Anima gemella

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4 anni dopo
Toronto, Canada.

Alicia's pov
<<vabbene Alicia, hai ragione te.>> la voce cupa e brusca di Raquel pone fine alla nostra discussione, dandomi ragione solo per finire di battibeccare.

Sospiro mentre la osservo alzarsi dal divano e dirigersi nell'angolo cottura della grande e immensa cucina Ikea.

Appoggio la testa sullo schienale del divano e chiudo gli occhi, sentendo un bruciore al petto.

È da un periodo che io e Raquel non facciamo altro che litigare e discutere su ogni cosa. In realtà è più che normale per una coppia, perlopiù affiatata come noi, litigare furiosamente, ma lo odio da impazzire comunque.

Si crea sempre una vasta e immensa distanza fra noi che mi manda fuori di testa, e in questo momento vorrei solo andare da lei e prenderla fra le mie braccia.

Mi dà le spalle ignorandomi completamente, continuando a prendere meccanicamente le posate e il cibo sulle mensole.

Sbuffo leggermente, cambiando posizione e sdraiandomi sul soffice divano grigio.

La nostra casa è un bell'appartamento a due piani in pieno centro di Toronto. I primi anni in cui ci siamo trasferite eravamo molto caute a farci vedere per strada o in mezzo alla gente.

Se ci avessero scoperto, sarebbe stata la fine.

Poi però, man mano le continue ricerche su di noi e sulla banda sono scomparse, facendoci finalmente vivere una vita normale.

Sorrido al pensiero di tutti i bellissimi ricordi insieme; le lunghe passeggiate nell'High Park , i croissant che mi prendeva di prima mattina, i dolci baci che mi facevano risvegliare, migliorando la mia giornata, le risate, le litigate furibonde per poi rifare subito pace, facendo l'amore fino al mattino del giorno seguente.

Ho passato i momenti migliori della mia vita, e non li cambierei con nessun altro al mondo.

<<no! È mia!>> delle urla familiari mi risvegliano dai pensieri, e alzo la testa, osservando le mie due figlie litigare fra loro.

Si stanno quasi per menare quando io e Raquel le prendiamo al volo, allontanandole l'una dall'altra.

Il corpicino di Esther si dimena fra le mie braccia furiosamente, ma io la tengo stretta, con la bocca sul suo orecchio.

<<ei ei ei... calmati amore. Non è così che si affrontano le cose.>> le sussurro, cercando di farla calmare.

Mi viene quasi da ridere, pensando che fino a pochi anni fa non ero altro che la stessa persona che incitava alla violenza.

Raquel tiene ferma Paula, ma da dietro la vedo guardarmi fissa negli occhi.

Stiamo pensando la stessa cosa. Le nostre figlie si stanno comportando esattamente come noi, creando delle nostre mini-versioni.

Il problema è che loro sono due bambine ed è più che normale che si comportino in modo infantile.

Noi un pò meno.

Cala il silenzio, mentre i nostri sguardi non si lasciano nemmeno per un secondo.

Vorrei abbattere questo muro invisibile fra noi, chiederle scusa, ritornare come prima, farle capire che la amo più di chiunque altro al mondo.

Dopo che si sono calmate, le lasciamo andare, vedendo che corrono in due direzioni opposte.

Sembrano proprio noi due.

Raquel mi sta sorpassando ma io la blocco per un braccio, non riuscendo più a convivere con questo suo mutismo selettivo.

<<possiamo chiarire?>> le chiedo, osservando i suoi magnifici occhi scrutarmi.

Tu ed ioDove le storie prendono vita. Scoprilo ora