Say It First

19_ Guardami negli occhi e dimmi che mi odi

Avrei tanto sperato di provare la sensazione di chi, dopo una sbronza colossale, non ricorda nulla di ciò che è successo la sera precedente.

Invece no. Al mio risveglio ricordavo perfettamente tutto ciò che era successo quella notte e se non avessi avuto un mal di testa martellante per tutto il giorno avrei benissimo potuto dire di non essermi affatto ubriacata.

Sarebbe stato semplice non ricordare nulla, cavarmela con un semplice "ero ubriaca, non ero in me" ma tutt'altro: il ricordo della notte passata con Mason era chiaro nella mia mente, mi bastava chiudere semplicemente gli occhi per sentire la sua voce, il suo respiro nel mio orecchio, le sue mani sul mio corpo e le sue labbra sulle mie.

Mi decisi ad aprire gli occhi, nel momento in cui la mia vista si abituò alla luce soffusa nella stanza mi accorsi di essermi addormentata sul suo petto, lasciando che lui mi stringesse a sé con un braccio. Intuii che stesse ancora dormendo, ringraziando il cielo aggiungerei, altrimenti di per certo ci saremmo ritrovati in una situazione piuttosto imbarazzante.

Cercai di muovermi lentamente per controllare l'ora sulla sveglia sul suo comodino: le 13:3o. Cavolo, tardi, anzi tardissimo che cosa avrei inventato con tutti gli altri.

Cercai di divincolarmi dalla sua stretta quando lo sentii prendere un respiro profondo, rimasi immobile per paura di svegliarlo, presi ad osservarlo quasi in uno stato di trance, con la mano libera sul suo petto lasciato esposto dalle coperte che si erano abbassate non potevo negare quanto fosse bello. Mentre dormiva ancora di più: se non lo avessi conosciuto avrei osato dire che fosse un angelo, con il volto rilassato e le labbra premute delicatamente l'una sull'altra; quelle stesse labbra che qualche ora prima erano posate sulle mie.

Scossi la testa e distolsi lo sguardo: dovevo uscire da quella stanza il prima possibile.

Riuscii delicatamente e liberarmi dalla sua presa e scivolai alla fine del letto, giusto il tempo di recuperare velocemente i miei vestiti sparsi sul pavimento, indossando gli slip, il reggiseno e infine il vestito. Camminai sulle punte fino alla porta della sua stanza, lo guardai un'ultima volta e presi un respiro profondo, avevo sperato di riuscire almeno ad uscire dalla stanza prima che i sensi di colpa si facessero vivi ma la mia coscienza aveva altri piani. Mi imposi di non voltarmi ancora e di uscire da lì non preoccupandomi nemmeno di poter incontrare qualcuno ancora in giro dalla sera precedente, ma per mia fortuna sembrava che l'appartamento fosse vuoto.

Arrivata in accademia presi l'ennesimo respiro profondo prima di entrare nel mio appartamento e dirigermi a passo svelto nella mia stanza, nella speranza che chiunque fosse all'interno stesse ancora dormendo, ma quasi sobbalzai quando entrai in camera e appresi che chi c'era era già sveglio.

Sam era seduta sul mio letto con una tazza di caffè in mano e lo sguardo perso ed Alex non era da meno mentre arrivò cercando di non inciampare nei suoi stessi piedi.

- Hey!- dissi entrando.

- El! Spero che tu non stia nelle nostre condizioni.- disse Alex chiudendo gli occhi e poggiando la testa indietro sui cuscini.

- Per fortuna sto molto meglio.- mentii, sebbene rispetto a loro stessi benissimo, mi sentivo uno straccio e non per l'alcol che avevo ingerito ma per i miei pensieri che non facevano altro che assillare la mia mente. Afferrai un cambio pulito dall'armadio e mi chiusi in bagno per fare una doccia.

L'acqua calda sul mio corpo non fu sufficiente a rilassarmi: Jake, avevamo appena chiarito e deciso di ricominciare e io, io avevo mandato tutto all'aria; un nodo in petto iniziava a formarsi ogni istante in cui ripensavo alle sensazioni provate, sensazioni che non mi erano mai appartenute e che non avrei dovuto provare, almeno non quella notte e non con quella persona.