Capitolo 27

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Sono stati giorni difficili.

Dopo quella sera non si è più parlato di nessun piano. Io e Damon passiamo le giornate chiusi in questa casa nella speranza che non succeda nulla.

Charlotte si è scusata, ma stavolta Damon è sembrato molto meno comprensivo nei confronti di sua sorella. Non posso dar torno a nessuno dei due, ma non posso negare che questa situazione, ogni giorno, diventi sempre più difficile da gestire.

Sono le dieci del mattino di una domenica invernale.

Sono a letto con Damon che fissa il soffitto e accarezza i miei capelli.

Gli chiedo spesso se ha voglia di parlarne ma con il tempo ho imparato a capire quando non vuole.

"Ce ne andiamo", dice di punto in bianco.

"Cosa?" Metto a sedermi al centro del letto mentre lui si alza afferrando un vecchio borsone dal suo armadio.

"Staremo per un paio di giorni da mia madre, non resto qui rischiando tutto per i suoi capricci".

"Damon non prendertela con lei, è solo spaventata".

"Non me la prendo con lei", inizia ad infilare dentro quel borsone tutto quello che gli capita a tiro, "ma non può sempre remarci contro. Non le voglio rinfacciare nulla, ma è la prima volta in tutta la mia vita che io ho bisogno del suo aiuto e di quello dei miei amici".

Non dico nulla perchè so benissimo che Damon su questo ha ragione.

"Dispiace anche a me coinvolgere Jared in questa storia, ma non abbiamo alternative se non vuole che io finisca in carcere", lascio il letto fermandomi alle sue spalle.

"Non vuole questo", poso una mano sulla sua schiena. "Ma se vuoi andare per qualche giorno da tua madre, per me va bene". Ferma i suoi movimenti e si gira nella mia direzione.

"Vorrei stare da solo con te per un po'", sfiora il mio viso. "Per un bel po'", sospira lasciando un bacio sulla mia fronte.

"Lo voglio anch'io", chiudo gli occhi quando mi abbraccia forte cancellando tutte le mie paure.

Ultimamente ne sono troppe e questi litigi in famiglia mi rendono triste e vulnerabile. "Tua madre sarà contenta di passare un po' di tempo con te".

"Krystal..", continua a sfiorare il mio viso ed a guardami in un modo che non saprei definire, ma è bello, molto bello.

"Dimmi", accenno un sorriso.

"Riusciremo ad uscirne", posa la sua fronte sulla mia. "Più forti di prima".

"Non ho dubbi", lo guado. "Più forti di prima".

Ed entrami, so, che abbiamo tutte le intenzioni di mantenere questa promessa.

——-
"È una figata".
Quando Damon ha reso note le sue intenzioni a Stefan, non pensavo che lui approvasse subito, ma questo è un chiaro segnale che in questa casa non siamo al sicuro.
La sua auto ora è nelle mani di Jared, non ho ben capito il motivo ma sembra che Stefan si senta poco bene.
"Metti in moto, non è un giro turistico".
Damon è teso ma lo siamo tutti.
Ogni qualvolta usciamo per strada abbiamo sempre paura che qualcuno possa fermaci e vederci.
Sarebbe la fine.
"Stefan ha la febbre?" Domando sporgendomi fra loro due.
In quest'auto fa davvero caldo ma non posso lamentarmi, ho sempre odiato il freddo.
"Stefan chi? Ah, Green".
I ragazzi devono ancora abituarsi a questo, ed effettivamente anche per me è strano chiamarlo per nome ma la trovo una cosa molto più familiare.
"Non ne ho idea", replica Jared. "Quando sono andato a prendere l'auto a casa sua era in vestaglia ed aveva una pessima cera".
"Mh, forse avrà beccato l'influenza", dico ma non ne sono molto convinta.
"Può darsi", Damon si guarda intorno, ha iniziato a farlo dal momento in cui abbiamo messo piede fuori casa.
"Merda", impreca Jared sbuffando. "Credo ci sia un incidente, conosci un'altra strada per arrivare da tua madre? Faccio inversione".
Guardo alla mia destra e riconosco la nostra vecchia scuola.
È la seconda volta che ci passo ma sono sicura che in questo momento Damon non l'abbia neppure notata.
Oggi è chiusa, è domenica e sembra così spoglia e triste in questo momento. Mi piaceva da morire.
"Si, c'è un'altra strada ma...merda..", sussulto quando al nostro fianco passa una volante della polizia.
"Sarà qui per l'incidente", provo a dire ma le mie mani tremano. Questo è troppo rischioso per noi.
"Sicuramente", risponde Jared mentre Damon continua a guardarsi intorno. "Ma non possiamo rischiare, potrebbero fermarci per chiedere spiegazioni o qualche cazzata simile. Dovete nascondervi".
"E dove?" Urla Damon facendomi sobbalzare.
Parlo e non me ne rendo neppure conto.
"Nella nostra vecchia scuola, c'è un ingresso secondario, ricordi? Aspettiamo lì fin quando non andranno tutti via. C'è una fila di macchine alle nostre spalle, non possiamo fare inversione".
Non so chi mi abbia dato la fermezza di ragionare in questo modo.
"Krys...", Damon mi guarda, ha gli occhi smarriti e so che anche questo potrebbe essere pericoloso ma non abbiamo grandi alternative.
"Penso sia la soluzione migliore", dice Jared. "Tu metti un cappello e abbracci lei in modo da coprirle il viso, l'attenzione di tutti è su altro. Dovete approfittarne, ci sono parecchie macchine davanti a noi che ci separano dall'incidente per il momento".
"Come faccio a mettermi in contatto con te? Siamo troppo distanti da casa di mia madre per raggiungerla da soli".

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