Dopo la chiacchierata con Alessandra decisi che non era più il momento di perdere tempo e che avrei dovuto mandare immediatamente quel curriculum.
Costrinsi me stesso a non lasciarmi distrarre ancora dai ricordi e, almeno per il tempo necessario a spedire la mail, ci riuscii.
Ovviamente subito dopo iniziai a riguardare delle vecchie foto di una vacanza in Grecia fatta qualche anno prima, ma ormai la mail era spedita. non mi restava altro che aspettare, la risposta non avrebbe tardato ad arrivare.
Probabilmente anche prima di sera l'amico di Davide mi avrebbe chiamato per dirmi quando avrei cominciato.
Con questa sicurezza passai i giorni seguenti in attesa di quella chiamata.-Beh, non potevi certo pretendere che aspettasse te-
Mi disse Davide qualche giorno dopo, mentre mi passava una brioche.
-Oggi non ne hai alla crema? Comunque lo so, hai ragione, però avrei preferito che mi avvisasse-
Davide frugó in un sacchetto di carta e il profumo di vaniglia che proveniva dal suo interno si sparse in tutta la casa.
Mi passò un grosso krapfen pieno di zucchero, poi disse con un tono un po' acido:
-Se gli avessi scritto prima, probabilmente a quest'ora staresti già lavorando-
Girai a lungo il cucchiaino nella tazza, cercando qualcosa da dire mentre Davide fece uno sbuffo e si mise a ridere.
-Stai ridendo di me?- domandai piccato.
Lui scosse la testa e mi fece vedere una buffa foto di un gatto che aveva appena ricevuto da una certa Evelina.
Però il mio sguardo si posò appena sopra alla foto, nel messaggio precedente, spedito da lui alle dieci di sera.
Era una semplice parola:
"arrivo" ma seguita dall'emoticon di un cuore.
La tentazione di chiedere spiegazioni era tanta ma, prima che potessi dire o fare altro, entrò in casa Ale avvolta in un pesante cappotto blu.
-Oggi faresti meglio ad uscire prima-, disse a Davide togliendosi la sciarpa, - c'è una nebbia che non vedi nemmeno fino a lì-
E indicò un punto del pavimento vicino a lei.
Si accorse di me subito dopo e si fece scappare un "oh" quasi infastidito.
-Non è poi così tanta- commentò Davide facendo spallucce.
-Stai scherzando? -, dissi dopo aver lanciato un'occhiata alla finestra,-
A malapena si vede la casa del tuo vicino!-
-aspetta stasera,col buio, non vedrai nemmeno il cancello; Giulio, non dirmi che hai paura della nebbia-
-No!- risposi forse con un po' troppa foga -Dico solo che è pericoloso, Insomma come si fa a guidare con una nebbia del genere?-
-Ho la mia tecnica-.Con il passare dei giorni vedevo sempre di più affievolirsi la speranza di trovare un nuovo lavoro.
Spedivo decine e decine di curricula ad ogni offerta lavorativa che trovavo on line, ma nessuno mi chiamò.
Davide mi diceva che non ero abbastanza appetibile, che dovevo fare in modo che le aziende cercassero me e non il contrario, ma non riuscivo a capire cosa intendesse.
Oltretutto, dopo l'ultima figura, preferivo evitare di chiedergli aiuto.Negli ultimi tempi Davide mi era sembrato molto strano.
Non si staccava dal telefono, chattava tutte le mattine con quella Evelina e ogni tanto alla sera usciva tornando molto tardi.
Cercava di nascondermi le sue conversazioni, ma a volte riuscivo a buttare un occhio sulla chat e a leggere cose che iniziavano a non piacermi."si sente la tua mancanza☹️"
"Tra poco arrivo, non posso ora"
"sbrigati, ho bisogno di te, trova una scusa!"Forse un paio di mesi fa non mi sarei nemmeno accorto di questi segnali, ma adesso, dopo quello che era successo con Sara, non potevo fare a meno di domandarmi se Ale fosse al corrente di tutto ciò, Anche se i comportamenti di Davide erano così evidenti che mi sarei sorpreso del contrario.
La prova decisiva (come se davvero ce ne fosse bisogno) mi arrivò quando la sentii per caso parlare al telefono.
Non ricordo esattamente per quale motivo avevo lasciato aperta la finestra che dava verso la strada, mi sembra avessi bruciato qualcosa, ma accadde che sentii la sua voce arrivare proprio da fuori.
Stava rientrando a casa a piedi, forse da una spesa, e sembrava molto nervosa perché la sentii più di una volta far cadere le chiavi del cancello nel tentativo di aprirlo.
Quando entrò anche nell'ingresso mi spostai verso la porta a vetri, attraverso la quale riuscivo a sentire indistintamente le parole di Ale rimbombare lungo la tromba delle scale.
Non riuscii ad afferrare proprio tutto quello che stava dicendo, ma quello che sentii più o meno fu:
-no, non ci sono scuse, è un porco! Lo sospettavo eh, ma non pensavo arrivasse a tanto. Comunque stasera...-
E poi non sentii più nulla perché la voce sparì dietro la porta di casa.
Andai a sedermi sul divano e mentre continuavo a pensare a quello che avevo origliato.
Non potei fare a meno di sentirmi molto vicino ad Ale, in quel momento.
Probabilmente ora si sentiva a pezzi, me la immaginavo girare per casa, asciugandosi le lacrime in un fazzoletto di carta con attenzione per non fare colare il trucco.
Me la immaginavo guardarsi allo specchio e farsi forza, e prepararsi ad affrontare Davide con la stessa sicurezza che aveva utilizzato per affrontare me.
STAI LEGGENDO
Strade nella nebbia
General FictionSullo sfondo di un piccolo paese della campagna Pavese seguiamo le storie di quattro personaggi accomunati dallo stesso lavoro nella stesso bar: Giulio, il narratore nonché l'ultimo arrivato, Perennemente arrabbiato con il mondo. Alessandra, la pro...