Evelyn stava camminando per gli ampi corridoi della villa di Berenilde, aveva appena finito di fare i bagagli e un valletto si era sbrigato a prenderli per caricarli sulla carrozza. Il giorno dopo sarebbe partita, avrebbe lasciato il Polo per trasferirsi a Babel. Le dispiaceva per l'amica, essere costretta in un matrimonio diplomatico era l'ultima cosa che avrebbe voluto per se stessa, ma avrebbero trovato una soluzione, ce l'avevano sempre fatta. Quando l'amica le aveva chiesto di fare da chaperon aveva accettato senza esitazione.Non era da lei, che ragionava sempre attentamente quando doveva prendere decisioni importanti, ma quella volta non aveva dubbi, aveva bisogno di cambiamento e quella era la sua opportunità. Aveva passato tutta la sua infanzia intrappolata nella casa della madre a prendere lezioni di etichetta, di valzer, aveva imparato come servire il tè e tutte quelle cose che quella donna riteneva avrebbero fatto di lei un buon partito. Poi era arrivato Archibald, con la sua proposta di lavoro, e lei si era dedicata tutti quegli anni a dare il suo meglio nell'amministrazione di Chiardiluna, voleva dimostrare al cugino la sua gratitudine, voleva dimostrare al mondo di esserne in grado. Eppure, nel bene o nel male, il suo futuro era sempre stato legato: al Polo, alla madre, ad Archibald. Voleva cambiare, voleva costruirsi un futuro da sola e doveva farlo in un posto nuovo. Poteva sentire il brivido della curiosità, per la prima volta sentiva di tenere in mano il suo destino e, si ripromise, ne avrebbe fatto buon uso.
Ora, pensò Evelyn con malinconia, veniva la parte difficile. Dire addio al Polo voleva dire addio anche alle persone a cui teneva. Non addio, si corresse mentalmente la giovane, solo arrivederci.
La ragazza fu distolta dai suoi pensieri quando vide avanzare nel corridoio proprio le persone che stava cercando. Archibald stava chiacchierando con Berenilde e quando la vide accelerò il passo per raggiungerla.
<Madama Berenilde, c'è Jane che vi sta cercando, è nel salone rosso.> Disse Eve rivolta verso la donna, che fece un sorriso raggiante per poi ringraziarla.
<Vi raggiungo fra un po', voglio salutare anche io la nostra Janette!> Aggiunse Archibald alla dama che dopo sparì in uno dei corridoi.
<Starai bene senza di me?> Chiese Eve rivolta al cugino con un sorriso.
<Potrei farti la stessa domanda, visto come piangevi quando sono morto! Ahi!> Eve aveva assestato un pugno sul braccio dell'ex-ambasciatore, che però proruppe in una risata divertita.
<Beh, anche tu non eri molto calmo quando sono tornata dal bosc-> Ribattè Eve prima di essere interrotta.
<Sciocchezze! Allora ti troverai un lavoro a Babel?> Cambiò argomento velocemente Archibald, la giovane fece un sospiro.
<È quello che intendo fare. E tu, cosa farai?> Domandò la giovane, sapeva che doveva essere duro diventare invisibile per il proprio clan, ma aveva fiducia in lui.
<Mi terrò occupato.> Rispose il cugino in tono vago.
Poi Evelyn se ne rese conto, stava veramente per andarsene e non l'avrebbe rivisto per chissà quanto, lo strinse in un abbraccio.
<Grazie di tutto...> Mormorò, iniziando quasi a commuoversi, Archibald fece una risata.
<Sarei io a doverti ringraziare!> Le rispose dandole un buffetto sulla testa. <Mi raccomando, voglio delle lettere e cerca di non finire nei guai.>
Evelyn alzò un sopracciglio. <Potrei dirti lo stesso, sei la cosa più vicina che ho a un fratello.>
<Non mi piacciono gli addii e sono sicuro che avrai altro da fare ora, quindi consideralo come un a presto. Vai e fa vedere a Babel chi sei, cuginetta!> Archibald fece un sorriso a trentadue denti e poi togliendosi il cilindro bucato e facendo una buffa riverenza sparì in direzione della stanza di Jane.
STAI LEGGENDO
Viaggio a Babel: Storie di due nobili
FanfictionSecondo libro di Vita al Polo: Storie di due Nobili È tempo per Janette ed Evelyn di girare una pagina della loro vita, abbandonando il freddo del Polo per avventurarsi nella cosmopolita arca di Babel. Evelyn ha visto il suo mondo crollarle davanti...