Capitolo 2 - Parte I

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  Non credo che questa sia una buona idea, anzi no, non lo è per niente. Devo essere proprio definitivamente impazzita, ma chi me lo fa fare? Non lo so... certo che non è davvero da me. Io mi sono sempre abbastanza disinteressata degli altri, anche perchè di solito gli altri si disinteressano di me, ma con Adam è tutto così diverso. Lui non si comporta come si comportano le persone di solito. Lui è... gentile, e sembra sincero, e così dannatamente sensibile. Per la miseria, la gente non è sensibile! La gente se ne frega e basta.
Forse sarà anche che sono fottutamente curiosa di capirci qualcosa in più su questo strano individuo che adesso mi sta camminando a fianco guardandosi in giro stupito. Sembra un bambino che è stato portato per la prima volta allo zoo od al Luna Park. E' meravigliato ed interessato, ma anche un po' intimidito da tutte queste novità. Infatti abbiamo preso l'elevovia per salire fino al Quinto Livello. Byron alla notizia che saremmo dovuti salire al Quinto mi aveva detto tutto entusiasta di aver preso l'elevovia 4 o 5 volte in tutta la sua vita, ed era quasi emozionato all'idea di salire su questi enormi turboascensori che percorrono in lungo ed in largo il ventre del pianeta a velocità pazzesche. Gli abitanti di God City la prendono di solito 4 volte al giorno! Ma mi era sembrato brutto stare proprio a rimarcargli questo particolare.
Mi ha anche confessato di non aver mai visto il Quinto Livello, anzi mi ha confessato di non essere mai stato in nessun posto che non fosse la Angels' Town ed ultimamente il Settimo. Ma non usciva praticamente mai. Non gli era permesso. Era davvero un modello troppo costoso perchè i suoi proprietari potessero permettersi di rischiare che gli accadesse qualcosa, considerando la sua ingenuità e la sua poca conoscenza della società reale che lo circonda. Quest'ultima riflessione l'ho naturalmente aggiunta io nella mia testa, ma è piuttosto scontato immaginare che mandarlo fuori da solo sarebbe stato come sbattere di colpo nel bel mezzo di una trafficata via cittadina un animale da compagnia sempre vissuto in casa.
Adam mi ha raccontato che il suo prezzo al primo acquisto, appena uscito dalla fabbrica, è stato talmente alto che io stessa se sommassi tutti i soldi che ho posseduto e possiederò nell'arco della mia vita, probabilmente non arriverei a quella cifra. In effetti è un Lavoro in Pelle fatto talmente bene che è venuto decisamente molto meglio anche degli originali. Non ho dubbi sul fatto che li valga tutti fino all'ultimo credito.
Insomma il mio androide era una sorta di costoso gatto da appartamento con tanto di pedigree, che non era mai uscito dalla sua comoda e confortevole casetta, trattato con i guanti e coccolato, ma che se malauguratamente si fosse trovato da solo in strada sarebbe stato perso, per cui della realtà esterna il mio amico sa ben poco, giusto quello che vedeva nei film, in tv, o leggeva su internet, oppure sentiva dai suoi padroni, ma non ha mai avuto molti contatti diretti con il mondo, per cui ora risulta essere parecchio spaesato.
Lo noto da come sta sempre vicino a me, terrorizzato alla sola idea di perdermi e di trovarsi improvvisamente solo in mezzo a questa caotica Babele di persone e rumorosi mezzi di trasporto che percorrono incessantemente le strade.
Ha anche difficoltà a comprendere il linguaggio della gente che incrociamo. Lui parla un inglese perfetto e forbito, da Oxford, quasi arcaico, e possiede una pronuncia ed una grammatica immacolate. E' quasi irriconoscibile rispetto al colorito misto di vari slangs, dialetti e contaminazioni linguistiche che si parlano nei vari sottolivelli. Gli idiomi della plebe insomma. Più che inglese, che sarebbe poi la lingua ufficiale degli Stati Confederati del Pianeta Terra, è una singolare mescolanza di varie parlate di etnie differenti, tenuta assieme da una radice anglosassone che permette ai vari ceppi culturali che abitano la capitale planetaria di comprendersi un minimo fra loro. Qui basta cambiare isolato perchè si cambi praticamente lingua. Nel quartiere latino si parla un inglese misto ad ispanico. In quello cinese si parla di fatto cinese, ma ci si capisce tramite qualche basilare frase detta in un singolare inglese maccheronico del Sol Levante. In quello arabo si parla più che altro una sorta di francese semplificato infarcito di termini inglesi ed arabici, mentre in quello nero hanno invece un inglese tutto loro, con un accento che rende irriconoscibili anche le più semplici parole, ed una pronuncia robusta e gutturale, che nulla ha a che vedere con l'elegante e cristallina inflessione di Byron. Nel quartiere italiano nemmeno quello. Lì si parla italiano e basta. Se non parli italiano e vuoi comunicare con loro, bè... o lo impari o niente. Insomma credo che per lui sia come ascoltare della gente parlare in Esperanto.
Per fortuna io un minimo di cultura linguistica ritengo di possederla, avendo studiato prima al liceo e poi all'Accademia Militare, e passo con noncuranza dai variegati slangs della strada ad un inglese abbastanza puro, sebbene in casa mia si sia sempre parlato il russo.
Adam si guarda in giro curioso. Studia i passanti, le persone. Si vede che non è abituato a stare in mezzo al via vai urbano, a camminare per le strade come un qualsiasi abitante della città. A volte mi sembra quasi intimorito. Cerca continuamente la mia presenza, come se temesse che da un momento all'altro io possa sparire abbandonandolo a se stesso in mezzo a questo mondo sconosciuto.
«Stai tranquillo. Ti ho promesso che ti avrei accompagnato, non scappo!»
«Bè... lo spero... non so nemmeno dove mi trovo... non mi lascerai qui da solo vero Lilith? Non lo farai veroooo?» Cerca indubbiamente delle rassicurazioni. L'idea di perdersi lo sconvolge letteralmente. No, non credo che a questo punto potrei davvero ancora farlo. Sfortunatamente per me, io posseggo ancora una cosa a cui devo comunque sempre rispondere, e si chiama coscienza.
Sbuffo, un po' spazientita, ma sotto sotto non posso che essere intenerita da questo essere che sembra arrivare direttamente da un'altra epoca. E ciò non può che far peggiorare i miei già precari stati d'animo. Dovrei fare la dura. Cercare di mantenere il distacco ed il controllo, per non farmi ulteriormente intenerire, ma Cristo Santo, come cazzo si fa! E' come trovare un gattino bagnato per strada nel bel mezzo di un gelido temporale che miagola spaventato. Nessun essere senziente dotato di un minimo di cuore potrebbe restare insensibile. Figuriamoci io che mi intenerisco anche di fronte ad un cactus (anche se effettivamente cerco di non farlo notare. Per una come me non sarebbe affatto dignitoso...).
«Non conosci la città?» Cerco quindi di distrarlo un po' con il dialogo per farlo rilassare.
«Per nulla... il massimo che potevo fare da solo nel Settimo era scendere al negozio sottostante a comprarmi le sigarette con quei pochi spicci che mi concedeva il proprietario... del resto alle spese per il mio mantenimento pensava lui.»
«Oh quindi fumi? Un'altra cosa insolita direi... gli androidi fumano?»
«Basta Lilith davvero! Basta con questa storia... gli androidi qua, gli androidi là... per la miseria io che ne so!» Mi apostrofa agitando le braccia, innervosito.
«Io posso dirti quello che faccio io... non so quello che fanno e non fanno gli androidi va bene! Gli altri dello Skin Trade neanche mi parlavano! A dir la verità no so nemmeno quanto parlino! Riuscivo giusto a scambiare 2 chiacchiere con Steve il barista, pace all'anima sua... mi sembrava l'unico un po' umano. Ogni tanto quando scendevo giù mi faceva passare un bicchiere di brandy di straforo, perchè il mio padrone non voleva che bevessi. Diceva che mi rovinava la pelle! Insomma io mangio, bevo, mi piacciono i dolci e la pizza, e fumo anche, come tanti altri! Come un essere umano qualsiasi! Lilith non sono un fantoccio fatto di carne! E quello che fanno gli altri come me non mi è mai interessato! Quindi per piacere non chiedermi più cosa fanno o non fanno gli androidi!
A volte mi fai sentire uno strano fenomeno da baraccone!»
Si è un po' alterato, e non ha nemmeno tutti i torti. Ecco ora è riuscito a farmi anche sentire una merda.
«Scusami dai... è che è tutto così... insolito... per me... insomma... è difficile da comprendere, non ci sono abituata...»
«Lo so, sono strano...» mi risponde ora tutto affranto e demoralizzato.
«Bè, sì... ma lo sei in positivo!» Sono sincera, lo penso sul serio.
«Il mio sogno sarebbe essere solo una persona vera... un uomo normale, con un'identità, una vita, un passato, un futuro, dei legami... ed invece non sono nulla... e non ho nulla...»
E riesce anche a farmi provare tristezza per lui... maledizione!
Ok cerchiamo di tiragli un po' su il morale.
«Dai Adam... sei speciale è vero, ma è una cosa bella! Pensa se fossi come tutti gli altri androidi! Con un cervello limitato, in grado di elaborare solo poche cose alla volta, strutturato per reagire solo a certi stimoli e predisposto a svolgere solo alcuni, predeterminati compiti. Invece tu hai una mente incredibile. Sei vivace, curioso, intelligente, e senza quel marchio sul retro della tua pupilla che ti identifica come un individuo creato in laboratorio, potresti tranquillamente essere un uomo partorito da una madre. Non ti manca nulla, anzi forse sei perfino meglio! E poi intanto sei vivo! E chi lo sa che piega prenderà ora la tua vita... magari migliorerà... dai non ti abbattere. Il futuro è tutto da scrivere! Inoltre conta su di me ok? Non sei da solo. Oddio devo essere completamente impazzita per dirtelo, però sai io avrò tanti difetti... ma non abbandono un amico nei casini.»
«Quindi siamo davvero amici?» Mi domanda quasi incredulo, guardandomi con degli occhi che sono l'espressione vivente della gratitudine.
«Certo!»
«Grazie Lilith! Sul serio... io... non avevo mai avuto un amico prima. Vedrai, te l'ho già detto, ma ti ripagherò per quello che stai facendo. Nessuno aveva mai fatto qualcosa per me così... senza chiedermi qualcos'altro in cambio. Sei la cosa più bella che mi sia mai capitata in tutta la vita!» Mi risponde sorridente, con quegli occhi verdi tutti luccicanti di gioia.
Sei un arma di seduzione vivente e nemmeno lo sai, amico mio... sì saprai tutto sul sesso e sulle donne dal lato pratico, ma Cristo quanto sei ingenuo! Penso tra me e me, e la cosa non può che renderlo ai miei occhi ancora più affascinante di quanto già non sia. E' così... puro... incorrotto, ecco! La parola giusta per lui è proprio incorrotto.
«Accidenti addirittura! Bè grazie... certo che se io sono la cosa più bella che ti è mai capitata nella vita, fin'ora devi aver vissuto proprio una gran vita di merda caro mio...»
«Grazie Lilith... sei molto incoraggiante...» mi risponde adesso in tono lievemente sarcastico, ma si capisce lontano un miglio che è felice.
«Sì, sì dai... va bene... è che non sono abituata a ricevere complimenti... mi imbarazzano... comunque se proprio vuoi iniziare a sdebitarti puoi cominciare con ripulirmi anche la camera da letto... sai, sta mattina l'hai lasciata fuori...»
«Per forza, c'eri tu dentro! Dormivi come un ghiro. Se ti avessi svegliata come minimo mi avresti tirato il comodino in faccia. Ma sarà fatto al più presto mia signora!» Mi risponde ridendo, con il cuore decisamente più leggero.
Bene, a quanto pare sono riuscita a tranquillizzarlo un po', e devo anche ammettere che quello che ha detto mi ha fatto uno strano effetto... mi sono emozionata... io! Forse sono anche arrossita. Se mi vedessero i miei ex colleghi dei Corpi Speciali non ci crederebbero, ma nessuno mi aveva mai detto una cosa così.
«Dimmi a questo punto... vorrei sapere qualcosa in più su di te, la tua storia... quanti anni hai, dove hai vissuto prima... chi erano i tuoi proprietari...» gli domando per sviare l'attenzione dal mio aspetto lievemente imbarazzato, ma soprattutto perchè ormai sono morbosamente curiosa di sapere tutto di lui.
«I primi ricordi che ho sono quelli dopo la mia nascita... se così si può definire... sono nato nei laboratori della RealLife, questo me lo ricordo... ricordo vagamente quegli ambienti sterili ed asettici, tanti altri simili a me, ed il personale con i camici bianchi.
Credo una quindicina di anni fa ormai, non so esattamente il giorno. Non è rilevante.»
A questa affermazione strabuzzo gli occhi incredula, «uh hai 15 anni? Ma sei un adolescente Adam! In effetti ripensando alla tua data di produzione è così. Accidenti potrei essere tua madre! Certo che 15 anni te li porti proprio male eh...»
«Per gli standard degli androidi sono un vecchio... di solito durano 5-8 anni...
E comunque io sono stato clonato già così... adulto. Non sono mai stato né un bambino né un adolescente. Quando sono nato avevo l'aspetto di un ventenne, all'incirca.»
«Vero. Non ci avevo pensato... vi creano già grandi per ammortizzare le spese, e con tutto quello che dovete sapere già bello sparato in testa...»
«Sì infatti, poi sono stato acquistato da una ricca dirigente di una potente casa farmaceutica.
Era divorziata e voleva compagnia, ma voleva anche evitare coinvolgimenti e scandali per via della sua posizione. Temeva che un nuovo compagno avrebbe potuto stare con lei solo per il suo ingente patrimonio, e così si è comprata un androide. A casa sua, un'immensa villa immersa nel verde, sulle colline alla periferia della Angels' Town, ho vissuto fino a circa un anno e mezzo fa, poi è successo un casino, ma è una storia lunga... insomma alla fine mi ha rivenduto ad un commerciante di droidi illegale. Lì sono rimasto qualche mese, poi sono stato acquistato dal proprietario dello Skin Trade. Quando sei arrivata tu ero allo Skin già da quasi un anno, ma che sono operativo è solo da qualche mese. Ero arrivato messo male dopo il tempo passato in attesa di essere acquistato. Ho dovuto riprendermi un po' e rimettermi in forma. Il proprietario dello Skin era uno stronzo ma per lo meno ci trattava bene, anche perchè se non avevamo un bell'aspetto non lo facevamo guadagnare direi. E questo è quanto.»
«Caspita! Dalle stelle alle stalle! Non deve essere stata una passeggiata per te!» Esclamo stupita da questa singolare storia.
«No, non direi! Non mi ci far pensare, un vero incubo, soprattutto i mesi passati al mercato nero. Avevo perso molto peso, ero debole. Quel bastardo non ci dava certo da mangiare cibo di qualità... insomma eravamo proprio come delle bestie in vendita.»
«Oh povero Adam, mi dispiace sai. Questo non è affatto giusto. Certa gente senza scrupoli che tratta degli esseri viventi come oggetti per fare soldi andrebbe sterminata senza pietà. Fosse per me abolirei questa orrenda tratta delle persone artificiali, ma visto lo smisurato giro di affari che ci sta dietro dubito fortemente che vedrà mai una fine...» commento amaramente. Sono consapevole che il mondo sia ormai ridotto ad un enorme, mastodontico ammasso di merda, ma avere di fronte una reale e tangibile testimonianza di quanto veramente lo sia, mi fa letteralmente attorcigliare lo stomaco dal nervoso. Meglio non pensarci adesso, ci rovinerebbe solo il pomeriggio, per cui preferisco proseguire con il mio piccolo terzo grado.
«Ma perchè la "Farmacista" ti ha rivenduto? Voglio dire... io uno come te non lo rivenderei mica. Anche volendo, non so se ne trova uno meglio... androide o uomo vero che sia!»
«Mah... é una storia lunga... lasciamo perdere...»
«Eh dai... se vuoi la mia fiducia devi dirmi tutto...»
«Ti assicuro che non c'è nulla di particolare da sapere...» adesso mi sembra anche vagamente imbarazzato. Distoglie lo sguardo dal mio osservandosi gli abiti nervosamente. Quest'argomento lo sta mettendo visibilmente in difficoltà ed è scontato che la cosa non può che incuriosirmi molto.
«Secondo me invece sì!»
«Vabè la figlia 16enne... mi ha trovato con sua figlia. Ma ha fatto tutto lei! Giuro! Mi è saltata addosso... io non sono predisposto per rifiutare una donna, non posso farlo!»
«Ah ecco... pure con una minorenne... va bè che in teoria sarebbe stata anche più grande di te... però dai, tu non sembri affatto uno di 15 anni eh!»
«Ma sembrava più grande ! Ma poi altro che minorenne! Era un'assatanata! Quella era più esperta di te!»
«Adam! Insomma! Poche scuse! Questa da te non me l'aspettavo! Ha fatto bene a rivenderti! Sei un pervertito!» Adesso mi diverto un po' io... non posso certo non cogliere l'opportunità che questa succosa rivelazione mi sta così inaspettatamente offrendo su un bel piatto d'argento.
«Ma no! Non posso davvero... è scritto nel mio dna, non posso rifiutare una donna... »
«Eh certo! Perchè se la rifiuti ti autodistruggi automaticamente vero?»
«No bè... no... quello no...»
«Ah ecco... ma senti... quindi se ad esempio... chiedessi alla signora Potter, la vicina, l'hai intravista prima mentre uscivamo di casa, di farti delle avances, tu non potresti respingerla giusto?»
«Ohhh bè... diciamo che forse impegnandomi e sforzandomi molto... visto che non è per lavoro... e che non è la mia padrona né sua figlia...»
«Ah ecco... ci siamo capiti Adam... non fare il furbetto con me!»
«Non potrei mai Lilith!» Mi risponde con un sorrisino sornione.
«Comunque come stavi con questa? Come ti trattava?»
«Non mi trattava male. Non mi faceva mancare nulla. Mi voleva sempre impeccabile e vestito bene. Avevo tutto ciò che desideravo, ma per lei ero solo un animaletto da compagnia. Non mi considerava un essere umano. Mi dava ordini, gentilmente, non era brusca od aggressiva, era educata, ma comunque quello che ordinava io lo dovevo fare. Alla fine ero uno della servitù, trattato con molti privilegi è vero, ma pur sempre un sottoposto. Ognuno aveva il suo ruolo in quella enorme villa: c'era il giardiniere, le cuoche, le cameriere, l'addetto alla piscina, e poi c'ero io.
Ma non era male. Non dovevo fare altro che compiacerla, era anche una bella donna. Bè certo era tutta rifatta, artificiale, non era come te...»
«Grazie, lo prendo come un complimento...»
«Lo è... sicuramente. Donne come te non ne ho mai conosciute, e ne ho conosciute in questi mesi fidati...»
Ecco adesso sono nuovamente imbarazzata. No, decisamente ricevere complimenti non è una cosa che so gestire adeguatamente. Ok cerchiamo di sviare prima che si accorga di questo mio punto debole, sempre se non se ne è già accorto, perchè per certe cose è fin troppo sveglio il tipetto.
«Certo... certo... immagino... quante ne avrai "conosciute"... e biblicamente intendo!»
Adam mi guarda dall'alto in basso divertito.
«Lilith sei già gelosa! Non te l'ha mai detto nessuno che sei adorabile quando fai la gelosa?»
Oh Cristo! Il mio livello di imbarazzo ha ormai sfiorato dei valori vergognosi. Senza poterci fare nulla avvampo. Le mie guance devono aver raggiunto ormai la tonalità del rosso dei semafori.
«Io gelosaaaaa? Io non sono mai stata gelosa in vita mia bello! A me di voi maschi non importa assolutamente nulla. Se no credi che a quest'ora non mi sarei già trovata uno straccio di compagno?» Lo apostrofo inviperita.
«Bè questo non significa nulla... è solo perchè evidentemente non hai mai trovato nessuno al tuo livello... fin'ora...» mi risponde lui in tono chiaramente allusivo e sottilmente suadente.
«Fottiti Adam!»
«Mmmhh a quanto pare ti ho punta sul vivo... ok, ok mi arrendo. Certo che quando ti arrabbi così sei irresistibile...» mi sussurra all'orecchio con un sorrisino sensuale ed un tono di voce talmente basso e caldo che i valori degli estrogeni nel mio sangue si saranno alzati di colpo come minimo di un buon 200 per cento.
Ok meglio cambiare discorso prima che mi ritrovi con gli slip fastidiosamente bagnati per il resto della giornata...
«Comunque deduco che con la farmacista dovevi avere una vita molto impegnata eh... come trascorrevi il tempo quando non dovevi... come lo definisci così elegantemente tu... "compiacerla"?»
«Te l'ho detto... leggevo, guardavo molti film, c'erano anche la palestra e la piscina coperta, ogni tanto le utilizzavo, giusto per muovermi un po', ma tendo ad essere piuttosto pigro in realtà, e prediligo le attività intellettuali a quelle fisiche, per cui più che altro oltre alla lettura mi dedicavo alla pittura e suonavo. Ho molti hobbies sai.»
«Sai suonare?»
«So fare molte cose, me le avranno impresse nelle reti neurali per rendermi più affascinante!»
«Quasi quasi lo fai sembrare anche figo... ma è inquietante... cosa suoni?»
«Il pianoforte, almeno suonavo quello perchè lì c'era quello. Magari so suonare anche altri strumenti, non lo so... dovrei provare...»
«Cristo, mi fai paura!»
«Ma no... sono tutte cose che ti sparano nel cervello prima di staccarti dalla culla di generazione. Non è mica merito mio. Più cose sai fare e più il prezzo è alto, tutto lì. Cercano di creare un buon prodotto. Sono le leggi di mercato.»
«Non oso immaginare che cosa ti abbiano sparato nel cervello per renderti un buon prodotto nel settore a cui sei stato destinato...» sentenzio con evidente sarcasmo.
«Oh non avevi visto ancora niente, e poi sei stata tu a mettere dei paletti, se li vuoi togliere dopo te lo dimostro...» mi risponde ridendo di cuore.
«No, no... ascolta, dopo la roba della sedicenne inizio a vederti sotto ad un'altra luce... sei inquietante... e poi mi faresti sentire una pedofila. Quindici anni, insomma... nemmeno io posso arrivare a tanto!»
«Lilith che palle! Ti sembro un quindicenne? Sono un uomo adulto uffa!»
«Sì tecnicamente lo sei... ma anagraficamente...»
«Anagraficamente dovrei già essere morto da un pezzo... calcola che tutti quelli che ti sei fatta allo Skin avranno avuto massimo 6 anni.»
« E porca troia...»

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