Capitolo VII || Harry

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Non ci volle tanto prima che suor Jude si rendesse conto di aver sbagliato a licenziarmi. Bastarono pochi giorni, infatti, e il comportamento di Louis causato dalla mia assenza andò peggiorando.

Quella mattina, una settimana prima di Halloween, lo squillare del telefono mi distrasse dalla mia colazione a base di tè.


«Sì?», domandai, alzando la cornetta?


«Harry?», fece la voce dall'altro capo.


Riconobbi subito il suo proprietario.


«Liam? Sì, sono io. Cosa c'é?», chiesi.


Dentro di me, sapevo che Liam mi avrebbe detto di tornare a Briarcliff.

Mi spiegò che Louis stava assumendo dei comportamenti caotici. Urlava, non stava mai fermo, spaccava tutto. Aveva anche aggredito un paio di infermieri.


«Stamattina, stava cercando di rubare un coltello dal Panificio.»


Sentii il cuore battere forte, il sangue gelarsi nelle vene.


«Suor Jude vorrebbe che tu gli dessi un'occhiata.»


C'era da aspettarselo.

Liam ed io ci accordammo sull'orario, e decidemmo che sarei stato a Briarcliff per le undici.

Quando la telefonata finì, mi buttai sul divano e chiusi gli occhi.

L'immagine del bacio dato a Louis era ancora vivida nella mia mente.

Anche se inizialmente mi era sembrata una buona idea, capii che era stata una scelta azzardata e pericolosa.

Louis era già abbastanza confuso, e metterlo in una situazione del genere non lo avrebbe certamente aiutato.

Riaprii gli occhi e guardai l'orologio appeso sul muro davanti al divano: le otto e mezzo. Avevo il tempo per farmi una doccia e per passare in città a comprare qualcosa a Louis.

Mi alzai e mi diressi in bagno. Chiusi la porta e mi spogliai, lasciando il pigiama per terra.

Entrai nella doccia e alzai il rubinetto. Lasciai che l'acqua fredda mi bagnasse e svegliasse.

Mi lavai lentamente, rilassandomi.

Quando uscii, erano già le nove. Le campane della chiesetta in cima alla collina dove abitavo suonavano in lontananza.

Guardai fuori dalla finestra. Erano passati due giorni da quando avevo fatto uscire Louis, eppure il vento non si era ancora calmato. Anzi, era andato peggiorando.

Mi infilai l'accappatoio e mi asciugai a dovere, poi presi l'asciugacapelli e passai alla folta chioma riccioluta.

Finii di asciugare i capelli abbastanza in fretta, così andai in camera e mi vestii con uno degli smoking grigi che usavo per il lavoro.

Presi la borsa di pelle e ci misi dentro le chiavi della casa dell'auto, il portafogli e la cartella contenente i fogli della diagnosi di Louis, che non avevo ancora terminato di scrivere.

Uscii e chiusi a chiave la porta, poi salii in macchina e percorsi la strada che mi divideva dal centro della città.

Sapevo esattamente dove andare: in una delle piazze principali, c'era un negozio di antiquariato che vendeva anche le prime stampe di alcuni libri. Gli avrei preso qualche libro di Tolstoj e di Cechov e un accendino, poi sarei passato dal negozio di dolci per prendergli del cioccolato e dalla tabaccheria per un pacchetto di sigarette ad un gusto particolare.

Demons in my head.||Larry StylinsonDove le storie prendono vita. Scoprilo ora