Lunga vita alla regina!

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Infine ci sei riuscita.
Mi hai fatto ridere.
Ed ora mi ritrovo con la bocca ancora impastata da troppo zucchero, a seguirti per i corridoi.
A cosa vorrai costringermi adesso?
Mi lascio trascinare, in balia del tuo ennesimo piano folle.
Mi vedo impotente mentre superiamo i confini di un castello immenso, mentre ci avventuriamo su un sentiero, mentre cerco di difendermi dalle tue mille parole irrefrenabili.
Mi scopro ai confini di un villaggio magico che ho sempre frequentato di malavoglia per procacciarmi ingredienti e materiale.
Mi ritrovo a passeggiare con te, in una strada piena di gente che ci guarda e che si fa domande. Che mi lascia scivolare addosso uno sguardo perplesso, cercando di non farsi vedere.
Le tue dita che a tratti si intrecciano alle mie, qui davanti a tutti, alla luce del sole.
E non me ne frega più niente.
Mi trascini verso una vetrina. Appiccichi le mani al vetro come farebbe una bambina davanti ad un negozio di giocattoli.
Per te si chiamano libri, e si chiamano libri anche per me.
In un qualcosa di tangibile che ci lega quando tutto il resto sembra separarci.
Forse non siamo così diversi, Hermione.
Forse hai vissuto anche tu mille e una vita, incastrata in mezzo alle pagine.
Forse anche tu, con questo mago scorbutico e gelido, stai vivendo per la prima volta.
Mi lascio scappare una carezza leggera a lambirti la guancia.
La tenerezza è un qualcosa a cui non ero pronto e a cui non so resistere.
Ti volti, mi guardi trattenendo a stento un'espressione di stupore.
Poi sorridi.
Sorridi come solo tu sai sorridere.
Distogli lo sguardo dai miei occhi immobili, lo punti famelico verso una vetrina che sembra contenere i tuoi desideri.
Bandierine del Regno Unito traboccano dagli scaffali, tingendo un'esposizione polverosa di rosso e blu accesi.
Il patriottismo scozzese per oggi è stato messo da parte.
«Devo essermi dimenticata di qualche festività...» sussurri senza distogliere lo sguardo.
Io resto in silenzio.
Tu non ti arrendi, non lo fai mai.
Cerchi di intavolare con me una nuova conversazione inondata di parole e risate.
Sai che forse non ci riuscirai, e sembra non importartene.
«Guarda, Severus. Quello è il dizionario completo della lingua inglese. Costa una fortuna! Sai che nella biblioteca di Hogwarts ce n'è uno quasi uguale?»
«Ovviamente...» rispondo freddo.
Non te ne curi.
«Solo che è vecchio, logoro e con alcuni fogli mancanti, dovuti alla gogliardia di qualche imbecille che si è divertito a strappare le pagine.»
Sollevo un sopracciglio, mentre osservo in te, ancora una volta, quella passione che mi ha visto crescere.
Sei così innamorata dei libri da aver addirittura letto un dizionario.
Nessuno lo aveva mai fatto, tranne me.
«Lo hanno messo in vetrina in bella mostra perché oggi deve essere una qualche festa nazionale... Maledizione quanto costa, però!»
Un moto di delusione ti si insinua negli occhi frementi.
«Sai che contiene tutte le parole, ma proprio tutte quelle esistenti ne...»
Mi allontano, non sento più le tue divagazioni.
Non te ne accorgi neppure, rapita come sei dall'oggetto del tuo desiderio.
Supero la porta della libreria.
Il proprietario mi accenna un sorriso cercando di trattenere l'entusiasmo.
Sa che non amo essere disturbato. Sa che amo entrare, comprare i miei libri senza proferire verbo, e poi uscire. Così come sa che ogni volta che varco quella soglia potrà contare su un bottino inaspettato in un giorno che sembrava vantare l'immobilita di sempre.
Mi avvicino al bancone. Gli indicò l'enorme tomo che troneggia accanto alla cassa, circondato dalle bandierine inglesi che spuntano ovunque.
Pago frettolosamente.
L'uomo tenta un timido incoraggiamento a dare un'occhiata anche a qualcos'altro.
Non me ne curo. Esco senza dire più una sola parola.
E non se ne cura neppure lui, abituato ai miei modi impossibili e al mio denaro facile.
Esco sulla strada.
Sei ancora incollata alla vetrina. Stai ancora parlando con il nulla al tuo fianco.
Ti raggiungo.
«Devono averlo messo in vetrina per via della festa nazionale, ne sono sicura. In fondo cosa c'è di meglio di un dizionario per celebrare questa nazione e la nostra lingua? Niente! Non c'è niente!»
Ti fermi per un attimo.
Mi cerchi con lo sguardo.
«Sì, sono sicura, lo hanno fatto per questo. E meno male! Altrimenti non lo avrei visto e non mi sarei ricordata di quanto lo desidero...»
Accenni un sorriso puntando gli occhi nei miei.
Io sfilo da dietro alla schiena il pacchetto che il proprietario della libreria si è affrettato a fare per non urtare la mia conosciuta penuria di pazienza.
Te lo porgo.
Ti porti una mano davanti alla bocca, mentre un'incredulità speranzosa ti conquista le guance.
«Lunga vita alla regina, allora...» sussurro, mentre per la prima volta in tutta la vita mi ritrovo con un regalo tra le mani davanti agli occhi emozionati di qualcuno a cui darlo.
«Severus...»
Abbassi lo sguardo.
Poi lo rialzi. Mi sembra di vedere una piccola lacrima farti capolino dall'angolo delle palpebre.
«Non dovevi, io non...»
«Tu volevi il dizionario, e io te l'ho comprato. Punto.»
Prendi il pacchetto con le mani tremanti, poi mi butti le braccia al collo.
Mi baci. Mentre schiere di teste si girano nella nostra direzione con una velocità che riesce a sorprendermi.
«Grazie!» sussurri.
«Adesso mi sono guadagnato il silenzio almeno per qualche minuto, ragazzina?»
Butti indietro la testa, ridi.
«Forse, professore... ma non farci troppo affidamento.»

Un attimo prima di arrendersiDove le storie prendono vita. Scoprilo ora