2. NUOVI OCCHI

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Quando la mattina seguente sentii la sveglia, di primo istinto coprì la mia testa con il cuscino. Mi resi subito conto di non aver chiuso occhio per la troppa ansia, ma dovevo alzarmi.
Ci preparammo ed arrivammo in aeroporto. L’angoscia salì rapidamente, era arrivato quel momento, il tempo dei saluti. Una miscela di abbracci strazianti e pieni di lacrime ma colmi di gioia. Sapevano quanto mi serviva un cambiamento, soprattutto in quel periodo della mia vita. 
Abbracciai un'ultima volta mamma, papà e Sara e salii sull'aereo con la speranza di arrivare sana e salva.
Le dodici ore e quarantacinque minuti di volo tra film e riposini passarono in fretta.
Scesa dall’aereo attraversai l'aeroporto cercando di non perdermi. Susy mi aveva messaggiato di vederci all’uscita del gate. Con due valigie grandi quanto me, vagavo cercando i loro visi tra la folla fino a quando non sentii chiamare il mio nome. Mi voltai e trovai Brendon e Susy che tenevano in mano un cartellone così grande da coprire le loro facce. Corsi verso le loro braccia, era passato troppo tempo, non li ricordavo così cresciuti.
«Prendiamo subito i bagagli e andiamo, ho la macchina in seconda fila.» Annunciò Brendon prima di prendermi entrambe le valigie dalle mani. 
«Qual è la tua auto?» Chiesi una volta usciti, l’asfalto sotto il parcheggio era nascosto dalla quantità di auto in sosta.
«È la Jeep bianca con i fari accesi. Sali intanto che carico i bagagli, c'è già il mio amico Vinnie, ci ha accompagnati.»
«Oh Hailey preparati.» Mi sussurrò Susy, accompagnando la frase con una sottile risatina.
«Per cosa?» All'inizio non capivo di cosa stesse parlando ma una volta salita sul sedile posteriore, lo vidi alla guida. 
Un ragazzo alto anche da seduto, con i capelli ricci dai riflessi caramellati che contornavano una pelle candida ma allo stesso tempo dura per i tatuaggi che la ricoprivano. Nonostante la nostra entrata restò immobile, con un braccio appoggiato fuori dal finestrino. Dalla mano, che copriva perfettamente il volante, risaliva un serpente che gli fasciava l’avambraccio sinistro. Dove le vene passavo sotto, il disegno appariva rialzato. 
Susy mi tirò una gomitata per farmi riprendere. 
«Ecco per cosa.» Esordì ancora con il sorriso sulle labbra.
Terminato di riempire il bagagliaio anche Brendon ci raggiunse. Vinnie mise in moto la macchina e Brendon si occupò delle presentazioni.
«Vinnie, come ti anticipavo poco fa, lei è nostra cugina Hailey.»
«Ciao...» Aggiunsi, cercando il suo sguardo nello specchietto.
«Ciao.» Rispose continuando a fissare davanti a sé, ma non prestai attenzione a quel dettaglio, la sua voce era ancora meglio di tutto il resto.

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