C10-una parola

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-y/n fammi un favore- disse Gojo con lo sguardo ricolmo di tristezza. tu lo guardasti con fare interrogativo, e lui continuò dicendo -non provare a lasciarmi,adesso-

non lo lascerei mai.
pensasti subito dopo quella frase. Non sapevi il motivo di quelle parole,che fecero pensare male ai due ragazzi, ma nello sguardo del sensei non spuntava niente del genere, niente,i suoi occhi erano puri, non avevano altro che tristezza e speranza al loro interno. un po' invidiavi il sensei, che aveva quel modo così maturo di controllare le sue emozioni.

-meglio che torniamo a scuola. per un po' non ti allenerai, ma ti riposerai. ti farò io da supervisore-
-va bene sensei-
i giorni potevano sembrare un paradiso affiancati dal sensei, eppure nel suo sguardo ancora non c'era un minimo di entusiasmo. I suoi occhi erano stati colpiti dalle emozioni che il cuore provava. I battiti che tu avevi perso, gojo te li aveva ridati e ti aveva restituito la voglia di andare avanti e di credere che in qualcuno puoi ancora credere. Quel qualcuno, adesso, gojo sperava potesse essere lui, e ovviamente,anche i senpai e i tuoi compagni. Credendo si va avanti, se no, si muore in partenza.

dopo essere tornati a scuola, come promesso gojo si prese la briga di portarti in ospedale per un controllo veloce, che alla fine durò un pomeriggio intero, per via del fatto che i dottori insistevano a trovare un anomalia. Gojo alla fine li convinse che si trattava solo di una loro supposizione.
era così scocciante avere qualcosa come Naomi dentro di te, tanto che ogni tanto ti fermavi a pensare a lei. Gojo non ti aveva mai parlato di un secondo occhio o cose del genere e la tua curiosità ti stava mangiando. volevi sapere cosa avresti dovuto affrontare, ma quello non era poi troppo giusto come momento per mettersi a chiedere quante altre volte avresti dovuto rischiare la vita per una maledizione del genere.
nemmeno lei stessa apriva bocca sull'argomento, tanto che ti ritrovasti a parlare da sola nel bel mezzo della notte, in ospedale, con lei che nella tua testa vive come un virus, anche se tu la paragonavi più spesso a un tumore.

Gojo rimase accanto a te anche di notte in ospedale, non ti lasciò un secondo, e pregavi che non chiedesse di controllarti anche mentre stavi facendo pipì. non volevi disturbarlo ma sapevi che la sua risposta probabilmente sarebbe stata 'da quando fare compagnia è un disturbo?'. ancora pensavi a quelle parole.

-non lasciarmi y/n-

rimbombavano nella tua testa senza sosta, non smettevano di apparire davanti ai tuoi occhi. perchè? era la domanda che ti riuscivi a porre. tra le tante parole, quelle, quelle più fraintendibili ma anche le più sincere. Erano quelle che cambiavano la visione delle cose, erano quelle che ti osservavano.

la mattina seguente, dopo un po' ti ritrovasti a dormire mentre gojo messaggiava al telefono con megumi, lo capisti perchè disse qualcosa di confuso, e poi quando presi definitivamente coscienza della realtà, sentisti
-...megumi io ci sarò, tranquillo, non mancherò-
a cosa non mancherà?

-ben svegliata, sai che ore sono?-
-per niente, tu hai il telefono in mano e mi chiedi che ore sono?-
-non era inteso in quel mdo. sono le 11, signorina. Come mai questo ritardo abissale?-
-ritardo ab...ma che intendi?-
-oggi ti dimettono, ho parlato coi medici e dicono che va bene, quindi bene, si torna a scuola, ma prima passiamo per una pasticceria, devo comprare un po' di dolci e una torta. poichè non so quale scegliere, che ne diresti di dirmi qual è la tua preferita?-
-beh, quella al cioccolato, oppure quella alla panna e alle fragole...-
- bene, prenderò la seconda, per provare qualcosa che non ho mai mangiato. Allora, ce la fai a svestirti da sola o vuoi una mano?-
-no, grazie. dammi 10 minuti-

ti vestisti con la divisa della scuola e uscisti dall'ospedale. gojo andò in quella famiregata pasticceria e comprò dolci di tutti i tipi, generi e colori. Comprò dei dolci del posto, dolci italiani, dolci americani e la torta alle fragole e panna, come da te richiesta. Uscì con almeno 4 buste che avrebbero potuto contenere 4 torte grandi, forse per una decina di persone.
ma cos'è, il compleanno di qualcuno? qualcuno si sposa?
non sapevi darti una risposta, ma non ti interessava. Non eri mai stata invitata a una festa di compleanno e le tue non le festeggiavi dalle elementari.

arrivaste a scuola, e megumi e yuji ti corsero in contro per poi abbracciarti e stritolarti con tutta la forza che possedevano in corpo. erano contenti del tuo ritorno.
non aspettarono per prenderti in disparte, e yuij subito ti fece notare quelle parole che non lasciavano la tua testa. Megumi invece aveva detto che dovevano fare 'una cosa da uomini'. la cosa ti faceva parecchio ridere, perchè pochi giorni prima, megumi indossava una gonna.

-neh yuij ma a te sta bene che megumi e il sensei stiano da soli?-
-mi fido di megumi e del sensei,quindi no, non sono geloso. Piuttosto, le parole del sensei "non mi lasciare adesso" le hai sentite??-
-ah quelle che non mi lasciano più la testa intendi? si, le ricordo fin troppo bene, ieri ho passato la notte in bianco per questo...-
-non gli sai attribuire un significato, vero?-
-esattamente-
-è normale, ti capisco. Non saprei nemmeno io che significato dare a quelle parole,ma al posto tuo, glielo chiederei.-
-yuij hai bevuto per caso? Io non lo farei mai, piuttosto morirei col rimpianto di non saperlo. magari è solo un fraintendimento, non mi illudo così facilmente-
-nessuna obiezione, nemmeno su questo...però sappi che non è bello morire col rimpianto. provarci è un rischio che va corso, secondo me...-
-da quando sei così saggio yuij?-
-ah? no, io...sono parole di megumi queste. me le ha dette quando dovevo dirgli di avere una cotta per lui, te le ho dette così che magari ti possano portare fortuna-
-fortuna dici? io non ne ho nemmeno un po'...-
-probabilmente si, ma io e te non siamo poi così diversi, no?-
-si, è vero.-
-per questo dovresti parlargliene...ah, si è fatto tardi, uhm,y/n andiamo-
-dove?-
-nei campetti da calcio.-
-o-ok...-

arrivasti ai campetti e il panorama era bellissimo. uno striscione con scritto HAPPY BIRTHDAY Y/N era appeso a due fili, davanti un tavolo con pizza e stuzzichini, e dall'altra parte la torta e i dolci.
ah, oggi è il mio compleanno?
pensasti subito.

-ragazzi ma...-
- guarda che giorno è-
guardasti il calendario ed effettivamente era vero, era il tuo compleanno. Ti lasciasti andare in un pianto gentile. il perchè era ovvio: erano le prime persone che credevano in te, i tuoi amici, ma forse qualcuno non si voleva più definire tale, e forse quel qualcuno adesso era proprio quello che ti guardava sorridere dietro al tavolo dei dolci, e che forse aveva capito che qualcosa era cambiato, ma questa per ora è solo una supposizione...

𝐥'𝐢𝐧𝐟𝐢𝐧𝐢𝐭𝐨 𝐜𝐡𝐞 𝐜𝐢 𝐮𝐧𝐢𝐬𝐜𝐞-𝐆𝐨𝐣𝐨𝐱𝐫𝐞𝐚𝐝𝐞𝐫Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora