La sveglia suonò annunciando le 7:30. Mi voltai ancora assonnato cercando di spegnerla.
-"Come cazzo si spegne.."- mormorai ancora con gli occhi semi chiusi. Afferrai il piccolo aggeggio e lo spensi. Lo riappoggia sul comodino girandomi su un fianco tornando a sonnecchiare.Dopo la serata con i ragazzi da Arnold's, ero sommerso dalla stanchezza e dallo stress sia per la situazione della Boswell sia per il bacio con April.
Pur sapendo che era anche una sua prof e dopo quello che ha fatto per entrambi, non mi aspettavo di rivederla. Erano passati mesi e non la pensavo nemmeno più e ora mi bacia, come se dicendole della fine tra me e Addison le abbia fatto credere di avere una change.
Non ho mai dimenticato quel giorno in chiesa ma sono andato avanti. Io non sono il ragazzo perfetto per lei e lei non merita uno come me. E questo mi faceva sentire così una merda perché lei teneva così tanto a me.
Mi rigirai più volte nel letto nella speranza di riuscire a tornare a dormire ma tutti quei pensieri facevano solo il contrario.
La sveglia suonò di nuovo e decisi di alzarmi perché tanto non sarei più riuscito a dormire.
Camminai verso la cucina per provare a fare colazione per la prima volta. Non ero un tipo da colazione, solo uno o due caffè niente di più. Ma stranamente avevo fare, per via dello stress forse, così decisi di mettere qualcosa sotto i denti prima di iniziare un'altra giornata a scuola.
Quando arrivai sul ciclo della cucina notai la presenza di mia madre, il che era strano a quell'ora
-"Deanna...?"- mormorai
-"Ciao tesoro"- rispose trafficando sul fornello
Mi strofinai l'occhio destro che ancora faticava a rimanere aperto -"Oggi è mercoledì, non dovevi iniziare alle 8?"-
-"Sono solo le 7:30, ho ancora mezz'ora di tempo"- disse mentre riempiva la macchina del caffè col l'acqua e cacao in polvere.
Mentre la osservavo continuavo a pensare ancora se mi stesse nascondendo qualcosa di grave -"Posso...fare colazione con te?"- le chiesi afferrando lo schienale della sedia tirandola verso di me.
Dopo la fuoriuscita di mio padre, fare colazione con mia madre era o impossibile o fuori discussione. Il nostro rapporto non era migliorato poi di tanto ma sapevo bene che l'unico modo per farmi dire le cose era sembrava gentile con lei e per una volta fingere che fossimo madre e figlio
-"Non farai tardi a scuola?"-
-"Perché non mi dici cosa mi nascondi?"-
-"Ancora con questa storia?"-
-"No aspetta, lasciami finire. Non c'è bisogno che tu mi nasconda le cose, non più"- feci cenno con la mano di sedersi -"Okay.."- disse occupando la sedia di fronte a me. Fence un respiro profondo, il che mi preoccupo' ma aspettai di sentire cosa volesse dirmi -"In realtà non lavoro più al Diner..o almeno non cosi spesso come prima. Diciamo che è partime...Ma in compenso ho trovato un altro lavoro..."- continuò mentre versava il caffè dentro due tazze
"Cosa?!" esclamai tra me e me senza darlo troppo a vedere. Non volevo perdere la calma e saltare a conclusioni affrettare, volevo lasciarle il tempo di spiegarsi -"Perche'? Che altro Lavoro?"- domandai afferrando la tazza di colore verde militare.
-"Ho avuto alcuni problemi...ma un uomo che veniva spesso alla tavola calda mi ha offerto un'altro lavoro.."- rispose giocherellando con il manico della tazza gialla. -"Okay, e che tipo di lavoro di tratta? E perché dovresti nascondermi il tutto?"-
-"Non è il tipo di lavoro che un figlio si aspetterebbe dalla propria madre.."- cercava di fregarmi ancora. Sapevo benissimo quello che stava facendo. Incominciava a dire che non era quel tipo di lavoro, che sarebbe stato meglio che io non lo sapessi e cazzate varie.
-"Che lavoro fai?"- alzai di poco il tono della voce facendole capire che non ci sarei cascato
-"Andrew.."- continuò lei allungando la sua mano verso la mia come se volessi la sua compassione ma io ritrassi la mano -"Che cazzo di lavoro fai?!"- scattai in piedi spingendo la sedia in dietro.
-"L'uomo che me lo ha offerto e' una specie di...insomma e' una brava persona e tutto.."- continuo' senza arrivare al punto -"Dio Deanne, sputa il rospo cazzo"- alzai la voce impazientito. -"Okay..cerco di rendered felice...alcune persone che non lo sono piu' con le loro mogli..."- abbasso' la testa stringendo la tazza. IL mio cervello stava elaborando la frase che aveva appena pronunciato. -"Fai la puttana?!"- esclamai senza pensare alla giusta paella da utilizzare per descriverla.
-"Non faccio la..puttana..."- cercò di giustificarsi mantenendo un tono pacato, cosa che mi faceva irritare ancora di più -"Beh a me sembra proprio di si, altrimenti cosa vuol dire rendere felici?"-
-"Senti sto solo cercando di portare qualche soldo di piu' a casa..solo questo."- continuò lei.
Mi sentivo preso per il culo. Lei che lo faceva per portare qualche altro soldo a casa?! Era troppo e non riuscì a trattenermi -"Non sarebbe servito se avessi smesso di ubriacarti al Mornigstar ogni fottuto giorno e perdere l'unico lavoro decente in tutti questi anni, cazzo! "- urlai con tutto il fiato che avevo nei polmoni, presi la mia tazza sbattendola contro il muro mandandola in frantumi. Il caffè schizzò sul muro e il resto rimase sul tavolino.
Sgranò gli occhi guardando nella direzione del muro, poi puntò gli occhi su di me urlando -"Tu sei pazzo"-
-"E tu una puttana!"- mi voltai per restare il più lontano da lei -"Vaffanculo Andrew!"- lei urlò afferrando la sua tazza e lanciandola nella mia direzione. Mi voltai nell'esatto momento in cui la tazza colpi il muro a pochi centimetri dalla mia faccia. La guardai negli occhi e rimasi scioccato da quella sua reazione. Pochi centimetri più in la e mi avrebbe colpito mandandomi in ospedale
-"Me ne vado"- dissi infine voltandole le spalle e dirigendomi verso camera mia.
-"Vattene pure!"- continuò.
Mi spogliai dal pigiama e mettermi un paio di jeans con due strappi sulle ginocchia, una maglia nera con la scritta "Aerosmith", indossai l'unica giacca di jeans che avevo e afferrai lo zaino. Non avevo la minima idea di dove avessi messo la giacca di pelle e non avevo il tempo per cercarla. Spalancai l'unica anta del mio armadio e infilai alcuni vestiti e biancheria intima nel borsone della squadra di football -visto che era giorno di allenamento avrei dovuto portarlo a scuola comunque- e c'era abbastanza spazio poiché le scarpe e il paraspalle lo lasciavo nell'armadietto, lo richiusi e uscì dalla stanza.
Oltre la porta non c'era traccia di mia madre, ma sapevo bene che era ancora in casa perché non avevo sentito la porta d'entrata sbattere. Mi diressi proprio verso quella e nel farlo mi fermai davanti alla cucina. Il caffè era ancora sparo sul tavolo e c'erano cocci di ceramica per terra. Sapevo dove nascondeva i suoi sporchi soldi e speravo che fossero ancora li, o almeno che fosse rimasto qualcosa. Frugai nell'armadietto accanto alla finestra, spostai le tazze e i bicchieri. Niente. Dovevano essere da qualche parte e non troppo in alto visto l'altezza di mia madre. Mi spostai sul secondo ripiano e afferrai una grossa tazza color azzurrino. -"Eccovi"- al suo interno cerano circa 120$ tenuti insieme da un elastico. Li presi e li infilai in tasca dirigendomi poi verso l'uscita.
Mia madre uscì dalla sua camera lanciandomi un'occhiataccia dirigendosi in cucina. Avrei avuto pochi secondi prima che si accorgesse dei soldi così mi affrettai ad uscire e mi precipitai giù dalle scale. Una volta fuori dall'atrio riuscì a sentirla imprecare il mio nome spalancando la finestra della cucina -"Figlio di puttana! Quelli sono i miei soldi!"-
-"Esattamente! E ora questi soldi sono miei"- sorrisi mostrandole il mio dito medio con tanto di cuore spezzato. Lei continuò ad imprecare alle mie spalle e non sprecai fiato per risponderle.
Mi incamminai verso la scuola accendendomi una sigaretta, tanto per scaricare la tensione.
Presi in mano il telefono e cercai un vecchio contatto del Circolo, avevo bisogno di tornare a combattere, era l'unico modo in cui riuscivo a sfogarmi veramente. Avevo provato diversi modi ma tutti inutili. Quando salivo sul ring tutto era diverso. Non esistono regole,o qualche legge che ti impedisce di prendere a pugni qualcosa. A volte ho persino pensato che fossi davvero pazzo a salire continaumente li sopra e riempire qualcuno di botte, ma la verita' e' che alla fine siamo un po' tutti pazzi al Circolo. Non sapevo se mi volessero di nuovo dopo che avevo abbandonato ma ero uno forte, e questo significava più incassi per loro.
Feci scorrere il pollice sul display verso il basso alla ricerca della L -"Lancaster dove cazzo sei"- continuai scendere fino ad arrivare alla lettere -"Eccoti"- dissi mettendomi la sigaretta fra le labbra per poter avere entrambe le mani libere e scrivere un messaggio

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Nowhere boy
RomanceOgni tempesta ha una sua fine e solo nel momento di quiete capiamo chi è stato abbastanza forte da sopravvivere.