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Mi ritrovavo seduta a tavola, costretta contro la mia volontà, mentre davanti a me l'unico e inimitabile Dottor Strange stava girando un cucchiaino di zucchero nel suo tè. Lanciai un'occhiata a Peter che alzò le spalle, aveva impiegato circa tre ore a convincermi ad accettare l'invito dello stregone perché, a quanto pare, aveva qualcosa di molto importante da dirmi.

"Spero tu sappia di essere americano, non britannico." Commentai acida. "Il tè lo beve la Regina Elisabetta e ci mette meno tempo a sciogliere lo zucchero." Sbuffai e Peter posò una mano sulla mia spalla per cercare di calmarmi.

L'uomo alzò lentamente lo sguardo dalla sua tazza per poi corrugare la fronte. "Qualcosa mi dice che non ti sto troppo simpatico." Mormorò con la sua voce profonda.

"Cosa esattamente? Il fatto che ti abbia minacciato di morte 10 volte nell'arco di 5 minuti? Oppure dal fatto che ho chiesto a Friday di non farti entrare?" Alzai un sopracciglio e lui alzò le spalle. "Stammi a sentire bei zigomi, solo perché sei figo non vuol dire che-" cercai di continuare ma venni interrotta dal mio fidanzato.

"Aspetta? Figo?" Chiese preoccupato e sbuffai leggermente.

"Dobbiamo ammetterlo, Dottor Strange è davvero figo." Ragionai e lui mi lanciò un'occhiataccia. "Andiamo, guardalo e dimmi che non vorresti toccargli gli zigomi per sapere se sono veramente sodi come sembrano."

Peter guardò lo stregone per qualche attimo, aprì la bocca pronto a rispondere ma si fermò, abbassò la testa e sospirò. "Hai ragione, lo farei anch'io."

"Lo sapevo!" Esclamai soddisfatta ma, di nuovo, venni interrotta, questa volta da Dottor Strange in persona che si schiarì la voce. 

"Sono qui." Ci fece notare ed entrambi ci zittimmo. "Non sono venuto qui per sentire apprezzamenti sui miei zigomi, sono qui per affari ben più importanti." Mi guardò dritta negli occhi. "Renata, c'è qualcosa che non va."

"Il fatto che tu mi stia parlando non va." Borbottai indispettita, avevo già abbastanza problemi di mio, mi mancavano solo le sue frasi fatte da mago per bambini dell'asilo. "Avanti, sentiamo, l'ultima volta hai fatto un casino dicendomi che sarei morta, quando in verità sarebbe dovuto morire mio padre, ma alla fine sono comunque morta io. Vediamo come va questa volta." Sorrisi cattiva.

Dottor Strange prese un grosso sospiro, probabilmente stava cercando di mantenere la calma. L'idea di star facendo innervosire una persona zen come lui mi rendeva fiera di me stessa, almeno ero sicura di non aver perso il mio tocco. "Quello che intendo dire, è che c'è qualcosa che non va con te. Dovresti essere morta secondo-"

"Oh wow, quindi mi vuoi ancora morta." Sbattei le palpebre per niente sorpresa, Peter mi prese la mano e mi guardò come per dirmi: lascialo finire per favore. "Ugh, vai avanti."

"Come stavo dicendo." Mi scoccò un'occhiataccia e mi dovetti trattenere dal saltargli addosso. "Far tornare in vita un morto è contro natura, il fatto che tu sia qui vuol dire che l'universo deve cercare di riequilibrare la situazione." Spiegò e corrugai le sopracciglia improvvisamente interessata a ciò che stava dicendo. "Il fatto che tu abbia un corpo artificiale probabilmente è già un effetto collaterale, ma ho paura che una volta tornata nel tuo corpo originario... qualcosa di orribile possa succedere." Finì il suo discorso e annuii lentamente.

Cercai di metabolizzare le sue parole, ci fu un minuto di silenzio prima che decidessi di parlare. "Mi stai dicendo che vorresti uccidermi in modo da riportare in ordine l'universo?" Chiesi non capendo esattamente il punto del suo discorso.

Peter di fianco a me rilasciò una specie di singhiozzo. "No!" Esclamò per poi accigliarsi. "Nessuno si avvicinerà a Renata senza prima vedersela con me." Avvisò con fare serio e sorrisi, se quel ragazzo non era la perfezione, non sapevo cosa lo fosse.

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