Ti faccio vedere i sorci verdi

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È un giorno di sole.
Uno dei pochi concesso da un cielo che si abbatte sul mondo in tutta la sua irruenza, in questa Scozia di un verde irreale.
La luce si intrufola dalle vetrate gotiche, andando a disegnare caleidoscopi colorati sui pavimenti di pietra.
Vorrei mollare tutto e correre da te.
Nei tuoi sotterranei che possono solo immaginare la luce del mattino.
Vorrei interrompere il tuo eterno lavoro, prenderti per mano e trascinarti su un prato a ridosso del lago.
Sedermi con te sull'erba ancora bagnata dalla brina della notte.
Parlare con te di cose inutili, guardando l'acqua incresparsi sotto i soffi del vento.
E se lo facessi, cosa accadrebbe?
La tua corazza da uomo allergico alle frivolezze cadrebbe?
Ti lasceresti portare in un posto inutile, ad un'ora inutile a passare il tempo facendo cose inutili?
Aggredisco il primo gradino mentre la ragione soccombe sotto un istinto troppo più forte di lei.
Ne faccio un altro mentre cerco le parole per giustificarti quello che sto per fare.
Perché conosco te e conosco me stessa.
E so che non sono in grado di resistere al desiderio di vederti inseguire il sole con i tuoi occhi neri, anche per due ore soltanto.
La porta del tuo studio è chiusa, come sempre. Mentre dentro regna il silenzio.
La apro piano, superando questo Caronte inerme che ti protegge dal resto degli uomini.
Tu risvegli la tua attenzione, come sempre imprigionata all'interno di un calderone colmo di vapori densi come panna montata. Sollevi il capo, sollevi anche il sopracciglio, come fai ogni volta, quando qualcosa di inaspettato ti si palesa davanti.
«Sì?» lo dici guardandomi negli occhi, impedendo a stento ad un sorriso di conquistarti le labbra.
Lo vedo, sai? Anche se sei bravo a nasconderlo.
Anche se ti ostini a non volermi far vedere la tua umanità, tenendola costantemente imprigionata sotto la casacca nera.
«Molla tutto, e andiamo a goderci il sole sul lago!»
Ti sollevi, incroci le braccia al petto.
«Hermione...» sussurri.
«È una cosa inutile, che sicuramente ti terrà per almeno due ore lontano dal tuo lavoro. Che ti impedirà di finire la cinquecentesima pozione per la tua scorta. E, se stai per chiedermelo, no, non raccoglieremo ingredienti, non studieremo erbe medicinali. Non faremo niente, se non goderci il sole...»
Sospiri. Liberi le braccia dalla morsa tipica del tuo atteggiamento di rifiuto costante.
I miei occhi sprizzano scintille di desiderio ed entusiasmo. Non sono capace di trattenerle.
E tu lo vedi. Tu vedi sempre tutto.
«Cosa vorresti che ti dicessi, Hermione?»
«Di sì, vorrei solo che mi dicessi di sì.»
Faccio un passo nella tua direzione. «Vorrei che, per un pomeriggio soltanto, potessimo essere due persone normali, con una vita normale. Non il cinico professor Piton e la professoressa Granger, diventata di ruolo troppo in fretta. Vorrei sedermi con te sul prato e lasciare che arrivi la sera. Vorrei che qualcuno ci guardasse, e che vedendoci si chiedesse per un attimo se tra il mago nero e la giovane promessa possa essere nato qualcosa di più. Ecco, vorrei questo. Solo questo...»
Increspi le labbra in un principio di sorriso.
Quanta fatica ti costa essere felice, Severus?
Ti volti lentamente verso una sedia abbandonata nell'angolo, inforchi il tuo mantello nero.
Il cuore smette di battermi.
Davvero può essere stato così semplice?
Davvero l'uomo di ghiaccio si sta lasciando trascinare sorto i raggi bollenti del sole?
Mi raggiungi.
Con un gesto frettoloso mi porgi il braccio.
Vorresti sorridere, ma non ne sei capace.
Non più, o forse non ancora.
«Lo sai che il mio acconsentire a questa follia è dettato dalla disperazione, vero Granger?»
«Lo so Severus, ti faccio vedere i sorci verdi!» faccio una pausa, ti sorrido strafottente «ma forse è proprio per questo che non riesci a fare a meno di me!»

Un attimo prima di arrendersiDove le storie prendono vita. Scoprilo ora