Rachele.

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Torino, Natale 2020.

E' la notte di Natale, la notte più speciale di tutto l'anno per i bambini e tante volte anche per gli adulti.

Io, a distanza di anni, non riesco ancora a capire se il Natale mi piaccia o no, ma non importa. Piace alle persone che amo e così, lo festeggio.

Quest'anno forse con un motivo in più.

Abbiamo finito da poco di mettere tutti i regali sotto l'albero per Federico e Amelia, gli altri sono andati a dormire, anche Mario perché si è allenato anche oggi, il campionato non si fermerà ancora per un po', non che mi dispiaccia dato che voglio continuare a lavorare.

Sono seduta sul davanzale della finestra dello studio che abbiamo qui a casa.
Io e Mario ci siamo trasferiti da un paio di mesi in una casa più grande perché fra poco non saremo più solo io e lui.

Sono incinta, di sei mesi.

Una gravidanza voluta, desiderata, aspettata e che, per i primi mesi, mi ha mandata completamente in panico, terrorizzata che potesse succedermi ancora qualcosa di terribile ma, questa volta, ho superato il quinto mese da un pezzo, la mia bambina sta benissimo, faccio più controlli di quelli che forse dovrei ma tutti comprendono bene la mia situazione e il mio terrore.

Aspetto un'altra bambina e l'ho scoperto in un viaggio a Marrakech.
Da li, io e Mario, abbiamo deciso di darle un nome del luogo.

Asha.
Desiderio, speranza.

Asha è stata il mio grande desidero, la mia grande speranza per ricominciare a vivere, nonostante quel dolore che ancora mi porto nel petto, che a volte ancora non mi fa respirare.
Non diminuisce, anzi.

Però ho imparato a conviverci.

Bevo un sorso di tisana, guardo fuori dalla finestra.

Sta nevicando.

E la neve rende tutto un po' più magico, tutto un po' più bello.

Accarezzo, il mio pancione, Asha scalcia, sorrido, amo sentirla muovere.
Si è già creata una sintonia pazzesca tra noi, un po' come quella che sentivo con Alice, anche se con Alice, è stato un discorso particolare, che non potrà mai avere eguali.

Amo il mio studio, è il mio rifugio, dove tengo tutto quello che non mi posso portare fuori da qua. E' dove piango, dove mi permetto di crollare da sola, dove mi faccio mancare tutto ciò che ho perso nella mia vita. Lascio tutto qua.

Guardo verso il cielo e, nonostante la stagione, le stelle splendono limpide in cielo.

Brillano.

Mi scende una lacrima, mi chiedo se sia la mia bambina che brilla.

Assurdo?

Non trovo risposta ma, pensare che brilli libera così, mi fa stare un po' meno male.

A volte penso che sia li a guardarci, a guardare la sua mamma e il suo papà, ad accarezzarci impercettibile. A legarci l'uno con l'altra anche se noi non ci guardiamo più in faccia.

Sorrido malinconia, lascio libere le lacrime come capita spesso.

Apro un cassetto che di solito tengo sottochiave, sorrido.
Sposto la pallina rosa, accarezzo le magliettine della Juventus e dell'Argentina con scritto 'Papà', prendo il peluche di Stitch con inciso il nome Alice.

Lo stringo forte al cuore, mi siedo sul davanzale, appoggio il peluche sulla pancia che accarezzo, guardo verso il cielo, piango libera.

"Buon Natale amore mio, mi manchi tanto."

Fix You Inediti.-Paulo DybalaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora