ℂ𝕒𝕡𝕚𝕥𝕠𝕝𝕠 45 ℙ𝕠𝕧. 𝔼𝕧𝕖𝕝𝕪𝕟

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Quando Evelyn si svegliò aveva la fronte imperlata di sudore e il fiato corto. Aveva fatto un altro incubo anche se, come ogni mattina da quando si era trovata intrappolata da Axius a Babel, non riusciva mai a ricordare di cosa si trattasse.
Le rimaneva solo il senso di inquietudine e il rumore del cuore che le batteva nel petto, che sovrastava il gentile frusciare delle fronde degli alberi fuori dalla finestra.
Una volta fuori dal letto Evelyn si vestí, notando con un sospiro quanto fosse diventata lenta ad allacciarsi il corsetto. Forse il tempo delle tediose riunioni burocratiche si era momentaneamente fermato per gli amici, ma non per lei. Non quando tutta la sua famiglia le premeva di nuovo sul collo proprio come quando se ne era andata.

<Madama?>
Eve sentí una voce proveniente dalla porta della sua camera, che aveva sbloccato.

Quando la giovane spalancò il battente si trovò davanti una ragazza dai capelli neri lunghi fino alle spalle e le lentiggini che indossava l'uniforme dei domestici.

<L'ambasciatrice mi ha mandata per scortarvi da lei per il vostro colloquio.>
Disse tutto d'un fiato la domestica mentre Evelyn la squadrava. La ragazza stentava a crederci, Pazientina la voleva far escortare nella sua vecchia casa, un posto in cui aveva lavorato e che conosceva meglio di qualsiasi altro.

<Sono un estranea alla mia stessa famiglia...>
Mormorò sottovoce Eve dopo essere uscita dalla propria stanza. La domestica le camminava al fianco, perfettamente conscia del fatto che la strada Eve la conoscesse perfettamente.

<Sei la ragazza che ha testimoniato per la morte di Gustavo due anni fa, giusto?>
Chiese dopo un po' Evelyn che aveva appena capito perchè il viso della ragazza le sembrava vagamente familiare.

<Corretto, Ethel, madama.> Rispose educatamente la domestica ed Evelyn notò la mancanza di quel tono riverente e timido che si ricordava.

<Mmh, è cambiato molto dalla mia partenza, non è vero Ethel? Ti sarei molto grata se mi aggiornassi sugli ultimi cambiamenti...>

La domestica le rivolse un veloce sguardo prima di mettersi a raccontare.
<Beh, come avrete visto le cose qui sono cambiate parecchio. Con la formazione dei sindacati lo stipendio dei lavoratori è aumentato mentre le industrie di clessidre sono quasi in bancarotta.>

Evelyn corrugò la fronte facendo deformare il tatuaggio a forma di goccia.
<Anche quella fondata dalla povera Madre Ildegarda?>

La ragazza fece un'alzata di spalle.
<Si, madama.>  Poi Ethel aggiunse in un sussurro. <L'ex-ambasciatore ha finanziato molto l'attività... Ma di compratori ne rimangono pochi...>

Evelyn sbuffò stizzita.
<Ora anche il nome di Archibald è proibito in questo posto?>

<Umm... No madama, ma la vostra famiglia preferisce non sentirlo.>
Rispose velocemente la domestica evitando i suoi occhi. Il viso di Evelyn si addolcí, non voleva metterla in difficoltà con suoi superiori.

<E cosa mi dici di questo posto? La mia cara cugina è una grande ambasciatrice?>

<Sono state svolte numerose inchieste dopo gli omicidi di Chiardiluna, il personale ha più controlli di prima... Gli ospiti sono diminuiti...E l'Ambasciata non bada a spese...>
Ethel non aggiunse altro ed Evelyn le rivolse un sorriso riconoscente.

<Grazie per le informazioni.>

"L'Ambasciata non bada a spese" Era chiaro che Pazientina amava il lusso. Questa non era una novità, e i racconti di Archibald sulle scandalose imprese delle sue ex-sorelle erano già abbastanza eloquenti, senza contare il modo con cui erano stati accolti il cugino e Servius.
Archibald era sempre stato un uomo parecchio libertino, "ma almeno" pensò la giovane, "questo posto poteva si poteva ancora definire un'ambasciata".

<Vi aspetto qui fuori, madama.> Le disse brevemente Ethel quando le due giunsero davanti ai battenti intagliati della sala da tè.

Ad aspettarla, seduta tutta impettita su una delle poltrone della sala c'era Pazientina, con gli orecchini di perla ed il vestito rosa cipria la squadrava come si farebbe con un insetto particolarmente fastidioso.

<A quanto pare non sono più autorizzata a camminare da sola.>
Esordí Evelyn in tono piatto, aveva lasciato tutta la diplomazia e rispetto per le cugine nella sala del consiglio il giorno prima, non ne aveva più da sprecare con lei.

<Sei un'ospite Evelyn, o devo ricordarti che ti sei personalmente licenziata davanti a tutto il consiglio?>
Rispose con un sospiro Pazientina prendendo un sorso dalla sua tazzina di tè.Evelyn non si mosse di un centimetro.

<Sono comunque parte della famiglia, proprio come Archibald...> Sibilò la giovane, <Oh, ma dimenticavo che siete stati voi a condannarlo. E per cosa poi? Perchè non potevate sopportare che i Miraggi facessero le nostre veci finchè non l'avessero ritrovato!>

<Senza di noi Città-cielo sarebbe piombata nel panico. Ma a te non sembra importare cara cugina, ti sei licenziata e te ne sei scappata con quel tuo Miraggio alla prima occasione, e ora il matrimonio diplomatico con New Babel è andato in fumo...>

Evelyn scoppiò a ridere.
<Non ti ho forse fatto un favore Pazientina? Sappiamo tutte e due chi è la più competente qua dentro per fare l'ambasciatrice...>

Il viso della cugina si fece rosso di rabbia e la giovane ambasciatrice scattò in piedi.

<Come se il consiglio ti avrebbe mai nominato ambasciatrice dopo tutti gli affronti a tua madre. Una donna sola che fraternizza con quegli estremisti dei Draghi e se la fa con un Miraggio, che si crede tanto capace solo perchè il mio caro defunto fratello ha avuto pietà di lei. E come ci ricompensi cara, distruggendo i nostri rapporti diplomatici interfamiliari e infangando il nome della Rete!>

Evelyn ci vedeva rosso, teneva i pugni cosí stretti ai fianchi che le sarebbe potuto uscire del sangue dai palmi delle mani.

<Il mondo cambia Pazientina, ma vedo che tu sei ancora bloccata con le stesse stupide ideologie che ci propinano da un centinaio di anni a questa parte. Io frequento chi voglio e se tu riuscissi a tirare fuori la testa da quelle tue sottovesti di seta ti accorgeresti che questa guerra tra clan ci sta distruggendo. E la Rete cosa fa? Dov'è questa diplomazia di cui parli? Hai condannato tuo fratello e ora tu ne paghi le conseguenze... Mi sembra di aver disturbato abbastanza la nostra somma ambasciatrice... Me ne vado da questo posto.>

Prima che la ragazza potesse varcare la porta di legno Pazientina le rivolse lo sguardo per un ultima volta.

<Datti un contegno cugina, alla Rete non stanno piacendo i pettegolezzi che girano sul Nibelungen.>

<La Rete può pensare quello che le pare!>
Sbottò la ragazza, non si ricordava di aver urlato in quel modo prima d'ora, eppure per una volta sembrava liberatorio sfogarsi senza doversi preoccupare di fare una buona impressione.
Evelyn sperava proprio che la sentissero tutti i suoi parenti.

Dopo un lungo momento di silenzio dalla porta fece capolino la testa di Ethel.
<La riaccompagno alla sua stanza, madama?>

<Non si preoccupi, visito il conte Nathaniël, almeno lui ha la decenza di trattare bene i suoi ospiti.>

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<Sei rossa come un pomodoro.>

<Grazie Nath, me ne ero accorta.>
Rispose Evelyn mentre il Miraggio l'accompagnava per i corridoi bui della sua villa.

<Nervosa?>
Le chiese il Miraggio lanciandole uno sguardo preoccupato.

<Sto una favola. Pazientina è stata adorabile.>
Ribattè lei piccata.

<Lo immaginavo.>

Dopo qualche minuto i due si fermarono davanti ad una porta di legno d'ebano.

<La camera di Archibald.> Annunciò il Miraggio girandosi verso di lei prima di posarle un veloce bacio sulle labbra.
<Se mi cerchi sono nel mio studio.>

La ragazza gli fece un piccolo sorriso, la rabbia che si dissipava per qualche secondo.
Quando la ragazza aprí la porta però, sentí di nuovo il cuore fermarsi.
Archibald era seduto sul letto, tossiva come non l'aveva mai sentito fare e la sua barba era più mal rasata del solito. In mano teneva una piccola capsula piena di pillole bianche.

<Archi... Cosa stai facendo?>

Viaggio a Babel: Storie di due nobiliDove le storie prendono vita. Scoprilo ora