Il profumo delle violette

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Erano passati quasi dieci giorni dalla morte di Mathew, e Anne era distrutta come il primo giorno. Ma ogni volta si ricordava delle parole che aveva detto prima di andarsene per sempre: "Ti preferirei ad un centinaio di ragazzi. Tu sei la mia ragazza, di cui vado fiera. Continua ad amare la vita come lo stai facendo ora, non smettere mai "

Era sul suo letto, sul quale aveva riposto alcuni fiorellini lilla, e sul quale lei era dolcemente adagiata, tra i raggi dorati del sole di quella tiepida giornata di luglio. 

'Cosa posso fare ora? Dovrei seguire il mio istinto e andare alla Redmond per diventare insegnante o meglio ancora preside? Oppure dovrei insegnare qui ad Avonlea ad insegnare? Dovrò decidere io o sarà il fato a condurmi alla scelta definitiva? E soprattutto perché continuo a farmi tutte queste domande? ' 

Entrò nella stanza Marilla, che si sedette accanto alla ragazza, e le disse dolcemente, quasi la stessa leggendo nel pensiero: "Non voglio influenzare la tua scelta, ma devo dirti una cosa: non preoccuparti né per me né per Green Gables: se andrai ho già una soluzione. Pensa alla tua felicità, e ricordati di quello che Mathew ti continuava a ripetere: sei speciale, e lui sarà sempre fiero di te, la sua ragazza, che amava tanto, qualsiasi scelta farai, in qualsiasi luogo vi troviate, entrambi. "


Non sapremo mai se furono quelle parole a colpire talmente tanto l'anima di Anne da convincerla ad andare alla Redmond, ma da quel giorno seppe che era quello il suo destino, e lei non avrebbe fatto altro che seguirlo. 

Qualche settimana dopo la sua decisione si avviò verso la casa di Diana, dove trovò la sua amica intenta a raccogliere fiori nel giardino della sua villa, mentre li intrecciava inn una corona. 
Con un leggero colpo di tosse fece girare l'amica, che si girò rivolgendole uno dei suoi radiosi sorrisi.

"Ciao, Anne!" disse, alzandosi sistemandosi il cappello "a cosa devo questa visita?"

Anne sorrise, e disse con dolcezza: "Dobbiamo andare a prendere il tè, non ricordi?" 

"Oh, me ne ero completamente scordata! Vado ad indossare il mio abito di mussola verde e arriv-" iniziò a dire Diana, ma venne interrotta da Anne, che le disse con sincerità: "Non ti preoccupare, sei perfetta così!"

"Oh ... grazie" disse lei, guardando l'amica. A volte le capitava di pensare di voler essere lei: nonostante fosse una ragazza semplice era semplicemente stupenda; la risata soave, le braccia e le gambe delicate e il suo carattere così dolce e amichevole, amato da tutti, ei suoi capelli, si, proprio quei capelli che lei odiava tanto le sembravano sempre così perfetti, lisci e setosi, al contrario dei suoi , ricci e crespi, da acconciare ogni sera. La guardò, vide come era incantevole in quell'elegante ma semplice abito viola pallido, lungo fino ai piedi e con ricami di pizzo bianco. 

E poi pensò a se stessa, bassa e leggermente più paffuta dell'amica, indossava un abito di seta verde pallido abbinato ai guanti di tulle bianchi e all'ombrellino verde con i ricami di pizzo. 

Dopotutto, si collegato dire entrambe parecchio carine. 

Si incamminarono sul sentiero che attraversava il bosco, e si guardavano intorno incantate.

"Nonostante faccia questa strada quasi ogni giorno, mi sembra sempre nuova, i miei occhi percepiscono che c'è qualcosa di nuovo, nonostante l'apparenza sembra non essere cambiato nulla" osservò Anne, interrompendo il pacifico silenzio.

Diana sorrise e annuì: "Lo penso anche io. Oh, Anne, ti ricordi quando eravamo bambine e venivamo qui a giocare alla regina delle fate? Che bei tempi! Invece ora tu partirai per l'università e io invece dovrò stare a casa, probabilmente alla ricerca di un marito. Un marito, cara, ti rendi conto? " 

"I'm the flower's kindred spirit"Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora