capitolo trentasette

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la profezia e...

Improvvisamente delle forme nere iniziarono ad affiorare dal nulla, circondando il gruppo di ragazzi di Hogwarts.
Rebekah si era appena voltata, molto lentamente, verso l'uomo che aveva appena ordinato a suo fratello di consegnargli quella maledetta sfera.
«finalmente ci incontriamo» sorrise sarcastica la giovane serpeverde mentre scrutava i mangiamorte che conosceva bene, se non di vista, per sentito dire.
«dovrei conoscerti?» disse la fredda voce di Lucius.
«oh» la bocca di Rebekah assunse la forma di una o «tuo figlio non ti ha detto che sono la sua fidanzata?» continuò, per niente spaventata nè intimorita.
«mio figlio non si metterebbe mai con una-»
«sporca mezzosangue» lo imitò gracchiante Rebekah. «ma non non vi stancate mai di dire la stessa cosa? voglio dire, non siete per niente originali» continuò sempre in capo al gruppo con Harry poco dopo dietro di lei.

«Dammela, Potter» continuò Malfoy, mentre dodici bacchette venivano puntate contro di loro.
A Ginny sfuggì un gemito di orrore.
«Dammela»  ripeté per la terza volta Malfoy.
«sennò cosa?» chiese Rebekah inarcando un sopracciglio, facendolo innervosire ancora di più.
«Dov'è Sirius?» chiese Harry e sua sorella lo fulminò con lo sguardo chiedendosi dove fosse finita la sua intelligenza.
Alcuni Mangiamorte scoppiarono a ridere; una sferzante voce femminile si alzò tra le figure nell'ombra a sinistra e Rebekah si voltò immediatamente verso di lei. Quella maledetta risata, avrebbe potuto riconoscerla tra mille.

«Bellatrix» mormorò sprezzante Rebekah.
«Draco ti avrà parlato molto bene di me»
«Dammi la profezia, Potter».
«Voglio sapere dov'è Sirius!»
«Voglio sapere dov'è Sirius!»   gli fece il verso la donna alla sua sinistra.
«te l'hanno mai detto che hai una risata davvero fastidiosa?» le chiese la Evans senza distogliere lo sguardo da lei, e sperò che tutto quel coraggio non fosse dovuto a qualcosa in particolare.
«adesso stai-»
«esagerando? e cosa farai? mi ucciderai? così che tuo figlio ti odierà per il resto della sua vita? Oh... quello lo farà a prescindere»

Il cerchio dei Mangiamorte si strinse: ormai erano a meno di un metro da Rebekah, ma neanche questo la fece indietreggiare.
Fu però Harry a tirarla indietro, intimandole di smetterla, mettendosi avanti.
«Lo avete catturato» insisté Harry, riportando l'attenzione su Sirius.
«Il piccino si è fvegliato e ha fcopelto che il sogno ela velo» cinguettò la donna, nella parodia disgustosa di una vocetta infantile. Harry sentì Ron muoversi accanto a lui.
«Fermo» gli sussurrò. «Non ancora...»
La voce di donna esplose in una risata rauca.
«Ma lo sentite? Lo sentite?  Dà ordini agli altri marmocchi come se s'illudesse di poter lottare contro di noi!»
«Oh, tu non conosci Potter, Bellatrix» replicò Malfoy dolcemente.
«e non conosce neanche me» continuò Rebekah, senza distogliere mai lo sguardo da lei, sentiva di poterla odiare persino più di Lucius.
«È giunta l'ora che tu e tuo fratello, impariate la differenza tra la realtà e i sogni» disse Malfoy. «E ora datemi la profezia, o dovremo usare le bacchette».
Per un secondo Rebekah si fermò a chiedersi come facessero a sapere che lei fosse sua sorella, poi pensò che l'unico a sapere che lei era sopravvissuta a quella notte, era Voldemort, la persona che servivano.
«Allora usatele» lo sfidò Harry, levando la sua all'altezza del petto.
Nello stesso istante, le bacchette di Ron, Hermione, Neville, Ginny e Luna si alzarono attorno a lui. Rebekah non fece nulla tenendola bassa mentre guardava ancora sconcertata Malfoy. Davvero il signore oscuro aveva parlato loro di lei?

«Dammi la profezia e nessuno si farà del male» disse gelido Malfoy.
Toccò a Harry ridere.
«Certo! Io ti consegno questa... profezia, giusto? E voi ci lasciate tornare a casa come niente fosse, vero?»
Non aveva ancora finito la frase quando la Mangiamorte strillò: « Accioprofe... »
Ma Harry era pronto. « Protego! » urlò prima che lei terminasse, e riuscì a non farsi sfuggire la sfera di vetro bloccandola con la punta delle dita.
«Dio che intelligenza» mormorò Rebekah roteando gli occhi come se non fossero in una situazione pericolosa.
«Oh, sa come giocare, il piccolo piccolo Potter. Benissimo, allora...»
«TI HO DETTO DI NO!» ruggì Lucius «Se la rompi...!»
«OH PERFETTO» esclamò la sorella di Harry. «Harry, rompi quella stupida cosa»
La donna si fece avanti e spinse indietro il cappuccio. Rebekah ricordava ancora il giovane viso di Bellatrix che aveva visto sul libro dei nomi della famiglia Black e poteva affermare con fermezza che Azkaban aveva scavato il suo viso come un teschio.
«Benissimo... prendete la più piccola» ordinò ai
Mangiamorte accanto a lei. «Che guardi mentre la torturiamo. Ci penso io».
Harry si parò davanti a Ginny con la sfera stretta al petto. Stavolta fu Rebekah a ridere. «perché non provi a torturare me, eh Bellatrix?» chiese melliflua Rebekah.

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