Capitolo I || Louis

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  Per quanto tutti gli istituti psichiatrici, criminali o non, possano essere tremendi, nessuno riuscirà mai a superare la mostruosità del Briarcliff Manor Sanitarium.

Non tanto per i pazienti, né per le cure, che certo, erano più torture, ma ci si poteva abituare.

La cosa più sconcertante era il fatto che, per quanto Briarcliff fosse un manicomio gestito da suore, quel posto era assolutamente senza Dio.

Non sono mai stato molto credente, ma se Dio esistesse, sono sicuro che non vorrebbe mai che posti come quello vengano costruiti.

Sono stato un internato di Briarcliff dal settembre '64 al novembre '66, e, giuro su cosa ci sia di più sacro, sicuramente sono stati gli anni peggiori della mia vita.

Ricordo benissimo il giorno in cui arrivai.

Era un'afosa mattina di inizio settembre, ed io ero appena uscito dal tribunale dove una giuria popolare mi aveva giudicato innocente.

Era ovvio che non lo fossi, me ne rendevo conto anche io, ma le opzioni erano due: o proclamarmi colpevole e friggermi sulla sedia elettrica, o innocente e farmi marcire a Briarcliff. 

Avrei sicuramente preferito la sedia.

Briarcliff.

Lo vidi per la prima volta dal vetro oscurato della macchina.

Da fuori, il manicomio mi pareva un bel posto: intorno alla struttura, il giardino era verde e ben curato. L'edificio era grande, imponente. In mattoni rossi, con un'ampia entrata ad arcate e grandi finestre a vetri, l'esterno di Briarcliff prometteva bene.

L'auto si fermò davanti alla scalinata, dove medici, infermieri e suore mi aspettavano con un'aria di ribrezzo sui volti. Ecco il pazzo assassino, stavano sicuramente pensando. Quello schifoso, pazzo assassino.Non avevano certo tutti i torti: anche io avrei trovato disgustoso qualcuno che aveva ucciso 34 persone nel giro di due mesi.

Nonostante sapessi che da quel momento in poi la mia vita sarebbe rimasta legata a quel posto per sempre, non ero agitato. In realtà, ero troppo stanco e pieno di medicinali per esserlo.

Le portiere davanti si aprirono, e l'uomo alla guida e quello che gli stava accanto scesero, sbattendo gli sportelli con forza. Un infermiere si avvicinò ed aprì la mia portiera, poi mi prese per un braccio e mi fece scendere, stringendo in modo che non potessi ribellarmi. Patetico: come avrei potuto con una camicia di forza addosso?

Il caldo iniziò a farsi più pesante sulle mie spalle, mentre la luce del sole mi accecava. Non c'era neppure un soffio di vento. Il caldo estivo, avevo letto sul giornale pochi giorni prima, sarebbe stato sostituito da un clima più autunnale solo a metà ottobre.

Sentii i muscoli delle gambe contrarsi appena misi i piedi per terra. Avvertii un leggero crampo alla coscia sinistra, ma non ci feci molto caso.

Ci incamminammo verso l'entrata principale di Briarcliff, con le foglie che scricchiolavano sotto i nostri piedi.

Mentre salivo le scale, mi guardai intorno.

Le persone mi osservavano impassibili mentre mi avviavo inconsapevolmente verso quello che sarebbe diventato il mio inferno. A destra, gli infermieri, a sinistra, le suore e i dottori.

Potevo sentire i loro pensieri, chiarissimi per via delle espressioni sui loro volti. Non erano arrabbiati con me, era un sentimento di diverso. A metà fra pena e odio.

Pensai quante altre persone fossero passate di lì e si fossero sentite come me, giudicate silenziosamente da qualcuno che non conosceva tutte le loro storie ma solo i capitoli più lugubri di esse.

Demons in my head.||Larry StylinsonDove le storie prendono vita. Scoprilo ora