Capitolo ventisette

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don't play games with a girl
who can play better

Come quando, una farfalla si posa su un fiore appena sbocciato; come quando, dopo un terribile temporale, il cielo si colora di una meravigliosa degradazione di azzurro, lasciando spazio a un incredibile arcobaleno; come quando l'oscurità si ritira, lasciando spazio agli immensi raggi del sole, che illuminano l'intero pianeta; come quando la tristezza, l'ansia, la paura... capiscono che non possono più competere con la gioia, e allora decidono di fuggire via.
Così Rebekah si sentiva quella mattina; dopo un lungo periodo buio e tempestoso, per lei era arrivato finalmente il sole con i suoi splendidi raggi.

Quella notte si addormentò con la foto di suo padre stretta al petto, dimenticandosi di tutto il resto; dimenticandosi di tutta la cattiveria del mondo, che continuava ad accerchiare lei e suo fratello. Alla luce di quelle rivelazioni, nulla avrebbe potuto renderla più tranquilla.
I suoi occhi, nella quale bruciava quella fiamma verde, che per anni aveva caratterizzato sua madre... si aprirono alle prime luci dell'alba.
Alzandosi dal letto, e sbirciando fuori dalla finestra del numero dodici di Grimmauld Place, si accorse che il cielo iniziava a colorarsi di dorato, con delle sfumature di arancione.
Pensò a quanto le sarebbe piaciuto approfondire ancora di più quei fenomeni naturali, che tanto ammirava estasiata, ogni volta che le si presentavano davanti.

Dopo essersi sistemata e aver indossato l'ultimo ricambio di vestiti, decise di scendere nel seminterrato; lì vi era la grande cucina, con il maestoso caminetto e un lungo tavolo con tante sedie.
Rebekah sorrise raggiante non appena vide Remus proprio vicino al fuoco, con una tazza di cioccolata fumante tra le mani.
«Sei mattiniera» notò osservò Lupin, indicandole un'altra tazza sul tavolo, colma anch'essa di cioccolata calda «tuo padre era sempre l'ultimo a svegliarsi a Hogwarts... dopo Sirius» mormorò sorridendo lievemente, con un po' di malinconia nel tono di voce.
«Qualcosa dal mio padrino dovevo pur prenderla» sussurrò lei, sorridendo a sua volta, raggiungendolo poco dopo aver preso la tazza e mettendosi al suo fianco.
Inizialmente entrambi rimasero a sorseggiare la loro bevanda dolce, senza proferire parola; poi iniziarono a parlare del più e del meno.

«posso... chiederti una cosa?» indugiò Rebekah senza guardarlo negli occhi, mentre il fuoco che scoppiettava dinanzi a lei illuminava i suoi occhi.
«vuoi davvero saperlo?»
«non se tu non vuoi che io lo sappia» ripeté Rebekah a voce bassa.
«non... non ne ho mai parlato con nessuno»
La giovane serpeverde annuì, ma con sua grande sorpresa, poco dopo il suo padrino prese a parlare.
«quando avevo quattro anni, il livello di attività oscura nel paese in cui vivevo continuava a crescere smisuratamente. Il Ministero convocò allora diversi esperti di Creature Oscure per cercare di capire cosa stesse davvero accadendo e anche per contenere la minaccia. Mio padre, Lyall Lupin era tra quelli a cui fu chiesto di unirsi all'Ufficio Regolazione e Controllo delle Creature Magiche. Fu la prima volta che si trovò Fu lì che si trovò faccia a faccia con un lupo mannaro»
Remus sospirò, mettendo da parte la sua tazza ancora mezza piena «Fenrir Greyback» mormorò con una nota di disprezzo nel tono di voce.

Rebekah stava per interromperlo, non si conoscevano neanche e lui non era obbligato a rivivere quelle spiacevoli esperienze della sua vita; ma Remus si sedette, continuando a parlare «era stato condotto al Ministero per essere interrogato sulla morte di due bambini babbani. Greyback, sostenne di essere semplicemente un senzatetto Babbano molto sorpreso dal trovarsi in una stanza piena di maghi e inorridito dalla storia dei due poveri bambini morti. Ma mio padre non si lasciò ingannare così facilmente. Consigliò, infatti, al comitato di tenere l'uomo sotto custodia fino alla prossima luna piena, che avrebbe avuto luogo solo ventiquattr'ore più tardi. Tutti i suoi colleghi però iniziarono a deriderlo e allora lui...» Remus sospirò guardandosi intorno facendo attenzione che Sirius non fosse nei paraggi «lui disse che i lupi mannari erano esseri malvagi e senz'anima che meritavano solo di morire.»
«ma tuo padre non fu ascoltato e Greyback fu rilasciato?» mormorò Rebekah, intuendo il continuo della storia, e quando Remus annuì lei si lascio scappare una risata amara
«Greyback non avrebbe mai dimenticato quelle parole. Infatti poco prima del mio quinto compleanno, mentre dormivo tranquillo, come facevo spesso da piccolo... lui riuscì ad entrare dalla finestra della mia camera.»
Rebekah guardò istintivamente altrove e lo stesso fece Remus
«non sei obbligato a...»
«no. Va bene» la tranquillizzò Lupin «lui semplicemente mi attaccò nel sonno. Ma mio padre arrivò poco prima che lui potesse... uccidermi. Ma era troppo tardi per far sì che io non diventassi un lupo mannaro. Mio padre non riuscì mai a perdonarsi di aver detto quelle parole riguardo i lupi mannari.»
«come fai a...»
«ricordare tutto? Mio padre me ne parlò solo poco prima del mio undicesimo compleanno.»
Rebekah annuì, finalmente sedendosi al suo fianco.

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