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"Svegliati" gridò Lottie dal corridoio, e io mi agitai nel letto. Ogni mattina la stessa storia. "Lasciami in pace" risposi seccato. Sentii dei passi veloci e un secondo dopo la coperta mi venne tolta velocemente di dosso. "Oggi ci porta la mamma" mi informò, e a malincuore scesi dal letto. 

Senza mangiare nulla, perché sapevo di essere in ritardo, mi preparai velocemente e indossai una felpa verde su dei jeans larghi neri, sistemandomi i capelli e prendendo al volo lo zaino. "Muoviti Boo" mi chiamò Daisy, gentilmente. Sbuffai e uscii di casa, salendo nella macchina di mia madre già piena. In realtà, più che una macchina, era una specie di pulmino, vista la nostra famiglia numerosa. Sui sedili più indietro erano sedute le gemelle Phoebe e Daisy, con le divise uguali e i capelli identici se non per le mollette di colori diversi, verde Daisy e viola Phoebe. Sui sedili appena davanti c'erano i seggiolini dei gemelli Doris ed Ernest, entrambi addormentati profondamente. Davanti c'eravamo io, Lottie e Fizzy, le ragazze con il cellulare e io con le cuffie nelle orecchie. Infine, al volante c'era mia madre.

Passammo tutto il viaggio a sorbirci le chiacchiere allegre delle gemelle, mentre mia mamma rispondeva amabilmente. Arrivammo prima alla scuola media per Lottie e Fizzy, poi alle elementari per le gemelle, infine al mio liceo. Terzo anno, e ancora non mi trovavo bene. "Mamma, oggi ti porti i gemelli?" le chiesi, aprendo la portiera. Lei annuì: aveva un volto stanco. Era una madre single e doveva badare a sette figli, di cui tre adolescenti, e aveva un negozio di fiori. "Ti voglio bene" le mormorai, baciandola sulla guancia. Lei mi sorrise radiosa. "Anche io tesoro" rispose, poi uscii dalla macchina e mi diressi verso la scuola. 

Stavo per entrare nel grande edificio quando qualcuno mi saltò addosso, allegro. Sospirai e sorrisi. "Lou!" disse il mio migliore amico Harry. Anche se aveva un anno meno di me era del mio stesso anno perché era di febbraio. "Non mi hai avvertito che non prendevi il bus oggi" mi accusò. Io ridacchiai. "Mi sono dimenticato, Haz" risposi, poi insieme entrammo a scuola. Harry continuava a scambiare un saluto con tutti, popolare com'era, mentre io, timido, tenevo lo sguardo basso. Oppure guardavo lui.

Ecco, il fatto è che io e Harry eravamo migliori amici dalle elementari. Alle medie avevo iniziato a provare qualcosa di più, ma sapevo bene di non essere ricambiato, infatti non gliene avevo mai parlato. Con gli anni i miei sentimenti non si erano affievoliti, anzi: in terza liceo ero irreparabilmente innamorato di lui.

Ci separammo davanti alla mia classe e lo guardai andare via, con i ricci che svolazzavano e le fossette sempre visibili che illuminavano il suo volto. Sospirai ed entrai in classe. Purtroppo non avevo un solo corso in comune con lui, anche se allo stesso tempo ne ero sollevato. Altrimenti avrebbe visto come tutti mi trattavano.

"Hey, frocetto" mi salutò Nick Grimshaw. Mi infastidiva ogni giorno ed era il classico bulletto. Non era mai arrivato ad alzare le mani, tranne una volta in cui mi aveva spaccato un labbro, ma mi offendeva pesantemente in continuazione. Per fortuna che, in tutti i miei corsi, c'era Zayn, un ragazzo riservato come me ma ricco e di bell'aspetto (pelle ambrata, occhi dorati e capelli scurissimi) perciò in grado di farsi rispettare. "Piantala Grimshaw" disse infatti, facendomi cenno di raggiungerlo al posto. "Aw, il frocio ha il fidanzato" disse Grimshaw, con tono di scherno. "Non siamo gay" mormorai duramente, guardando in basso. "Nessun etero sarebbe mai così debole" mi sputò in faccia. Io indietreggiai, arrossendo. Per fortuna entrò il professore e Grimshaw fu costretto ad andarsi a sedere davanti, dove i prof lo avevano costretto. Mi sedetti anche io di fianco a Zayn, sospirando. Lui mi sorrise e poi la lezione iniziò.

Cercai di stare attento alle lezioni, ma la verità è che, come sempre, pensavo solo a Harry e ai brevi momenti di cinque minuti in cui lo vedevo tra una lezione e l'altra. La cosa bella era che, nonostante Harry avesse un sacco di amici, preferiva comunque passare il suo tempo con me, e questo mi faceva sentire importante. 

A pranzo ci sedemmo insieme, mentre Zayn era uscito prima. Harry salutò un ragazzo biondo calorosamente e lo invitò a sedersi con noi, mentre io sospiravo per quella scelta. Il ragazzo si avvicinò e si presentò come Niall Horan, poi però rifiutò l'invito indicando un altro tavolo pieno di ragazze che lo aspettava e Harry ridacchiò, annuendo. "Sembra simpatico" mormorai. Harry annuì allegro, con le guance arrossate e gli occhi verdi che brillavano. Adoravo quegli occhi. "E' uno dei miei veri amici" rivelò, come se fosse un segreto. Io mi accigliai. "Cosa intendi?" "Beh, non penserai mica che tutti quelli che saluto siano miei amici" disse, incredulo. Io annuii, imbarazzato. "Sono tutte persone che conosco e che mi salutano perché sono 'popolare'" mimò le virgolette in aria "ma in realtà di amici veri ne ho pochi. Insieme a te, penso di avere soltanto Niall, Josh, Ben...e Nick" affermò. Il mio cuore saltò un battito. "Quale Nick?" chiesi, sperando di sbagliarmi. "Grimshaw" replicò bevendo il suo succo all'ananas. Improvvisamente mi veniva da vomitare e allontanai il vassoio disgustato. Harry mi squadrò preoccupato. "Lou, c'è qualcosa che non va?" chiese. 'Solo il fatto che sei amico con il ragazzo che mi insulta tutti i giorni' pensai. "Non-non ho sentito belle voci sul suo conto" mentii. "Davvero? A me sembra una persona stupenda..." mormorò, sorpreso. Mi girava la testa e non risposi. Harry finì di mangiare e ci separammo di nuovo per andare alle lezioni pomeridiane con un cinque, anche se io cercai di mantenere il contatto con lui più a lungo possibile e quindi alla fine la mia mano scivolò sulla sua in modo buffo. Lui rise e sentii le familiari farfalle nello stomaco.

Dopo scuola ci incontrammo nel parcheggio e ci incamminammo verso casa. Vivevamo a una casa di distanza, quindi spesso di fermavamo l'uno a casa dell'altro e facevamo tutto insieme. Cosa che non aiutava le mie farfalle.

"Allora, com'é andata oggi?" mi chiese sorridendo. Ci chiedevamo sempre come era andata solo dopo scuola, mentre a pranzo parlavamo di altro. Alzai le spalle. "Normale" mentii. Harry mi guardò, verde nel blu. "Dimmi tutto" mi disse, e io dovetti ingoiare più volte per ricacciare indietro le lacrime. Abbassai lo sguardo. "Haz davvero, non è successo nulla" ripetei. Lui mi guardò e avrei voluto disperatamente dirgli la verità, ma sapevo benissimo che poi non mi avrebbe più voluto come migliore amico. "Non pensare che io ti creda" mi disse "ma visto che è evidente che con me non ne vuoi parlare..." continuò, ferito. "Non è questo Haz, è che davvero non è successo nulla" mentii di nuovo. Lui mi guardò per un po', poi continuò a camminare e mi dovetti affrettare per raggiungerlo. "A te com'è andata?" chiesi. Lui alzò le spalle. "Ho passato tutto il tempo con Niall" disse, e sentii una fitta di gelosia. Lo guardai e vidi che stava sorridendo compiaciuto, come se l'avesse fatto apposta. Gli tirai un pugno leggero. "Hey!" mormorai offeso, e lui mi fece passare un braccio attorno alla vita mentre io gli misi un braccio sopra le spalle, perché ero più alto di lui nonostante stesse per superarmi. 

Finsi che il contatto con lui non mi avesse fatto arrossire e camminammo fino a casa sua così, ridendo di niente. "Devo fare biologia" annunciai annoiato, prendendo posto al tavolo del suo soggiorno. "Io matematica" replicò lui, e bastò uno sguardo perché ci scambiassimo i quaderni. Eravamo molto bravi nelle materie dell'altro. "Ciao ragazzi" disse Anne, la madre di Harry. "Ciao" salutammo noi. Sentivamo la musica assordante di Gemma, sua sorella, dal piano di sopra, perciò Harry sbuffò e corse sopra. "Spegni quella musica o giuro che ti uccido" disse. "Tornatene giù nanerottolo" replicò Gemma. Aveva 19 anni e si sentiva onnipotente. "Io e Lou dobbiamo studiare" spiegò, e sentii Gemma sbuffare e abbassare il volume. "Grazie Gems, sai che ti amo in fondo" gridò Harry tornando giù saltellando. "Io no" rispose lei, chiudendo la porta. 

Harry si sedette di fronte a me e iniziammo a fare gli esercizi, bevendo di tanto in tanto il succo all'ananas (Harry) e all'arancia (io). Poi Harry finì e si mise a disegnarmi piccoli avocadi sul quaderno. "Haz!" gridai, quando me ne accorsi, e lui scoppiò a ridere. "Sai che odio gli avocadi!" "Proprio per questo li sto disegnando" rispose "e poi sono così carini, verdi e marroni" aggiunse. Cercai di non pensare al fatto che i suoi occhi fossero verdi e i suoi capelli marroni. "Se non la smetti, domani sera il tuo ananas lo butto dalla finestra" lo minacciai. Era giovedì e tutti i venerdì mangiavamo una pizza insieme, lui, ovviamente, con l'ananas.

Vidi un'espressione di puro terrore attraversare il suo viso e scoppiai a ridere. Finiti i compiti giocammo un po' alla play e poi tornai a casa. A cena cercai di ascoltare i discorsi delle mie sorelle, ma la verità è che non riuscivo a pensare ad altro che a Harry e alla sua amicizia con Grimshaw. 

Mi addormentai tardissimo.


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