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Mi era stato chiesto di attendere la visita nei nostri giardini, attesa che colmai con una lettura molto piacevole e divertente per riuscire a riottenere l'allegria che dopo il pranzo avevo perso.

Mio padre era molto strano negli ultimi due giorni e il nostro dialogare era diventato un botta e risposta freddo e privo di qualsiasi logica.

Volevo scoprire cosa stesse succedendo ma la mia posizione di figlia più piccola e femmina non mi metteva nelle condizioni di avere un minimo di voce in capitolo per nulla, avrei quindi chiesto ai miei fratelli di informarsi a riguardo e di tenermi aggiornata su quanto stesse succedendo dato che comunque a loro di quei protocolli non era mia importato molto

-La leggera brezza del pomeriggio deve essere un toccasana per la vostra pelle così luminosa e candida- commentò una voce alle mie spalle.

Apparteneva al conte Roland: un giovane sui 26 anni dai capelli biondi e dagli occhi sicuri.
La sua postura e i suoi movimenti erano impeccabili e quasi mi preoccupava la sua imponenza, le sue spalle erano enormi e io a suo confronto avevo le dimensioni di un moscerino

-Mi auguro di sì, mi piace molto trascorrere il tempo all'aria aperta-risposi un po' meccanica

-Posso quindi invitarvi a passeggiare in giardino?-chiese

-Certamente- dissi dirigendomi verso il sentiero.

Inaspettatamente il conte mi prese il braccio e lo accavallò al suo riducendo ampiamente la nostra distanza fisica.

Rimasi leggermente spaventata da quel gesto ma cercai di nasconderlo, conoscevo gli uomini come il conte e certamente avrebbe fatto in modo di fare delle mie debolezze un suo vantaggio futuro così ripresi

-A cosa devo la vostra piacevole visita?-dissi con tono interessato mentre ammiravo i fiori del nostro giardino

-Una visita un po' improvvisa lo so...-provò a giustificarsi

-Adoro le sorprese, non intendevo accusarvi di scortesia-risposi prontamente

-Ne sono felice allora... sono qui a causa del volere dei miei genitori e ovviamente anche mio perché avrei piacere a trascorre quanto più tempo possibile in società- rispose

-Siete avvantaggiato dalla vostra reputazione in questo compito- dissi cordiale

-Reputazione?-chiese fermandosi leggermente sorpreso e io quasi mi pentii della mia affermazione

-In senso positivo signore, non avevo intenzione di offendervi-dissi preoccupata

-Ne sono certo... ma che intendete?-chiese ancora e io risposi in modo piuttosto sfacciato

-Dato il vostro modo di porvi credo sia facile per voi fare nuove amicizie e preservare quelle vecchie, infondo non ho mai udito discorsi incresciosi su di voi e...-

-Questo perché siete ancora giovane per udirne...-disse smontando il mio sorriso immediatamente, non sembrò accorgersi di ciò quindi continuai dopo qualche passo faticoso sui tacchi troppo alti per una passeggiata in giardino

-Non credevo fosse prerogativa di noi donne discutere delle malefatte degli uomini-mi giustificai

-Questo perché non siete ancora una donna...-disse sconvolgendomi, mi irritai non poco ma cercai di mantenere la calma nonostante la tentazione di andarmene fosse tanta

-Io credo che si diventi donna non appena si ha... una certa... esperienza, sì esperienza-disse guardandomi negli occhi fermandosi davanti a me

-Esperienza?-chiesi turbata, lui sorrise divertito dal mio volto confuso.

Delicatamente mi prese il braccio e percorse la mia pelle nuda fino alla mano sollevandola leggermente

-Non ho potuto fare a meno di notare mia signora... che per quanto sia già meravigliosa, la vostra mano non è adornata da alcun anello-sussurrò e io sgranai gli occhi spaventata e provai a ritrarre la mano ma lui me la strinse e se la portò alla bocca sfiorandomela con le labbra dicendo

-Ho dovuto dirvi ciò perché una nobildonna come voi non dovrebbe accettare di rimanere sola con un uomo in nessun ambiente...- mi guardai intorno e notai che i giardinieri non c'erano più e che nelle nostre vicinanze non c'era nessuno, eravamo completamente soli

-A meno che non sia con il suo promesso sposo-disse sorridendo, ritrassi con più forza la mano e risposi

-Devo ricordarle quindi che è dovere di un gentiluomo non condurre una giovane in ambienti isolati a meno che lei non sia la vostra sposa?-feci un passo indietro, troppo piccolo a causa dell'abito

-Nessuna donna si è mai lamentata per essere rimasta da sola con me per qualche minuto... o più-disse beffardo portando una mano sul mio fianco, presi un respiro profondo mentre non distoglievo lo sguardo dai suoi occhi chiari e infuocati

-Ma io non sono una donna... giusto?-chiesi secca mentre lo scostai con fermezza non riuscendoci.

Lui fu spaesato per un attimo per poi ghignare e riaccavallare il mio braccio al suo come in precedenza riconducendomi al castello senza dire altra parola.

Ci salutammo con un inchino composto e in tutto quell'arco di tempo non notai un minimo d'imbarazzo nei suoi modi.

Probabilmente era vero che non avevo udito avvenimenti poco onorevoli che lo riguardassero perché mi ero sempre scostata dai pettegolezzi degli eventi reali.

Avrei fatto meglio a farne parte per tutelarmi.

Appena entrata in camera mi lasciai cadere davanti alla porta, sentivo ancora le leggere carezze delle sue mani e delle sue labbra su di me e ciò mi mise i brividi.

Mi liberai delle scarpe che non erano state risparmiate dal terreno e che avrei dovuto far pulire con cura, sciolsi i capelli e li rilegai in una morbida treccia riutilizzando i nastri.

Non sapevo se parlare di quello che era successo con i miei fratelli, magari loro avrebbero saputo darmi delle risposte ma... il solo che poteva dirmi perchè il conte fosse venuto da noi era mio padre ed ero intenzionata a chiedergli spiegazioni.

MarianneDove le storie prendono vita. Scoprilo ora