Decisioni

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Mandare la lettera alle risorse umane non fu il mio unico tentativo di farmi riammettere in azienda.
Nei giorni seguenti scrissi febbrilmente decine di curricula, differenti e accompagnati da altrettante diverse lettere di presentazione, per poterle inviare alle agenzie interinali che avevano posizioni aperte in azienda.

Non so perché lo feci, forse cercavo solo un modo di tornare indietro a quando le cose andavano bene, prima che la mia vita andasse completamente a rotoli. So solo che tutti i miei pensieri erano tutti rivolti a quell'unico obbiettivo.
Passavo le giornate con il naso dentro al telefono, riempivo ogni motore di ricerca che mi veniva in mente con il nome dell'azienda e le parole "ricerca personale", "lavoro", "lavora con noi" ecc...
Eppure, tra le mille mail e i centinaia di messaggi che scrissi, non mi passò mai per la testa di perdere cinque minuti per buttare giù quattro righe all'indirizzo che mi aveva passato Davide.

Me lo ricordò lui, qualche giorno più tardi, durante una colazione a casa sua.
Eravamo soli, Ale era andata a portare i figli a scuola, e mentre lui mi versava il latte appena montato nella tazza di caffè con un gesto elegante e veloce della mano, mi chiese:
- Hai sentito Cecchini?-
-Chi?- domandai sputacchiando lo zucchero a velo della brioche che avevo appena addentato.
-Il mio amico, Marco, quello del lavoro-
Ci misi un po' prima di capire a cosa si riferisse, ma quando me ne resi conto, capii di essere un coglione.
Mi guardai attorno, come se da qualche parte in casa sua ci fosse una risposta pronta appoggiata da qualche parte ed io potessi trovarla ed utilizzarla per cavarmi d'impiccio.
Tutto quello che riuscii a notare invece fu un gufetto segnatempo identico a quello che avevo trovato giù nel mio appartamento, con gli stessi occhi gialli che mi fissavano inquietanti.
-No- Risposi a Davide.
-Non ti ha chiamato? Ma almeno sai se ha letto il curriculum?-
Fissai di nuovo il gufetto che sembrò dirmi:

Avanti Giulio, digli la verità:
Davide, perdonami perché sono un coglione. Avrei dovuto spedire quella mail subito ed invece me ne sono dimenticato.

Invece tutto quello che mi uscì fu:
-Non ho potuto-
-Perché?- Mi domandò mentre si sedeva a capotavola con una grossa fetta di torta in mano.
Non so da dove mi venne fuori, ma buttai un:
-Matteo mi ha bloccato l'account-

Matteo non sa nemmeno la differenza tra un PC ed un Mac ed ora è diventato  addirittura un'hacker, complimenti!

Davide mi guardò stranito, con la bocca aperta e il dolce sospeso a mezz'aria.
-In che senso?-
-Sai, per vendicarsi del pugno- farfugliai io.

Per-Vendicarsi-del-pugno.
Scandii nella mia mente. 
Siamo finiti in una telenovelas! Dove Mateo Mauricio Martinez De La Puenta, insieme alla sua nuova compagna Sara Francisca Rodriguez Gonzales hanno contattato un famigerato hacker per vendicarsi del torto subìto.
Sono un imbecille
pensai
Sei un imbecille
Confermò il gufetto.

-E non potevi spedirla da un altro indirizzo?- Domandò Davide.
E adesso come la metti?
-Ho detto l'account? volevo dire il computer-
-Matteo ti ha bloccato il computer?-
Annuii, mentre dentro di me volevo solo scappare.
Davide cercò di addentare il pezzo di dolce, ma si fermò ancora e mi chiese:
-Scusa, Giulio, ma come ha fatto a bloccarti il computer se dopo tutto il casino non vi siete sentiti più?-

Eh, come ha fatto? Adesso come glieli spieghi?

Mi guardai attorno spaesato e poi buttai fuori:
-Con una mail-
-Con una mail?-
-Sí, una di quelle mail col virus...-

Davide finalmente affondò i denti nella pasta frolla, masticò a lungo e poi, annuendo piano, mi disse:
-forse una volta è successo anche ad un mio amico-
Appoggiai la schiena alla sedia e tirai un sospiro di sollievo.

Strade nella nebbiaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora