ℂ𝕒𝕡𝕚𝕥𝕠𝕝𝕠 3 ℙ𝕠𝕧. 𝔼𝕧𝕖𝕝𝕪𝕟

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Evelyn non aveva mai preso un dirigibile. Essere sospesi nel vuoto con la sola compagnia delle nuvole argentee era disorientante, ma estremamente affascinante.
Ora sedeva vicino ad un oblò mentre leggeva il libro tracciando con un dito i bordi della rilegatura verde scuro. I primi giorni di viaggio era rimasta con il viso costantemente incollato al vetro ad osservare la sua arca natale diventare via via un puntino nello spazio sempre più piccolo. Ormai, dopo sette giorni, il Polo era completamente sparito, in compenso il cielo si era fatto più luminoso e l'aria si era fatta calda, ma non un caldo artificiale, come quello delle illusioni di Città-cielo.
Aveva quasi finito un capitolo del libro quando uno degli impiegati del dirigibile le si avvicinò tenendo un pacco fra le braccia.

<Madama, a breve arriveremo a destinazione, vi prego di indossare questi vestiti.> Esordí l'uomo porgendole la busta. La giovane lo ringraziò e dopo aver fatto una breve riverenza si congedò per cambiarsi d' abito.
Era una sensazione strana, potè constatare Eve, indossare abiti cosí diversi dal solito. Al posto della sua gonna in broccato e del suo corsetto nero ora indossava dei pantaloni aderenti, un paio di stivali ed una maglia senza maniche di lino che si era dovuta arrotolare attorno come uno scialle, per poi fissarla in vita con una cintura, tutto era di un celeste chiarissimo, colore che Eve aveva letto fosse assegnato alla discendenza del sire Faruk.
Gli abiti erano stranamente comodi rispetto alle gonne pesanti e i corsetti stretti e le consentivano di muoversi con molta più libertà. Allora era cosí che si sentivano gli uomini del Polo, pensò la ragazza camminando avanti e indietro per la stanza per testare i nuovi indumenti.
Si guardò nello specchio della sua cabina, le sembrava quasi di vedere un altra persona.
Poi, decise di sciogliersi i capelli e farli ricadere sulle spalle in riccioli biondo scuro, si sentiva diversa.
Dopo qualche secondo la giovane sentí bussare alla porta della sua cabina e andò ad aprire ritrovandosi davanti Jane. Aveva i capelli legati in una stretta treccia alla nuca e portava dei vestiti molto simili ai suoi. Sulle braccia della ragazza spiccavano i suoi tatuaggi familiari ed un'evidente cicatrice sulla spalla, che le era rimasta come permanente ricordo della caccia.
L'amica sorrise per poi entrare nella sua stanza e sistemarsi comodamente sul suo letto a gambe incrociate, anche lei sembrava abbastanza entusiasta del cambio di abbigliamento.

<Belli i pantaloni, eh?> Chiese Evelyn sedendosi accanto a lei.

<Oh si! Finalmente qualcosa di comodo!> Rispose l'amica per poi buttarsi indietro e sdraiarsi sul letto, poi la sua espressione si fece esitante. Era lo stesso comportamento che Evelyn aveva osservato in Jane durante tutta la settimana, la chiamava per parlare e poi la voce sembrava morirle e trovava una scusa per cambiare argomento. Non era affatto da lei ed Eve stava iniziando a preoccuparsi, le stava forse tenendo nascosto qualcosa?

<Jane, che cosa devi dirmi?> Domandò la giovane incrociando le braccia e appoggiando la schiena alla parete.
La Drago si limitò a coprirsi la fronte con un braccio.
<Promettimi che non ti arrabbierai.>

Ora sì che Evelyn iniziava a preoccuparsi.
<A patto che non hai ucciso nessuno, si, sarò relativamente calma.>

<Che peccato, ti volevo proprio chiedere se mi potevi aiutare a nascondere un cadavere.> Rise Jane, ma ad Evelyn non la dava a bere, stava cercando di guadagnare tempo. La giovane alzò un sopracciglio e per qualche secondo l'unico rumore di quello del vento fuori dal dirigibile.

<Archibald mi ha baciata!> Esclamò poi senza preavviso la Drago, saltando in piedi e mettendosi a camminare per la cabina.

<Ci stavamo salutando e... Io gli ho chiesto cosa provasse per me, e lui! Avresti dovuto sentirlo, mi ha detto che non mi merita, che starò bene con il mio nuovo marito e poi mi bacia, l'idiota!> Si era messa ad urlare Jane assestando un piccolo calcio al muro.

Evelyn rimase un attimo in silenzio con gli occhi sgranati, l'amica le aveva già confessato i sentimenti che aveva iniziato a provare per suo cugino e lei non sapeva bene come avrebbe dovuto sentirsi. Sapeva benissimo delle continue avventure amorose di Archibald e non voleva che l'amica rimanesse ferita. Ma in un certo senso sperava che una relazione seria avrebbe potuto aiutare il cugino.

<Jane, non sono arrabbiata. Voglio capire cosa provi per mio cugino.> Disse Evelyn in un tono che voleva suonare comprensivo mentre le faceva cenno di sedersi e di lasciar stare il povero muro.

<Io... io non lo so. Dannazione, Eve non ci capisco niente! Quando penso di provare qualcosa, lui mi dice che dovrei dimenticarlo e poi...>

<Eve io non voglio sposarmi.> Concluse poi Jane rimettendosi a sedere con un sospiro.

<Lo so...> Evelyn non sapeva proprio che consigliarle, sopratutto al momento era l'ultima persona a cui si potevano chiedere consigli per questioni di cuore. Ma Jane era sua amica, e meritava il suo supporto.
<Mio cugino ha più problemi di quanto non dia a vedere è... strano, ma alla fine non ci si può fare niente. Sono sicura che se ci tiene veramente non sarà l'ultima volta che sentirai parlare di lui. È determinato, a modo suo.>

Jane fece una risata.
<Non sta a posto con la testa.>

<Per quanto riguarda il matrimonio, troveremo una soluzione insieme. Siamo su una nuova arca, Jane! Ma ci pensi? Abbiamo tutto il futuro davanti!> Esclamò Evelyn, guardando l'amica.

<Speriamo...> Disse incerta Jane sistemandosi la treccia.

<Signorine!> La voce veniva da dietro la porta e la ragazza riconobbe che era quella del comandante del dirigibile.
<Fra poco arriveremo a destinazione.>

Sul viso di Eve si allargò un grande sorriso e poi si girò verso l'amica.
<Andiamo a vedere Babel!>
Detto questo la ragazza si mise a correre fuori dalla sua cabina e verso uno degli oblò più grandi.
La vista le tolse quasi il fiato. Immerse in un mare di nuvole si vedevano in lontananza tante piccole isole collegate fra loro da ponti sospesi nel vuoto. La cosa che più spiccava all'occhio era decisamente il verde, un mare di vegetazione che si Fonseca con gli edifici e piante esotiche che Evelyn aveva visto solo nei libri. Il dirigibile continuava ad avvicinarsi e la giovane iniziava a scorgere case, animali, folle di persone, un misto di forme sorprendenti.
Dopo qualche minuto un fischietto suonò, erano arrivate a Babel.

Viaggio a Babel: Storie di due nobiliDove le storie prendono vita. Scoprilo ora