ℂ𝕒𝕡𝕚𝕥𝕠𝕝𝕠 35 ℙ𝕠𝕧. 𝕁𝕒𝕟𝕖𝕥𝕥𝕖

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La testa pensate, i pensieri confusi, lo sguardo appannato...
<Dove... Dove sono?>
Sussurrò sforzandosi di aprire gli occhi, la luce filtrava pacata da delle piccole finestre e il silenzio inondava ogni spazio della camera.
Jane finalmente riuscì ad aprire gli occhi e a mettere a fuoco le cose intorno a lei.
Si trovava su un letto veramente scomodo in una piccola stanza con i soffitti bassi e l'intonico staccato sui muri.
Su una sedia in fondo alla stanza si trovava Eve che sembrava aver ripreso il suo aspetto naturale, continuava a leggere una lettera con sguardo pensieroso.
Jane con un pò di fatica riuscì a mettersi seduta, aveva la testa che le scoppiava e tutte le ossa indolensite.
<Eve>
Disse più ad alta voce in modo che la ragazza riuscisse a sentirla.
<Jane>
Esclamò la ragazza sgranando gli occhi,
<Oh, stai bene>
Disse alzandosi e venendogli incontro,
<Si, credo di si. Che è successo?>
Il sorriso sul volto dell'amica subito scomparve,
<Non ci pensare adesso. L'importante è che stai bene>
Jane vedendo l'amica scossa decise di non insistere ulteriormente. Guardò però la lettera che la giovane teneva in mano.
<Cos'è?>
Disse accennando verso il pezzo di carta, Eve abbassò lo sguardo per poi sospirare,
<È quello che sto cercando di capire... Qualcuno ci ha mandato questa lettera per aiutarci a farti uscire dall'Osservatorio.>
Jane si portò una mano alla testa, le aveva cominciato a pulsare forte come delle piccole martellate al cervello.
<Jane, adesso dovresti riposare>
Disse l'amica notando l'espressione indolensita della giovane, lei scosse la testa.
<Ho passato fin troppo tempo fuori gioco, che mi sono persa?>
Eve sospirò, si vedeva che era preoccupata per l'amica, ma Jane non voleva farla preoccupare, anzi continuava a fare di tutto per nascondere tutto quello che in verità la turbava.
Eve scosse la testa in segno di resa e allungò la lettera alla giovane. Jane la guardò, ma non erano tanto le parole quello che le saltò subito all'occhio...
<Quindi non sapete chi ve l'ha mandata...>
Disse Jane continuando a fissare quelle piccole parole scritte con una scrittura sottile e sorprendentemente ordinata.
<No, l'abbiamo trovata in mezzo alle altre lettere. È da giorni che ci sto pensando ma non riesco proprio a pensare a qualcuno di qui che possa averci aiutato>
Jane sospirò malinconica,
<Perchè non è di qui>
Eve si sedette sul bordo del letto vicino alla giovane,
<Cosa?>
<Thorn>
Disse solamente, in quel momento le tornò in mente il cugino, era cresciuta con lui, era così legata a lui. Ma lui era sparito, così nel nulla. Quel pensiero la tormentava ancora, non avere sue notizie per così tanto tempo le aveva fatto pensare al peggio, anche se la sua speranza di poterlo rivedere un giorno non si era ancora spenta.
<Come fai a esserne sicura?>
Jane si asciugò con la maniche le lacrime che cominciavano a rigargli il viso, per poi puntare il dito verso il foglio.
<La calligrafia, è la sua, ne sono totalmente sicura. Sai quando lavoravo all'intendenza avrò visto centinaia di documenti con la sua firma. Non posso sbagliarmi>
Eve sgranò gli occhi e riprese la lettera per ridare una ricontrollata alla piccole parole ordinate,
<Thorn è a Babel?>
<A quanto pare... E non è il solo>
Eve adesso era veramente confusa, Jane accennò un sorriso, nonostante fosse stata rinchiusa per più di un anno era quella più informata sulle novità.
<Ho visto Ofelia nell'osservatorio, sta sicuramente cercando Thorn>
Eve scattò in piedi,
<Jane ne sei sicura? Se te lo fossi solo... ehm...>
<Immaginato?>
Concluse la frase per lei, Eve abbassò lo sguardo e annuì,
<No, non me lo sono immaginato. Sono totalmente sicura>
<Ci hai parlato?>
Chiese la giovane della rete, Jane scosse la testa
<Non ne ho avuto modo, l'ho vista poco prima che mi veniste a liberare>
Eve assunse la sua solita espressione pensierosa, come se stesse assimilando tutte queste informazioni.
Adesso Jane stava molto meglio, le era mancata così tanto la normalità, anche se quella non era del tutto la normalità. Tutti lo sapevano, stava per succedere qualcosa. Ma Jane in quel preciso momento non voleva pensarci, voleva solo passare del tempo con la sua migliore amica e magari anche con...
<Dov'è Archibald?>
Chiese Jane sperando di veder entrare l'ex-ambasciatore proprio nel preciso momento in cui pronunciò quelle parole.
Eve si bloccò e si voltò verso l'amica,
<Non abbiamo sue notizie da un pò di tempo, gli ho mandato una lettera per informarlo del fatto che tu stai bene, ma non ho ricevuto risposta>
Jane si sentì sommergere, Archibald rispondeva sempre alle lettere, se gli fosse successo qualcosa di grave?
Eve notò l'espressione sconvolta nel volto della Drago e le si avvicinò,
<Jane, stai tranquilla, stiamo parlando di Archibald. Se la sa sempre cavare, non ti devi agitare però>
Disse anche se non era molto convincente, sembrava anche lei molto preoccupata ma nascondeva tutto per restare forte davanti all'amica.

Si sentirono dei passi e poi la porta si aprì.
Sull'uscio si trovava Servius con un vassoio malandato in mano con una ciotola scheggiata sopra.
Anche lui era tornato in se, ma Jane notò subito che il babeliano aveva deciso di non rimettere il pearcing al labbro, simbolo della sua famiglia. Forse quel gesto stava a significare la totale rottura con il padre e tutta la sua discendenza, Servius era diverso, non voleva somigliare al padre e Jane lo sapeva bene.
<Oh well, ti sei svegliata>
Disse avvicinandosi al letto per posare il vassoio sul comodino vicino al letto.
<Jane, are you ok?>
Chiese dopo qualche secondo il ragazzo notando lo sguardo fisso della giovane.
Lei annuì debolmente, per poi alzarsi dal letto,
<Voglio tornare al Polo>
Disse solamente mentre si avviava a vuoto nella stanza in cerca dei suoi vestiti.
<Now?>
Chiese confuso Servius guardandola come se fosse impazzita,
<Il più presto possibile. Odio questa arca, senza offesa...>
Disse rivolta al babeliano, lui fece un'alzata di spalle come se effettivamente non gli interessasse.
Eve sospirò,
<Jane adesso ti devi riposare. Sei ancora in pò instabile al momento, ti prometto che poi cercheremo un modo per tornare alla nostra arca, adesso però torna a letto>
Disse, Eve sembrava davvero preoccupata del fatto che l'amica potesse perdere il controllo, voleva tenerla tranquilla il più possibile. Jane sapeva che era successo qualcosa la sera all'Osservatorio ma non si ricordava cosa e forse non voleva ricordarlo così sospirò per poi ubbidire all'amica e rinfilarsi a letto.

Viaggio a Babel: Storie di due nobiliDove le storie prendono vita. Scoprilo ora