Capitolo 70

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Krystal's pov

Sento sulle mie spalle un peso enorme, una responsabilità troppo grande.

Quello che ho appena scoperto ha inevitabilmente cambiato la mia vita. Conoscere la mia storia è stato diverso da come l'ho sempre immaginato, ma questo mi ha aperto gli occhi sul mondo. Negli ultimi anni sono cambiata molto. La parte dolce, sognatrice e positiva di me c'è ancora, mi appartiene e sono felice di averla protetta nonostante tutte le prove a cui la vita mi ha sottoposta.

Tuttavia gli ultimi mesi mi hanno mostrato un aspetto del mondo molto diverso da quello che immaginavo quando vivevo in una gabbia d'oro.

Conosco i loro nomi, il mio cognome e tremo all'idea di avere fra le mie mani questo bracciale che un tempo è appartenuto a mio fratello.

Sono Krystal Lopez, una persona alla quale non mi sento di appartenere.

Prendo un lungo respiro e penso a quali possano essere le parole giuste per raccontare a Samuel la verità, ma non esistono.

Sarà doloroso come lo è stato sapere per me che i miei genitori non mi hanno mai voluta, e che mio padre, a distanza di vent'anni continua a non avere l'esigenza di conoscermi.

Ora sono nel mio letto, sono tornata in tempo ma mi fanno troppo male le gambe per camminare e affrontare questa inevitabile conversazione, tuttavia sembra che oggi questo non sia il mio giorno fortunato, e sono costretta a sussurrare un flebile avanti quando qualcuno bussa alla mia porta.

Pensavo fosse Samuel, ma mi sbagliavo. Tuttavia per il momento è meglio così, non voglio sconvolgerlo e in questo momento io lo sono abbastanza.

Non sono in grado di ripetere quella storia, e spero di non doverlo fare proprio ora con la Jones che mi guarda preoccupata.

"Krystal".

"Buongiorno", resto nel mio letto, e ho tutte le intenzioni di restarci per tutto il giorno.

"Dobbiamo parlare", ma il suo sguardo non mi piace, prevedo guai e purtroppo non mi sbaglio.

"Di cosa?" Sono consapevole di aver fatto parecchi passi indietro qui dentro, e alle volte dimentico che questa cosa va a mio sfavore, ma questi giorni sono stati troppo complicati per fingere che tutto stesse andando per il verso giusto.

"Questa mattina ti ho vista rientrare con una bici", sussulto e questo purtroppo ai suoi occhi non sfugge. "E non provare a mentire, eri tu ed io ti ho vista".

"Dottoressa Jones io....", non so cosa dirle, ma la verità non è prevista.

"Puoi uscire, ma devi comunicarcelo, e non puoi farlo di notte. Questo peggiora le cose, e ultimamente non vedo molti progressi. Stavamo intraprendendo una buona strada, un ritorno molto più veloce del previsto alla normalità, ma negli ultimi giorni sei stata molto assente, e non parli come un tempo", abbasso lo sguardo perchè la consapevolezza di vedere aumentare i miei giorni qui dentro mi destabilizza parecchio.

"Non lo so perchè l'ho fatto, mi sentivo soffocare", e non è una bugia, ma neppure la completa verità. "Non volevo scappare, ma avevo bisogno di aria, non succederà più".

Lei sospira scuotendo il capo, e purtroppo so che non me la caverò con una semplice ramanzina.

"Puoi parlare con me di queste sensazioni che provi, sei qui per questo, e anch'io sono qui per questo. Eravamo riuscite a stabilire un buon rapporto. Cosa ti succede?" Il suo tono non è accusatorio, ed io torno a sentirmi in colpa verso una persona per bene, che cerca solo di aiutarmi.

Scelgo ancora una mezza verità, qualcosa che mi permetta di essere sincera almeno con me stessa.

"Damon mi manca", chiudo gli occhi. "E' complicato".

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