Capitolo 1 - Parte II

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  «Vaffanculo!»
«Ascolta dai... aspetta!»
Lord Byron mi sta camminando a fianco sul marciapiede di una delle vie più affollate della zona. La gente scansandoci ci osserva incuriosita, mentre noi due sembriamo proprio due pazzi scalmanati e decisamente molto agitati che litigano in mezzo alla strada, entrambi con i capelli curiosamente fradici ed i vestiti umidi e tutti stropicciati. Io accelero il passo, lui mi segue tentando di fermarmi, infine mi afferra un braccio per bloccarmi. Il suo gesto conferma quanto già avevo notato precedentemente, ossia che ha una forza incredibile, perchè mi sta trattenendo con una facilità irritante.
Io mi arresto di colpo e gli urlo in faccia. Non sono arrabbiata, sono letteralmente furiosa.
«No! Sparisci! Smettila di seguirmi! E non te lo ripeto più. Se insisti ancora ti mollo un calcio in faccia, hai capito? Per cui lasciami immediatamente il braccio! Adesso!
Vai per la tua strada! Via! Sciò! Aria! Raus! Stammi lontano! Non voglio saperne più nulla di te... tu sei un contenitore di guai vivente te lo dico io! Ed io ne ho già abbastanza di problemi! Quindi da questo momento in poi noi due non ci siamo mai visti nè incontrati. E' stato un non-piacere conoscerti... addio!» Sto letteralmente gridando in mezzo alla gente, ma la cosa non mi preoccupa per nulla, presa come sono dal casino appena successo.
«No dai... aspetta... guarda che io ne so come te...»
«Ah certo... una dozzina di agenti bio-meccanici corazzati ed armati fino ai denti fanno irruzione nella stanza di un bordello mentre stiamo scopando e tentano di massacrarci e tu non ne sai niente? Senti di sicuro quelli non cercavano me... nessuno sprecherebbe tutto quell'armamentario per una tizia del Settimo, quindi di nuovo arrivederci, tanti saluti!»
Byron mi lascia finalmente il braccio scoraggiato.
«Ma non vedo nemmeno cosa potessero volere da me... »
«Ah sei tu lo strano qui, non io! Sei tu l'androide sessuale che tutto sembra tranne che un androide sessuale, anzi per dirtela tutta non sembri nemmeno un androide... per cui... IO NON VOGLIO GRANE OK? Qualsiasi cosa tu sia od abbia fatto... a me non me ne importa nulla, quindi vai con Dios amigo!»
«Va bè... allora... se la metti così... arrivederci...» mi risponde infine, tutto affranto e sconsolato.
E' evidente che è confuso quanto me, ed anche spaventato, perchè ce la siamo vista veramente brutta. Questa volta l'ho scampata proprio per un pelo. E' chiaro ed anche normale che ora lui si senta perso. Anche io lo sarei se dodici soldati iper-rinforzati facessero improvvisamente irruzione nel posto dove vivo massacrando tutti e cercando di uccidermi senza nessun apparente motivo.
Povero Steve, penso, quando siamo scesi di corsa dalle scale per fuggire, ho intravisto il suo cadavere riverso sul bancone del bar. Il corpo dilaniato in più punti e tutto quel sangue mischiato a lattiginoso plasma sintetico sparso un po' ovunque. Hanno fatto una vera carneficina. Non hanno avuto nessun filtro. Han fatto fuori tutti quelli che hanno trovato al piano terra: i clienti, le cameriere, il barista... e poi sono saliti dritti da noi, stanza numero 7. Come se sapessero esattamente quale stanza scegliere.
Quella era una bella incursione mirata. Conoscevano esattamente l'obiettivo. Una di quelle operazioni in cui non devono restare testimoni. Conosco perfettamente quel modo di agire, rapido e senza lasciarsi tracce viventi dietro. Io stessa ho partecipato almeno ad un centinaio di azioni simili, e so che quando l'ordine è quello di agire così, significa che colpire l'obiettivo ha la priorità assoluta su tutto, anche sui civili.
Byron deve essere un bel cazzo di obiettivo importante.
Il mio amico smette di inseguirmi e si ferma rassegnato sul marciapiede con le braccia tristemente abbandonate lungo i fianchi.
«Allora ciao...» mi saluta ancora, ormai definitivamente arreso e demoralizzato.
Io mi incammino superandolo, poi alzo la mano in un ultimo, ironico, cenno di saluto ed inizio ad allontanarmi senza più voltarmi.
«Arrivederci Lord Byron, e cerca di guardarti il culo... sarebbe un peccato... è così carino...»
Dentro di me sono furibonda... ed anche sconvolta. Ho ancora il cuore che mi pompa a mille e l'adrenalina della lotta che mi circola furiosa nelle vene. Ma una parte di me è dispiaciuta per quel povero individuo solo ed abbandonato. La mia odiosa parte sentimentale, quella che cerco sempre di reprimere e celare sotto ad ampi e spessi strati di cinismo e pessimismo cosmico.
Cristo per poco non ci restavo secca!
E proprio sul più bello pure, ma la sfiga ha firmato un contratto a vita con me?
Non potevano almeno arrivare due minuti dopo? No, un tempismo perfetto. Sincronizzati perfettamente con i miei tempi sessuali! Quella era proprio una gran bella scopata, coi fiocchi e controfiocchi. Il tipo ci sapeva fare sul serio, decisamente. Peccato che poteva essere l'ultima della mia vita!
Ed ho pure buttato 10 crediti... lo dicevo che dovevo scegliere il nero...
Poi ruoto il capo indietro quasi involontariamente, per guardarlo ancora una voltra. Il mio Lord Byron si è seduto sul muretto del marciapiede, incurante dei passanti, che lo fissano perplessi. Un uomo alto, magro e pallido, vestito con un completo scuro elegante, ora un po' stropicciato, con la camicia bianca, semiaperta e macchiata di sangue (fortunatamente per lui non suo) in più punti che penzola fuori dai pantaloni, la giacca appoggiata con noncuranza sulla spalla ed i capelli scuri tutti bagnati. Il suo sguardo è triste e spento. Sta fissando le luci delle auto elettriche che transitano sull'asfalto, ormai ignaro che parecchi metri più avanti io lo stia ancora osservando.
Ha un aspetto che definirlo malinconico è un eufemismo...
Gli è già andata bene così. E' già stato fortunato che ha trovato me, perchè se non ci fossi stata io, sarebbe già morto da una mezz'ora buona. Mi rigiro e riprendo la mia strada.
Non ti voltare più. No, no, Lilith lo sai come va a finire... cadesse anche il mondo adesso NON TI VOLTARE PIU'. Vai a casa, fatti una bella dormita e dimenticati questo increscioso episodio per sempre.
Già Trash mi ha fregata una volta così. Ci manca anche un cucciolo di un metro e novanta per concludere il pacchetto adozioni...
Ma purtroppo la curiosità è femmina, e nonostante tutte le mie ferree imposizione, è davvero più forte di me, ed alla fine mi giro per scrutarlo ancora un'ultima volta.
Ha la faccia da cucciolo abbandonato, e lo sapevo. Bastardo.
Il mio unico punto debole: non resisto dal raccattare in giro cuccioli abbandonati dagli occhi tristi.
Porca troia.
Sospiro scuotendo il capo rassegnata e torno indietro. Mi piazzo davanti a lui, sguardo deciso, gambe divaricate e mani sui fianchi.
Byron solleva la testa e mi guarda dal basso in alto, con quegli stramaledettissimi occhi verdi, che sembrano fatti apposta per commuovere, sul viso un accenno di sorriso.
«Almeno spiegami dove hai imparato a combattere così, a mani nude poi!»
Lui assume un'espressione interdetta.
«Ma da nessuna parte. Ti assicuro che non sono nè un soldato, nè un mercenario disertore fuggito da chissà quale arma, nè un qualche agente speciale. Quello che sono è quello che hai potuto appurare di persona prima che ci attaccassero. Non avevo mai ammazzato nessuno prima in vita mia.»
«Ah mi spieghi allora come diavolo hai fatto a spezzare il collo a due armature viventi come quelle in pochi secondi?»
«Ma che ne so... ho agito d'istinto, credo istinto di sopravvivenza...»
«Eh certo! Ovvio! Come no! Perchè se tutti avessimo un tale istinto di sopravvivenza saremmo un'umanità di combattenti nati!
Senti bello, ho visto come ti muovi. Sei veloce, letale, non hai sprecato una mossa. Non hai esitato. Hai agito e colpito senza lasciare scampo, ed hai mirato dritto ai punti vitali, mica a casaccio. Poi hai una forza sovrumana. Spezzare il collo di uno così a mani nude è peggio che spezzarlo ad un bue!»
«Ma sarà stata fortuna, che ne so...»
«Sì fortuna! Fortunato con cinque di quei bestioni. Disarmato. Non ci credi nemmeno tu...»
«Senti te l'ho detto! Non lo so ok... mi sono difeso e basta. Ci sarò portato, cosa vuoi che ti dica.» Mi risponde esasperato.
«Comunque se non ci fossi stata tu sarei belle che morto...» prosegue evidentemente cercando di cambiare discorso.
«Eh sì... io ho fatto fuori gli altri, ma se non avevo la mia amichetta automatica dubito che sarei riuscita a fare qualcosa contro quei concentrati di steroidi armati. E meno male che la mia pistola è modificata con un micro-acceleratore magnetico illegale, se no col cavolo che bucava quelle armature.»
«Bè in ogni caso... se sta sera tu non fossi venuta da me, io sarei morto, quindi era nel destino... »
«Certo nel destino... nel tuo! Nel mio c'era solo un'immane, immensa sfiga! Se no avrei preso il nero...»
Lui continua a guardarmi con un sorriso amaro sulle labbra, che gradualmente si addolcisce un pò.
«Spari proprio come un militare scelto, sai! Non hai sprecato un colpo! Non avevo mai visto nessuno agire in quel modo, tranne che nei film polizieschi! E' stato... come dire... spettacolare! Sei in gamba, davvero...»
«Sì, peccato che i protagonisti eravamo noi e le armi erano vere... dai muoviti alza il culo, andiamo...»
«Andiamo? Dove?»
«Non hai fame?»
«Un pò...»
«Andiamo allora, conosco un tizio che fa degli hot dog che contengono ancora una parvenza di carne vera... e poi devo comprare da mangiare a Trash.»
«Chi è Trash?»
«Oh aspetta di vederlo... lui sarà entusiasta di conoscerti...»
«Significa che posso venire da te?» Mi domanda tutto speranzoso, con uno scintillio di gioia in quegli occhi di un verde così innaturale, quasi inumano.
«Senti, solo per sta notte ok... ti fai una doccia, dormi, ti riposi, ti schiarisci le idee, rifletti sul tuo destino e domani mattina ognuno per la sua strada. Questo è tutto quello che posso offrire. Prendere o lasciare!»
«Aggiudicato!» Mi risponde sorridente.
«Ma prima voglio assicurarmi che tu non abbia addosso qualche impianto di localizzazione. Sai non vorrei ritrovarmi un'altra squadriglia di quei carri armati viventi nel mio monolocale di 60 metri quadrati...»
«E perchè dovrei averlo?»
«E perchè mai 12 soldati bio-corazzati dovrebbero mai cercare di ucciderti?»
«Ok, ma sei proprio sicura che non cercavano te?» Mi domanda ironico, mentre io gli passo un po' ovunque a pochi centimetri dal corpo il mio lettore ottico, che è anche uno scanner ed un rilevatore di congegni elettronici, micro-impianti vari e nanospie. Un apparecchietto utile direi, normale attrezzatura da lavoro per un buon investigatore privato. Io non vado mai in giro senza la mia pistola ed il mio lettore multi-funzione, non si sa mai cosa ti può accadere qui nel Settimo. L'apparecchio inizia ad emettere un lieve suono di allarme quando lo avvicino al collo del droide. La grafica luminosa che appare sul display mi indica un punto del suo corpo ben preciso.
«Sì!» Gli rispondo terminando la mia ispezione e rinfilandomi in una delle tasche interne del giubbino il lettore. Sempre dalla stessa tasca estraggo poi un mini coltellino a serramanico.
«Magari erano dei corteggiatori respinti...» ed ecco che il sorrisino ironico che aveva in faccia quando l'ho visto la prima volta ricompare sul suo viso affilato.
«Vaffanculo Byron.»
«Hey che intenzioni hai con quel coso?» Mi domanda un po' preoccupato, mentre istintivamente tira indietro il capo per prendere le distanze.
Senza rispondere io mi sollevo sulle punte e gli afferro la nuca con decisione per mantenergli ben ferma la testa.
«Adesso stai immobile se non vuoi che sbagli mira e ti buchi in pieno la giugulare...»
Byron probabilmente elabora in pochi secondi che è decisamente meglio darmi retta.
Eseguendo con mano ferma, rapida e sicura un piccolo taglietto sul lato sinistro del suo collo, appena sottopelle, gli estraggo infine un piccolo chip quadrato grande circa mezzo centimetro.
«Aiah!» Urla lui preso di sorpresa.
«Ecco qua, scoperto l'arcano. Un microchip di rilevamento. Ecco come ti hanno individuato.»
Byron guarda sorpreso il chip tutto insanguinato che tengo su palmo della mano e che gli sto mostrando, poi lo prende con due dita e lo butta per terra rabbiosamente, calpestandolo con foga con una delle sue scarpe nere ed eleganti.
«Immagino che non ne sapevi niente vero?»
«No, certo che no... » dalla sua reazione sembra sincero. Spero solo che non sia un grande attore, perchè mi sto cacciando in un bel guaio, ne sono pienamente consapevole, ma proprio non ce la faccio ad abbandonarlo da solo in mezzo ad una strada in piena notte.

«A proposito come ti chiami?» Gli chiedo mentre camminiamo sul marciapiede.
«Non ho un nome.»
«Come sarebbe non hai un nome? Tutti abbiamo un nome...»
«Bè io non ce l'ho ok!» Mi risponde un po' infastidito. E' evidente che parlare di questi argomenti non gli fa molto piacere.
«E di solito come ti chiamano? Eilà? Coso? Tipo?»
«Di solito i proprietari che ho avuto mi chiamavano col mio numero di serie.»
«Ah comodissimo direi... 0-000A/Alfa vieni qua, 0-000A/Alfa c'è un lavoro per te, 0-000A/Alfa preparati che tra poco è il tuo turno...»
«Vabè abbreviavano in Zero Alfa, oppure Zero A, ma poi non mi chiama quasi mai nessuno.» Mi risponde sempre più spazientito. L'argomento non solo non è di suo evidente gradimento , lo irrita proprio.
«Bè io mi rifiuto di chiamare uno Zero Alfa! Vediamo... finalmente una cosa divertente, ecco... ti troverò un nome!» Proseguo però io imperterrita. Inutile dire che se voglio so essere più cocciuta ed ostinata di un mulo.
«Un nome vero?» Mi domanda tutto incuriosito. Sembra che la mia idea non gli dispiaccia.
«Sì, tu da ora in poi non sei più 0-000A/Alfa, sei Adam Byron.»
«E perchè Adam Byron?»
«Bè... perchè Adam è il primo uomo secondo la Bibbia. Mi sembra adeguato per un uomo adulto che non ha un nome, e Byron bè... sai chi era?»
«Sì, la mia memoria è stata caricata con quasi tutto lo scibile umano.»
«Urca! Un modello Elite De Luxe e pure erudito! Chissà cosa cazzo sei in realtà amico mio...» sentenzio scuotendo la testa.
Lui ignora la mia osservazione, ma sembra che il nome lo soddisfi.
«Mi piace Adam Byron.»
«Sì fa molto vecchia Europa... e poi me lo ricordi, a Lord Byron intendo, il poeta, anche se in realtà non ho proprio idea di che tipo fosse veramente il poeta romantico inglese Lord George Gordon Byron... magari era uno stronzo colossale, chi lo sa...
Poi io mi chiamo Lilith... mi pare giusto chiamarti Adam, visto che ti ho salvato il culo...»
«Già Lilith... mi piace anche Lilith. E' un bel nome, aggraziato. La vera prima donna secondo l'Ebraismo.»
«L'unica prima donna mio caro... lascia stare quella sciacquetta di Eva...»
«Prima mi hai chiamato uomo... mi piacerebbe esserlo... mi hai fatto sentire... non lo so... uguale, non un oggetto ecco.» Aggiunge alla fine un po' imbarazzato.
«Uguale a me?»
«Sì, in senso di razza umana, non in senso proprio uguale eh...»
«Ho capito, ho capito... bè del droide non hai nulla... dovrei studiarti meglio per capire bene quanto e cosa di te sia sintetico... non ho mai visto un "Lavoro in pelle[1]" fatto meglio, davvero. Ma mi gioco i miei capelli da 1000 crediti che di tessuti sintetici tu ne hai ben pochi...
Questa è pelle umana vera caro mio, ed anche di ottima qualità... dovresti farti analizzare il dna, per scoprire qualcosa di più.» Sentenzio pizzicandogli la pelle della mano. E' un gesto giocoso e confidenziale, che non so come, ma mi è venuto spontaneo. Lui sembra apprezzare. Sorride, ha uno sguardo candido e sincero, quasi fanciullesco. Non posso proprio evitare mio malgrado di trovarlo adorabile.
«Lo so che è pelle vera. I modelli costosi non li fanno mica con tessuti sintetici cara mia. Comunque come faccio a far analizzare il mio dna? Hai una vaga idea di quanto costi? Io non ho nulla. Quel poco che possedevo è rimasto in quella stanza, e non intendo certo rimetterci piede, anche perchè ora sarà piena di polizia.» Mi risponde poi affranto.
«Vabè dai, magari un modo mi viene in mente. Conosco qualcuno che può aiutarti. Se dici che ti mando io non ti chiederà soldi, sai mi deve qualche favore...»
Intanto siamo arrivati davanti al chioschetto degli hot dog.
«A proposito ci avranno ripreso le telecamere del locale mentre fuggivamo. Bè se dovessero identificarmi dirò che ero solo una cliente e che in qualche modo siamo riusciti a fuggire da quell'inferno. Mi inventerò qualcosa di plausibile, del tipo che ero appena entrata nella tua stanza quando abbiamo sentito gli spari giù al primo piano. Così siamo subito fuggiti. Una volta usciti in strada io sono corsa via terrorizzata e non ti ho più rivisto. Ci sono telecamere anche nelle stanze? »
«No dai Lilith, un minimo di privacy ancora esiste eh...»
«Perfetto, quindi nessuno vedrà che in realtà stavamo scopando come ricci nella doccia, ed eravamo talmente presi che non abbiamo sentito un bel niente, finchè quelli non hanno sfondato la porta della camera ovviamente. E tu... tu è meglio che non ti fai trovare. La polizia ti rispedirebbe diretto alla casa produttrice. Non ho idea di cosa facciano ai droidi fuggitivi...»
«Li terminano.»
«Ehmmm, ok... l'hot dog te lo offro io dai...»
«Grazie Lilith, magari con doppia salsa...»
«Pure...»
«E una birra.»
«Ecco... e poi?»
«Magari anche una ciambella dopo... sembrano buone... non quelle vuote però... quelle con la crema...»
Lilith porca vacca, la prossima volta stai zitta. Possibile che tutti i cuccioli tristi che raccatti per strada in realtà non siano delle povere creature indifese, ma piuttosto degli ingombranti esseri con un appetito da far invidia ad un brontosauro a digiuno da una settimana?  






1- Lavoro in pelle : Citazione del capolavoro assoluto Blade Runner di Ridley Scott. Così venivano chiamati nel film i replicanti umanoidi.

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