even if I die, it's you

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Era impazzito.
Sembrava che il getto dell'acqua gli avesse sbloccato la mente una volta raggiunta la sua testa.
I suoi pensieri correvano al doppio della velocità rispetto a prima.
Gli girava la testa.
Si mise ad urlare.
Si buttò fuori dalla doccia sul tappetino in terra.
Stava a pancia in giù mentre il pavimento si bagnava con l'acqua che lo colpiva.
Respirava profondamente.
In quel momento, per un attimo i pensieri si fermarono.
Uno solo, dopo qualche minuto, gli balenò in testa.
Un pensiero che lo aveva tormentato da quando aveva rivisto Namjoon.
No anzi, da quando Namjoon era scomparso.
Cercò di sollevarsi dal pavimento freddo con le braccia. Si mise in piedi e rientrò nella cabina della doccia.

«Sono innamorato di lui»
Dopo che la testa fu rientrata in contatto con l'acqua, si formarono quelle parole. Per infinite volte, erano destinate a spuntare nella sua mente.

Ma no, non lo avrebbe ammesso mai.
Non poteva accettare di provare un simile sentimento.
Non poteva accettarlo. Non gli corrispondeva, non meritava di provarlo. Soprattutto verso una persona come Namjoon.
Il suo non era un amore candido e puro, ma sporco, lurido, depravato, con secondi fini.
I sentimenti semplici e puri li aveva relegati all'infanzia, era convinto di non essere assolutamente in grado di provarne più, la sua fanciullezza era finita e così lo era la sua ingenuità.
Considerava la vita un'ipocrisia, un'ipocrisia la quale non sei a conoscenza quando sei piccolo, un'ipocrisia a cui sei tenuto a convivere nell'età adulta.
Perciò, quello che un altro avrebbe considerato un innamoramento, Taehyung non lo concepiva proprio. No, lui non era innamorato nel senso buono della parola.
Il suo era un attaccamento ostile, una gelosia ripugnante e un'invidia spiacevole verso l'altra persona.

Lo portava ad avere un'adorazione malsana verso Namjoon, lo metteva su un piedistallo e lo ammirava, lo riteneva troppo perfetto per lui, ma allo stesso tempo lo desiderava, sia a livello fisico che mentale, voleva tutta per sé quella perfezione.
Era geloso di lui, voleva che nessun altro avesse un rapporto stretto quanto il suo con lui, voleva che nessun altro scoprisse quanto fosse perfetto. Perché se l'avessero scoperto, era sicuro che tutti lo avrebbero cercato e glielo avrebbero portato via.
Namjoon era solo suo. Non fisicamente, ma mentalmente lo possedeva, perché era l'unico che lo conoscesse profondamente, era l'unico che conosceva la vera essenza della sua anima.
Ecco perché la cosa peggiore che potesse capitargli era stata proprio quel Jungkook.
Se solo non fosse esistito, Namjoon non avrebbe esitato a stare con Taehyung per l'eternità.
Ne era certo, non poteva essere altrimenti

E infine, lo invidiava e lo odiava.
Odiava Namjoon, lo odiava con tutto sé stesso.
Namjoon era quello che Taehyung non era e non sarebbe mai stato. La sua invidia verso di lui gli aveva corrotto l'anima a tal punto che invece della volontà di ucciderlo era nato in lui il desiderio di possederlo.
Ecco perché il suo non era amore, il suo era solo desiderio verso colui che considerava impeccabile e che invidiava per questo.
Namjoon era il suo pezzo mancante, il pezzo mancante per renderlo felice.

Si rifiutava mentalmente, ma anche fisicamente di provare quel sentimento.
Si diceva di smetterla, di smettere di pensare a lui, di riempirsi la testa di tali stupidaggini.
Si sarebbe volentieri ficcato il soffione della doccia nell'orecchio. Anche a costo di soffrire come un cane, voleva sul serio smettere di pensare.
Ma continuava. Continuava.
Finché non si materializzò davanti i suoi occhi la figura di Namjoon.
Eccolo, colui che era la sua rovina.
Come avrebbe voluto strozzarlo, anche sapendo fosse la sua immaginazione.
Ma invece lo osservava.
Riusciva a ricostruire tutti i dettagli della sua faccia, anche i più piccoli nei, le ciglia, dopo essere stato tutti i giorni scorsi e quella mattina stessa ad osservarlo. Non si lasciava sfuggire nulla, anche se non lo ammetteva, poterlo vedere così da vicino dopo tanto tempo era stata una benedizione per lui.
Taehyung si reggeva alle maniglie della temperatura, spingendosi al muro, come per sfuggire a quella deviata visione, con i capelli che quasi gli coprivano completamente gli occhi.
Namjoon sembrava non volersene andare, o forse era Tae che non voleva se ne andasse?
La tensione sessuale che provava verso Namjoon era arrivata all'apice. I suoi desideri più proibiti erano lì adesso per essere soddisfatti.
Era solo un illusione, continuava a ripetersi mentre piangeva, ma sembrava così reale. Era disperato, odiava riconoscere di essere così sottomesso a lui, che bastasse anche solo un Namjoon immaginario a risvegliare i suoi istinti. Tese le mani per spingere via la figura, schizzando l'acqua che scendeva ancora dal soffione da tutte le parti. Perse l'equilibrio sporgendosi troppo e cadde portandosi con sé un'anta della doccia. Si ritrovò per la seconda volta sul tappetino lì vicino, con metà del corpo nudo e bagnato ancora nella cabina. Trascinò via anche le gambe rannicchiandosi sul tappetino cercando di evitare il pavimento freddo. Piangeva e mugolava piano.

Rimase lì per terra, mentre l'acqua ancora scendeva e bagnava parte del pavimento, cercando di calmarsi facendo lunghi respiri. 5 minuti dopo sentì il suono della porta di casa che si apriva. Poteva essere solo Jimin.
Panico. Si alzò di scatto stirando i muscoli tenuti troppo tempo fermi e al freddo, spense il getto dell'acqua e cercò invano di rimettere apposto l'anta precedentemente staccata.
Causò più rumore del previsto a quanto pare, perché Taehyung sentì i passi del coinquilino in corridoio, sempre più vicini alla stanza in cui si trovava.
《Taehyung, sei in bagno? Che succede?》
《Niente, solo questa maledetta anta che si stacca da sola》
Da sola aveva detto, ma la colpa era soltanto di Namjoon. Era furioso verso di lui, erano lacrime di rabbia e impotenza quelle che continuavano a scendere per le guance. Stette qualche minuto a sciacquarsi ripetutamente la faccia per cercare di fermarle.
Rimise a posto la cabina doccia e si infilò i vestiti puliti, che non gli trasmisero però la solita sensazione di freschezza e agio, bensì se li sentiva scomodi, avrebbe preferito restarsene nudo a non fare nulla. Si asciugò i capelli alla bell'e meglio con un asciugamano e uscì finalmente dal bagno, per andare incontro al suo coinquilino.

《Grandi notizie! Ho il permesso per affittare la villa per 48 ore!》
Taehyung si ricordò che Jimin aveva pensato di affittare quella villa maledettamente grande per fare la festa più bella e indimenticabile che potesse organizzare. E non perché fosse una data importante, Jimin compieva 23 anni, era un suo capriccio a cui Taehyung non aveva nemmeno interesse nel contestare.
L'entusiasmo di Jimin scomparve lasciando spazio ad un viso preoccupato.
《Taehyung, che hai?》
Gli occhi ancora arrossati lo avevano tradito, e poi non poteva di dire sentirsi molto in forma.
《Nulla.》
Jimin lo guardò in silenzio.
《Cos'è successo a casa di Namjoon?》

Taehyung sussultò un poco, e guardò per terra con aria colpevole. Come poteva pensare di nascondere qualcosa a Jimin?
Se ne dimenticava, ma il suo migliore amico era l'unico che sapeva leggergli dentro grazie solo ad uno sguardo.
Quindi tanto valeva raccontargli tutto, cosa era successo e cosa aveva provato.
Indicò il tavolo da pranzo e invitò Jimin a sedersi di fronte a lui.
Gli raccontò tutto fino alla parte in cui era tornato a casa, quando Jimin lo interruppe.
《Sai, un po' lo immaginavo, forse è stato troppo presto rincontrare Namjoon, per te.》《Perchè non mi hai fermato quando
ti ho detto che rimanevo lì?》
《Perchè inizialmente ho pensato ti avrebbe fatto bene, pensavo ti si sarebbe risollevato l'umore, anche se non ero davvero convinto. Non penso... Non penso che tu abbia accettato i tuoi sentimenti per lui, dico bene?》
Jimin aveva colto nel segno. No, non li aveva accettati. Solo quella mattina ne aveva raggiunto la consapevolezza. Accettarli sarebbe stato il passo seguente, ma gli pareva così lontano, così irraggiungibile.
Non li avrebbe accettati facilmente e Jimin questo lo sapeva.
《Che devo fare?》Chiese Taehyung.
《Cerca di starne alla larga per ora, così non starai in pena, voglio vederti allegro alla mia festa!》Gli sorrise, e Taehyung ricambiò, ma il suo sorriso si spense subito.
La festa.
Alla festa ci sarebbero stati anche Namjoon e Jungkook? Mancavano 5 giorni, troppo pochi. Troppo pochi.

《Hai invitato...
anche loro due?》
Jimin spalancò gli occhi, che in quel momento erano un misto di dispiacere e senso di colpa.
Restò in silenzio per un po', sotto lo sguardo di Taehyung, che attendeva la risposta.

«Mi sono visto costretto a farlo, proprio adesso che lui si è rifatto vivo, sarebbe strano fare finta di nulla, perciò mi spiace Tae ma ci saranno anche loro».

Taehyung avrebbe voluto urlare, spaccare il tavolo sotto i suoi occhi, ma Jimin non aveva alcun torto, così funziona in società e sarebbe stato per sempre così. Nel caso non li avessero invitati si immaginava benissimo le facce di Hoseok, Yoongi e anche di Jin che chiedevano "Ehi ma, Namjoon e Jungkook?", i primi due avrebbero iniziato a fare domande se fosse successo qualcosa, se potevano risolvere. Jin si sarebbe dispiaciuto soprattutto per Jungkook, "È così simpatico, avevo proprio voglia di riparlarci".
No, non potevano prendere decisioni tanto drastiche. A poco a poco avrebbero trovato il modo, ma per il momento Taehyung doveva sopportare e resistere.
Sentiva comunque più forza nell'affrontare tale situazione, grazie a Jimin, decise che da quel momento si sarebbe fidato solo di lui.

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⏰ Ultimo aggiornamento: Mar 30, 2021 ⏰

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