Paulo.

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Madrid, Natale 2020.

Quest'anno, per Natale, non sono andato in Argentina come l'anno scorso. Sono rimasto a Madrid perché il campionato non si fermerà fino alla seconda settimana di Gennaio e così, la mia famiglia, è venuta qua da noi, solo loro perché poi la famiglia di Oriana ci raggiungerà a Capodanno, o almeno credo, non ho ben capito e la nostra comunicazione non è poi delle migliori nonostante, ormai, siano passati più di due anni dal nostro primo incontro.

Abel ha ormai un anno e mezzo, è un meraviglioso ometto innamorato del calcio e non mi sono nemmeno dovuto impegnare poi tanto per convertirlo a questo sport, probabilmente già ce l'aveva nel sangue. 

Facciamo moltissime cose insieme, penso praticamente tutto, ogni secondo libero lo passo con mio figlio.

Aveva ragione Alina, non dovevo sentirmi sbagliato, non dovevo sentirmi meno padre.

Amo Abel con tutto me stesso, gli sto dando tutto e mi sto persino chiedendo come sia possibile che all'inizio non lo volessi. Abel ha dato un senso a tante cose, non a tutte ovviamente, perché ci sono delle parti di me che rimarranno vuote per sempre ma tante cose, grazie a mio figlio, girano nel verso giusto. Sono tornato ad amare la vita quando sono con Abel anche se poi, quando sono da solo e mi giro nel letto, penso spesso a quanto questa vita non mi sorriderà mai più. A quanto questo vuoto che sento me lo dovrò portare dentro per sempre. 

Quando mi giro e trovo Oriana vorrei scomparire. 
E mi sento una merda nel pensarlo, non ha nemmeno colpe lei, anzi, è un'ottima madre e una brava compagna, che non ha pretese perché sa bene in che situazione mi ha conosciuto, sa bene che il mio cuore sarà sempre e solo di Rachele e che non potrò mai più donarlo a qualcun altro.

Sospiro, mi sistemo la camicia, devo scendere di sotto dove già ci sta aspettando troppa gente.
Oltre a tutta la mia famiglia c'è la zia di Oriana che abita in Svizzera e un paio di sue amiche di Madrid che avrebbero dovuto passare il Natale da sole.

"Figlio mio non puoi continuare a nasconderti."
Esclama mia madre entrando in camera mia.

"Non mi sto nascondendo mamma, mi stavo preparando."

"Una volta per festeggiare il Natale facevi tutto di fretta."
Dice ancora sedendosi sul bracciolo della poltrona di camera mia.

"Una volta facevo tante cose."
Mi passo una mano fra i capelli, non so nemmeno io perché stia prendendo tanto tempo.

"Tornerai mai a sorridere?"

"Sorrido mamma."

"Non come prima."

Alzo le spalle, sa benissimo anche lei che il modo in cui è cambiata la mia vita non mi permette di sorridere come prima. Quel sorriso che avevo ritrovato ormai più di due anni fa non sono più riuscito a riaverlo e probabilmente non capiterà mai più, non senza di lei.

Con Abel sorrido e mi diverto ma mia madre dice che non è il sorriso del suo bambino, quello che Rachele era riuscita a farmi tornare.

"Dai, andiamo."
Esclamo mettendole un braccio intorno alle spalle, so quanto soffra anche lei e il mio cuore già rotto si spezza un po' di più a questo pensiero.

"Papi, abu."
Esclama il mio piccolo amore correndomi incontro, stava giocando con mio fratello ma quando ci vede i suoi occhi diventano solo per noi.

"Mi amorcito!"
Mia madre lo prende in braccio, lo lancia in aria un paio di volte, sorrido sincero, guardando questa scena che porta un po' di calore nella mia anima fredda.

-

"Papà papà."
Abel mi tira per un braccio trascinandomi verso una giostra. 
E' ancora Natale e siamo usciti a fare un giro nel centro di Madrid per smaltire un po' la super mangiata fatta a pranzo.

"Vuoi salire li amore?"
Chiedo e lo vedo annuire, ovviamente è troppo piccolo per andarci da solo così gli faccio scegliere il posto che vuole e salgo con lui.

Abel sceglie un aeroplanino rosso e blu, lo sistemo bene e resto in piedi accanto a lui, urla quando la giostra gira, batto le mani per stargli al gioco, ride, batte il cinque.

Mi diverto, vuole fare un altro giro quando finisce il primo e io lo accontento.

In questi momenti, grazie a mio figlio, mi dimentico di quasi tutto il dolore che porto dentro. 

Dico quasi perché non posso di certo dimenticare la mia bambina, non posso dimenticare di aver due figli ma di poterne tenere solo uno fra le braccia.  Non posso non pensare al fatto che vorrei portare anche lei sulla giostra, che vorrei comprarle lo zucchero filato e i vestitini di Natale.

Non posso non pensare a tutto questo.
E fa così male, così male, che mi si blocca il respiro.
E' un dolore con cui sto imparando a convivere.
Ho imparato ad accettarlo, perché ho compreso che non se ne andrà mai, che sarà sempre li.

Finiamo il giro sulla giostra, prendo mio figlio in braccio, mi butta le braccia al collo e mi fa accantonare tutti questi pensieri che soprattutto quando sono con lui non dovrei fare perché non è giusto. 

Scendiamo dalla giostra, si avvicina un uomo vestito da Babbo Natale, dice qualcosa di buffo, fa ridere Abel, una risata così simile alla mia. Gli bacio i capelli.

Gli compro un lecca lecca e poi ci fermiamo in un bar a prendere una cioccolata con mia madre e i miei fratelli. Oriana con le sue amiche va per mercatini, Abel vuole rimanere con noi. 
Si siede in braccio a mia madre con il suo lecca lecca in mano che mangia in modo buffo, ogni tanto mi sporgo a pulirlo perché proprio come me è un pasticcione.

Passo, nonostante tutto, una bella giornata.
Sono ormai le undici, si sono ritirati tutti nelle loro stanze per dormire e riposarsi, è stata una giornata davvero lunga.

Oriana è a farsi una doccia, io ho cambiato Abel e l'ho fatto addormentare, lo sistemo nel suo lettino, gli bacio i capelli.

"Buonanotte ometto."
Sussurro quando accendo la sua lucina, anche se son ben consapevole che sia già in un sonno profondo.

Preparo la radiolina, la sistemo accanto al mio comodino, così che possa controllare Abel.

Poi, nella malinconia e solitudine della sera apro il cassetto del mio comodino e prendo una bustina con dentro l'unica foto che posso avere della mia bambina, l'ultima ecografia che abbiamo fatto. E' la cosa più preziosa che ho. Credo che nessuno sappia che la conservo. E non vorrei nemmeno che lo sapessero.

La guardo spesso, la stringo, piango.

Guardo la mia bellissima Alice, immaginandomi per l'ennesima volta di tenerla tra le braccia.

Bacio la foto, la stringo al mio petto, dove c'è il cuore.
Mi alzo, mi avvicino alla finestra, guardo le stelle, verso un punto indefinito.

Mando un bacio che spero possa arrivare ovunque si trovi la mia bambina.

"Buon Natale amore mio, mi manchi tanto."

Fix You Inediti.-Paulo DybalaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora