, ma meglio se non mi faccio domande. "Ma è sempre così?" disse Tris guardando in direzione della porta. "No, è molto peggio" esclamai io alzandomi dal letto. Tolsi la canottiera che usavo per dormire, mi guardai allo specchio e la prima cosa che notai erano le cicatrici di tutte le ferite che subivo in battaglia on negli allenamenti. Teoricamente dovevano sparire con l'acqua ma non mi lamentavo, ogni cicatrice era un ricordo per me. Poi presi una maglia nera, anche se avrei dovuto indossare la stupida e odiosa maglia del campo. Però da bravo Mezzosangue quale sono non l'indossai. Uscii con Tris ed andammo a fare colazione. Dopo mi diressi in un magazzino a prendere l'attrezzatura che sarebbe servita per l'allenamento di mia sorella. Ovviamente mi diressi nelle vicinanze del lago. Con me avevo portato quattro rami robusti e resistenti, li impalai nel terreno. Le misi a coppia, una coppia da una parte e l'altra dall'opposta. Dopo presi filo che aveva delle fibre resistenti, talmente resistenti che potevano sorreggere anche il peso di 5 uomini. Legai i fili dalle estremità fino all'altra. Feci dei nodi impossibili da scogliere, e dopo mi assicurai della loro resistenza saltandovi sopra. Reggeva per grazia di Tyche, dopodichè andai da Tris che stava ancora mangiando. "Su forza vieni devi iniziare il tuo allenamento ORA" dissi rubandole il cibo. La faccia di mia sorella era del tipo, "se non mi ridai il MIO cibo tra tre secondi ti ammazzo". "Su Tris forza non abbiamo molto tempo prima di andare a recuperare Percy, quindi seguimi e fai quello che ti dico" la presi per il braccio e iniziai a portarla fino al lago dove svevo preparato il suo primo allenamento. "Cosa dovrei fare con questa ...... cosa?" disse guardando malissimo sia me che la mia costruzione. "La prima cosa che ho notato ieri sera è che ti manca l'equilibrio, non sai tenere una postura giusta per combattere e la cosa ti mette in grande svantaggio" dissi controllando nuovamente la struttura per evitare che potesse crollare. "E questo coso qui come mi dovrebbe aiutare?" chiese perplessa e stupita della mia affermazione. "Molto semplice. Devi salirci sopra e non devi mai cadere" dissi io saltando sui fili. Essi ondeggiarono per un po' ma io non caddi, iniziai a camminarci con estrema facilità. "L'obbiettivo finale è un combattimento tra noi qui sopra" dissi io guardando con aria di sfida. I suoi occhi si spalancarono e deglutì più volte dal terrore e dall'ansia. "Cioè io dovrei combattere contro di te lì sopra??" saltai con un front flip e atterrando di fronte a Tris. "Ora tocca a te" dissi indicandole la mia struttura improvvisata. Lei ci saltò sopra e dopo un secondo cadette per terra. Tris mi guardò con astio e dolore, ma io non potevo farci niente, era lei la persona da addestrare non io. "Devi essere più delicata, non saltarci sopra come se fossi un bisonte" dissi io porgendole il braccio per aiutarla ad rialzarsi. Afferrò il mio braccio e si alzò, si preparò nuovamente per il salto. Saltò, era ancora estremamente sbilanciata e quando toccò il fili cadde per terra. Io la osservai e le feci cenno di riprovare. Ci riprovò ma partiva sapendo che non ce la sarebbe mai fatta, il suo salto era fatto solo perchè le avevo detto di saltare. Non si stava impegnando. "NO NO NO, smettila ti prego. Ti ho detto che quando devi saltare devi essere delicata e concentrata" dissi rimproverandola. "Ora lo farò io, tu osserva i miei movimenti, cerca di capire quanta forza uso, guarda attentamente" dissi io. Mi preparai, e poi saltai. Non ebbi problemi come ormai sapevo. "Hai visto, io non uso molta forza, io mi do' uno slancio ben deciso in avanti spingendo il corpo verso l'alto. Alzo le gambe fino al petto e poi le riabbasso verso la fine per non perdere l'equilibrio in volo" dissi consigliandole la mia tecnica per tenere un equilibrio constante. Lei annuì e poi eseguì. Il suo slancio era migliore rispetto a quelli precedenti e fece precisamente quello che le dissi di fare. Il suo equilibrio era più normale e riuscii a stare sui fili per più tempo. "Brava, va bene. Questa è la tecnica che devi usare, ora dobbiamo esercitarci solo su come mantenere l'equilibrio mentre sei sopra i fili poi sarà tutto in discesa" dissi sorridendo fiero del risultato ottenuto il un intero giorno di allenamenti. "Per oggi può bastare, devi riposare per domani" dissi aiutandola ad alzarsi. "Come è già sera??" chiese stupefatta di quanto il tempo può passare velocemente. Ci incamminammo verso la cabina numero tre, vi entrammo e poi Tris si buttò nel letto, mentre io andai a sistemare alcune cose. Tolsi la maglietta e senza neanche mettermi la canottiera mi tuffai nel letto. Mi addormentai dopo circa un oretta e poi ci fu il buio più assoluto. Per tutta la settimana io e mia sorella ci dedicammo su quell'esercizio ed ogni giorno si vedevano dei grossi miglioramenti. Alla settimana seguente Tris riusciva a stare ferma in equilibrio sui fili per anche un ora consegutiva. "Bene, bene, bene finalmente ci sei riuscita" dissi fiero e orgoglioso di lei. "Non sopportavo più di fare solo quel noioso esercizio, non vedo l'ora di iniziare la nuova parte" disse entusiasta lei. Per qualche giorno facemmo una pausa e riprendemmo gli allenamenti con una carica in più.  

Imòrtallis, il paradosso mitologicoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora