In sala d'attesa.

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Una grande folla di persone era ormai accorsa intorno a quel groviglio di metallo che era diventata la macchina di Jennifer.

Dopo essersi resi conto che la persona dentro la macchina aveva perso conoscenza, i paramedici dell'ambulanza giunta subito dopo l'incidente e alcuni volontari avevano deciso di estrarre il corpo inerme il più velocemente possibile per dirigersi poi in tutta fretta verso l'ospedale ed effettuare le varie visite e analisi.

Lo scenario era davvero spaventoso. C'erano vetri rotti ovunque, e il sangue aveva ormai ricoperto una buona parte della superficie dell'asfalto. Il rumore del motore distrutto che continuava a arsi sentire con una non indifferente frequenza era quasi insopportabile e una notevole quantità di fumo aveva iniziato ad uscire fuori dalla vettura.

Dopo piccoli movimenti e dei leggeri strattoni, finalmente il corpo di Jennifer era stato tirato fuori dall'auto.

“Ha perso molto sangue, dobbiamo portarla subito in ospedale. Intanto qualcuno le dia dell'ossigeno.” urlò uno dei paramedici ai suoi compagni, i quali, senza rispondere, misero di corsa il corpo di Jennifer sulla barella e poi, dopo aver acceso la sirena e aver chiuso gli sportelli dell'ambulanza, si diressero di corsa all'ospedale più vicino.

Jennifer rimase in uno stato di incoscienza per tutto il tragitto e non appena arrivò in ospedale fu subito portata in sala operatoria per un'emorragia celebrare che rischiava di ucciderla. La capo sala del reparto di neurologia, dove attualmente era stata portata Jennifer, si occupò di chiamare i familiari della paziente i quali, in tutta fretta, si precipitarono in ospedale.

“Dov'è la mia bambina?” aveva iniziato ad urlare mamma Karen in preda alle lacrime, mentre papà Gary cercava di calmarla stringendola tra le braccia.

Anche Nicholas accorse subito, preoccupato come non mai e con le mani che tremavano senza sosta attese anche lui informazioni di qualsiasi tipo.

Dopo più o meno 5 ore di attesa infinita, ormai era quasi l'alba, finalmente il dottore che si era occupato dell'intervento di Jennifer uscì dalla sala operatoria, con ancora addosso il camice azzurro, e la mascherina facciale tirata giù verso il collo.

“Dottore allora? Come sta? Possiamo vederla?” iniziò a dire Gary con tono preoccupato.

Karen e Nicholas erano lì anche loro in attesa di risposte. Il dottore rivolse il suo sguardo a terra per un momento.

“L' operazione è andata bene, per fortuna abbiamo fermato l'emorragia, era piuttosto estesa..” iniziò a riferire con tono professionale e cercando di non utilizzare tutti quei termini medici che nessuno capisce mai.

“Quindi possiamo vederla? E' fuori pericolo?” intervenne Nicholas interrompendolo.

Il dottore lo guardò per un breve istante e poi rivolse il suo sguardo ai genitori di Jennifer.

“L'operazione è andata bene si, ma purtroppo vostra figlia non risponde agli stimoli, è in un profondo stato di incoscienza e..” rispose il dottore per poi interrompere il suo discorso.

“E cosa? Si può sapere che cosa è successo?” iniziò ad urlare Karen presa da un crisi di panico.

“Il trauma cranico dovuto all'impatto è stato troppo forte ed ora vostra figlia è in coma. Mi dispiace..” disse il dottore tutto d'un fiato per poi scomparire dietro le porte della sala operatoria.

“No. No. No.” iniziò a ripetere Nicholas per poi mettersi a sedere su una delle sedie della sala d'attesa.

Si sentiva sul punto di svenire. Il lungo corridoio, che in un primo momento era silenzioso, ora era invaso dai singhiozzi dei genitori di Jennifer, che intanto cercavano di abbracciarsi per farsi forza.
Un paio di minuti dopo, dalla porta di ingresso entrò un agente della polizia, che portava tra le mani un sacchetto.

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