Il sole filtrava dalla piccola finestra della mansarda di Rose Crescent, nel centro di Cambridge.
Amber Misfits abitava lì.Non fraintendetemi, non abitava in una mansarda, ma in una villa che gridava sfarzo ed eleganza, anche se dall'esterno aveva tutto l'aspetto di un umilissimo e umidissimo appartamento inglese.
L'intera casa aveva dettagli in oro, colonne di marmo e volte ad ornare gli alti soffitti. C'erano librerie colme di volumi in ogni parete della casa, quadri e maestosi specchi appesi nei corridoi ed enormi finestre che facevano illuminare tutte le stanze.
Per quanto Amber odiasse le cose antiche, adorava quella casa.
Ci viveva con i nonni, Cornelia e Gerard, due signori con un'intelligenza fuori dal comune che avevano dedicato la loro vita alla cultura, non per nulla erano Corvonero.
Ma tanto quanto si erano dedicati al sapere, si erano dedicati anche ad Amber. Crescendola con amore e forti valori, facendole sviluppare un forte senso critico e una furbizia fuori dal comune.
Ad essere sinceri, la furbizia non era l'unica cosa che Amber aveva fuori dal comune.
I suoi poteri erano particolari. Più che altro erano indomabili. E no, non sto parlando di quei poteri tipici dei maghi irrequieti, la giovane aveva acquisito il dominio degli elementi naturali.
Non per sua volontà, ma per la brama di successo che accecava i genitori, fino a spingerli a creare una pozione e testarla sulla figlia.
"Stupidi, ossessionati dalla fama, senza un briciolo di pudore" così considera Amber i suoi genitori.
Non le era mai importato di conoscerli ne di sapere la loro storia, non li aveva mai conosciuti e andava bene così. Figurarsi se avesse voluto conoscere altri lati di loro. Perché procurarsi dolore per persone mai viste? E soprattutto, perché voler conoscere chi ti ha inflitto poteri incontrollabili?
Sarebbe stato da masochisti, e lei certo non lo era.Ma torniamo a noi, il sole era così luminoso da accecare Amber e, di conseguenza, da costringerla a svegliarsi.
La pervase immediatamente l'inebriante odore di biscotti appena sfornati e caffè, e fu proprio quello a darle la forza di alzarsi dal letto quella mattina.Ormai, per lei, tutte le mattine erano uguali: si svegliava, faceva colazione e tornava in camera, si rinchiudeva nei libri e guardava, anzi, ammirava i passanti.
Si immaginava la loro ipotetica vita perfetta, senza scene tragiche o morti gloriose.
E puntuale la sua mente iniziava a divagare e un vortice di pensieri scavava la sua mente, il turbinio terminava sempre con lo stesso e indelebile nome: Cedric.
L'immagine del ragazzo con cui aveva condiviso tutti i suoi anni ad Hogwarts le balzava alla testa. Ricordava, e riviveva tutti i momenti che avevano vissuto insieme, fino a quel fatidico giorno.
Il suo urlo che squarciava l'aria, la rabbia, la fame di vendetta che da quel giorno la perseguitava.
Cedric era tutto ciò che aveva, era la sua forza, la sua debolezza. Era il veleno e l'antidoto.
Lo amava, eccome se lo amava. E lui amava lei. Si completavano, si creavano a vicenda. La loro storia d'amore l'avevano vissuta con ogni fibra del loro corpo.
Era quel tipo di amore che non riesci ad esprimere a parole, e ogni gesto sembra insulso. Si regalavano la spensieratezza di cui entrambi avevano bisogno.
Pensare a tutto ciò le provocava un dolore che la lacerava da dentro. Il suo ricordo le stringeva il cuore in una morsa e le veniva voglia di urlare.
Lo aveva giurato sul suo corpo inerte, avrebbe ucciso chiunque fosse il colpevole della sua morte.Poi scendeva per pranzo, per pentirsene un secondo dopo. "Tu DEVI tornare ad Hogwarts" la apostrofava il nonno da dietro la sua folta barba, "Cara, ascolta tuo nonno, devi finire gli studi" concludeva la nonna.
Spazientita Amber si rinchiudeva sempre in camera sua, e usciva la mattina dopo.
Cosa facesse nel frattempo era un mistero per i nonni, che la supplicavano di cenare.
Ma la giovane testarda aveva la testa sepolta nei cuscini per nascondere il volto coperto di lacrime. Non avrebbe sopportato trovarsi in quella scuola così piena di lui. Il solo pensiero le dava la nausea.Scosse la testa, e i lunghi capelli corvini le caddero sulle spalle. Tornò con la mente al presente e scese le scale.
Arrivata in cucina, salutò i nonni e, in cuor suo, già sapeva cosa sarebbe successo.
Riuscì solo a pensare "no, vi prego, no", ma la nonna incalzò il discorso: -Siediti cara, dobbiamo parlarti.-
-Non ce n'è alcun bisogno.- rispose freddamente Amber, raccogliendosi i capelli in uno chignon disordinato. Appoggiò le braccia sul tavolo della cucina, chinò la testa e buttò fuori un lungo sospiro.
-Ci andrò.-
Un po' per sfinimento, un po' per voglia di riscattarsi, la giovane Serpeverde aveva finalmente deciso di tornare ad Hogwarts.
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Dominatrix of Nature||George Weasley
Fanfiction-Amber, ti prego alzati- la supplicò George ancora una volta. -Vattene- sussurrò, ma a quel sussurro seguì la rabbia -ANDATE VIA, TUTTI- Sentì le mani bruciare, non riusciva più a controllare l'ira e nella sua testa non c'era spazio per alcun pens...