Capitolo 34

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Green's pov

L'ho detto e non si torna più indietro.

Charlotte mi guarda, muove le labbra come a voler dire qualcosa ma non ci riesce.

Sinceramente neppure io riesco a spiegarmi cosa sia potuto succedere. Ho custodito questo ed altri segreti per anni, e mai mi sono lasciato sfuggire qualcosa.

"C-cosa hai detto?" Le trema la voce, io penso di non averla ma non posso sfuggire da questa situazione, non del tutto almeno. Così racconto una parte di verità, una sola perchè per il resto non sono ancora pronto.

"Ho due fratellastri", prendo un lungo respiro, "tuo padre Edmund e Victor, il padre di Jacob".

Ho lanciato la bomba e non mi aspettavo di certo le sue dita spiaccicate sulla mia faccia. Tuttavia me lo merito, anzi forse merito di peggio per star tralasciando qualcosa di ancora più importante.

"Dopo Piper anche...anche lui", urla sferrando un calcio contro il parabrezza della mia auto. Sto per avere una crisi di nervi, in molti sanno della mia passione per le auto, probabilmente Charlotte non fa parte di questi molti.

"Calmati". Questa è senza dubbio la parola più inutile da dire ad una persona incazzata, ma non sono mai stato molto bravo in queste situazioni, e partire da un cliquè mi sembra la miglior cosa da fare.

"Sono stata con mio cugino", urla ancora e mi chiedo da dove esca così tanta voce. Charlotte mi è sempre sembrata una persona calma ed equilibrata.

"Non dirlo a me", serro la mascella e preferirei con tutto me stesso che lei non parlasse di queste cose proprio con me.

"Dio mio", si passa le mani fra i capelli. "Perchè non ce l'hai mai detto? Damon lo sa?"

"No", replico prontamente, "e non è il caso che lo sappia proprio ora. Già odia Jacob abbastanza".

"E' assurdo, per tutti questi anni ci avete riempito di bugie, e mia madre? Mia madre lo sapeva?"

Questo è difficile, ho sempre provato a tutelare Jacky ma sono arrivato ad un punto della mia vita dove non riesco più a rimandare, e forse, neppure posso permettermelo.

"Lo sapeva, ma non prendertela con lei. Piuttosto prenditela con me".

"Merda, merda, merda", scoppia a piangere ed io mi sento debole ed impotente. "le ho parlato mille volte di Jacob, mille volte e lei....lei sapeva solo dirmi che non andava bene per me, che ....ora capisco tutto", sussurra poggiando la testa contro lo schienale.

"Non avrei voluto che tu lo sapessi così", ammetto sfiorando ancora la mia guancia che, mi costa ammetterlo, continua a pulsare. E' peggio di suo fratello.

"Non sarebbe cambiato nulla, tutto questo mi fa schifo", fa per aprire lo sportello del passeggero ma sento di doverle dire anche un'altra cosa.

"Aspetta, c'è altro", lei si ferma e quegli occhi azzurri per un attimo mi ricordano spaventosamente sua madre.

"Avete tutti cognomi diversi".

Alzo gli occhi al cielo. Possibile mai che la prima cosa a cui va a pensare sia proprio questo?

"Wow, non l'avevo notato. Menomale che tu....ok, la smetto", torno serio ma in realtà questo finto sarcasmo mi serve solo per non sprofondare nei miei peccati. Ne porto tanti sulla coscienza e non so se riuscirò a liberarmene in tempo. "So che ora sei confusa e che molte cose non ti sono chiare, ma.."

"In realtà nulla mi è chiaro da molto tempo, precisamente da quando mio padre è morto".

"Questo non è il momento giusto per parlarti di questo, ne perchè apparentemente io, Edmund e Viktor non sembriamo fratelli".

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