Non vale, come faccio a farti innamorare ora?

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Ti vedo avvicinarti lentamente.
La maglietta bianca di due taglie più grande ti si muove leggera sulla pelle sottile.
Non hai messo il reggiseno. Lo hai fatto ancora una volta.
Sai che mi fa impazzire. Sai che persino il maestro dell'inganno riesce a trattenere a stento le scintille che gli possiedono gli occhi, quando ti avvicini così.
Raggiungi la mia sedia nascosta da una scrivania perennemente ingombra di lavoro.
Sorridi ancora.
Lo hai già fatto tante di quelle volte da riuscire a farlo apparire normale, persino qui, nelle viscere del mondo avvolte dalle tenebre.
Mi tendi la mano.
Conosci la mia riluttanza. La conosci e sai come disintegrarla con un'occhiata che farebbe impallidire il sole di mezzogiorno di una giornata d'estate.
Rinnovi il tuo invito con le dita protese verso il mio corpo immobile. Fai un cenno con la testa, lasciando che il tuo viso sia solcato da quell'espressione da bambina capricciosa che mi fa seccare la bocca.
Ti mordi il labbro.
E mentre penso a tutte le volte in cui ho resistito impassibile di fronte alla morte, mi rendo conto di quanto potente possa essere la felicità che forse sto imparando a conoscere.
Quanto possano far leva due occhi che bramo di veder invasi dalla gioia.
Sorrido anche io. Sono solo le mie labbra incurvate, in un accenno talmente sottile che fatico a riconoscerlo io stesso.
Ma tu puoi vederlo. Tu puoi vedere tutto di me. Anche quello che vorrei che non vedessi.
E allora mi alzo, ti afferro la mano.
Con un gesto repentino ti butti tra le mie braccia, con le dita mi spettini i capelli, come si farebbe con un bambino dispettoso.
«Sei insopportabile, Granger!» te lo dico freddo. Ma lo faccio mentre ti abbraccio.
Ed è un abbraccio tanto forte da riuscire a scansare per un attimo una maschera che mi porto incollata al volto ormai da troppo tempo.
«Oh no, professore! Non vale! Come faccio a farti innamorare ora?»
Ti allontani. Mi guardi negli occhi con quella malizia che ti imponi a forza, nel tentativo di spronare una verità che conosci, ma che vorresti sentirti dire.
Cosa vuoi da me? Vuoi davvero che abbassi le difese e che ti lasci vedere quello che nascondo dentro? È un mondo pericoloso il mio, Hermione. È un mondo fatto di cose che non avrei mai voluto vedere e che non riesco a dimenticare. È un mondo fatto di urla, di lacrime, di terrore e di un'oscurità tanto spessa da avermi fatto temere la luce.
Sorridi ancora.
Vuoi che parli, che te lo dica.
Ma io non sono capace di farlo. Non sono mai stato capace di dire niente.
E allora ti guardo, ti appoggio una mano sulla schiena. Con uno strattone ti avvicino al mio corpo, lasciando che le mie labbra siano tanto vicine alle tue da poterne sentire il calore.
«Vieni qui, ragazzina!» te lo dico quasi con rabbia.
E poi ti bacio. Ti bacio con tutto l'amore che mi si dimena nel petto, senza riuscire a trovare una strada per evadere.
Ti bacio con la mia verità nascosta sulle labbra, lasciando che tu ne senta il sapore.
Ti bacio, e forse nel mio modo assurdo di dimostrartelo, ti lascio intuire che non devi darti la pena di fare più niente.
Che ormai, questo vecchio mago dal cuore arido e dal passato scomodo, si è innamorato di te in un modo che non credeva fosse possibile.

Un attimo prima di arrendersiDove le storie prendono vita. Scoprilo ora