Gianluca Galiazzi era un uomo distinto. Trentenne di bella presenza, era il classico ragazzo cui tutto era concesso. Ricco di famiglia, lavorava alla “Magazine & co” non di certo per le sue – scarse – qualità ma perché suo padre, il signor Galiazzi, era il proprietario dell’azienda. Alto, moro, occhi scuri, passava le sue giornate seduto alla scrivania ad intrattenere pubbliche relazioni con tutti gli esemplari femminili che passavano per il suo ufficio, segretarie comprese. Amber però, a differenza delle sue colleghe, aveva la sventura di essere una collaboratrice del signor Gian. Collaboratrice era un eufemismo, Amber era più il suo fattorino di fiducia; ultima arrivata, aveva trovato nel signor Gian il suo inferno personale. Da qualche mese, infatti, le affidava la scrittura dei più svariati articoli… che poi prendevano il suo nome. Ma Gian era un suo superiore e non poteva ribellarsi. Per lo meno, la pagava lautamente per i suoi scritti. Almeno quello.
Quella settimana le aveva affidato la scrittura di un articolo sulla settimana della moda, compito non troppo difficile se non fosse che il suo capo la Signorina Ross le ha lasciato sulla scrivania tre plichi di documenti da leggere e disporre in ordine alfabetico per quella stessa sera. Non avrebbe potuto fare entrambi i lavori entro i termini richiesti, così decise, armandosi di coraggio e di pazienza – quella tanta! – di andare dal signor Gian e dire a lui e al suo bel faccino di farselo da solo quel dannato articolo e che lei, aveva del lavoro da sbrigare, del lavoro vero, che non prevedesse un via vai del personale nel suo ufficio. Lo vide percorrere il lungo corridoio del piano terra dove si trovavano tutte le postazioni degli stagisti, per raggiungere il suo ufficio. Era in compagnia di una donna, una stangona di un metro e ottanta, bionda, dai tratti scandinavi, innegabilmente bella. Una modella probabilmente, una modella della settimana della moda a cui lui avrebbe dovuto partecipare per scrivere l’articolo. Ma da come faceva il cascamorto con lei, mettendole un braccio attorno alle spalle, sussurrandole parole all’orecchio facendola ridere civettuola, era convinta che probabilmente la settimana della moda Gian, l’aveva visitata a modo suo.
Lo raggiunse, alle sue spalle.
-Signor Galiazzo ha un minuto? - lo chiamò.
- Si? - si voltò verso la persona da cui proveniva quella voce - Signorina Rossi, cosa c’è? - sbuffò impaziente.
- Avrei bisogno di parlarle- disse Amber nervosamente torcendosi le dita delle mani e mordendosi il labbro mantenendo lo sguardo fisso nel suo.
- Sono impegnato adesso non vedi? - sbuffò infastidito indicando la bellezza mozzafiato alle sue spalle.
- Lo vedo - ribatté dura - Ma non posso aspettare -.
- Non ora - le disse voltandosi.
Amber lo strattonò per un braccio facendolo voltare verso di sé.
-Amber vedo che hai lasciato a casa le buone maniere, oltre che un’acconciatura umana - esordi, lanciando un’occhiata sprezzante ai capelli che, per colpa della giornata di pioggia e della ricerca di informazioni aveva ripetutamente scompigliato - Cosa ti fa presumere di avere il permesso di toccarmi? - .
Amber rilasciò la presa.
-Ecco, io…-.
-Amber vuoi parlare? Non ho tutta la giornata! -.
sbuffò infastidita.
-Riguarda MDMA-.
MDMA era il nome il codice di MoDa MAgazine, l’articolo che avrebbe dovuto scrivere per Gian quella settimana.
Gian, strabuzzò gli occhi e si fece immediatamente serio. Alzò un dito in segno di attesa – Aspetta un secondo - Si voltò per congedare la biondona nel suo ufficio.
-Zophia, potresti aspettarmi nel mio ufficio? Arrivo subito- la guardò ammiccante, mentre lei lo salutava giocosamente dirigendosi verso il suo ufficio.
Il suo sorriso sornione si tramutò, voltandosi verso Amber in un’espressione truce.
-Ti ascolto- incrociò le braccia al petto.
- Non posso scrivere l’articolo, la signora Ross mi ha dato un altro compito da svolgere entro questo pomeriggio...-.
-Non mi interessa- ribatté indisponente - Io ti pago per lavorare. Posso aspettare fino a domani, non di più- disse puntandole il dito minaccioso - adesso va sparisci -
-Ma…-
- Buon lavoro - la congedò raggiungendo il suo ufficio, dove lo aspettavano ore intense di pubbliche relazioni con Zophia.
Amber sbuffò e si diresse verso la sua postazione.
***
-Ciao Amber, giornata storta? - l’apostrofò Giorgio, il suo migliore amico dalla postazione dietro la sua.
- Non me ne parlare - lo fulminò lei furente, passandosi la mano sul volto.
- Ehm, cosa è successo? Hai uno sguardo che incenerirebbe chiunque - scherzò lui cercando di buttarla sul ridere, ruotando la poltrona girevole in pelle bianca verso di lei.
- Piove. La mia macchina stamattina ha deciso di non partire, per cui me la sono fatta a piedi fino a qui. Il mio ombrello si è rotto- disse lei fissandolo con gli occhi sgranati mentre riprendeva fiato. – i miei capelli sono orribili. E il signor Gian è un idiota – sbottò infuriata, lasciandosi cadere stancamente nella poltrona della sua scrivania.
Effettivamente la chioma di Amber già non esattamente docile, con la pioggia si era gonfiata dandole l’aspetto di un leone stranamente femminile. Giorgio sorrise. Stava per invitare la sua amica a raccontarle tutto quando dalla porta del loro studio entrò un impiegato agitato e fu costretto a riceverlo in fretta.
Amber, nel frattempo, si era raccolta i capelli in una coda alta, lasciando libere solo due ciocche sul davanti. Attese che Giorgio congedasse l’impiegato. Stava per alzarsi dalla sua scrivania quando un vortice rosso fuoco entrò trafilata nel loro ufficio.
-Buon giorno ragazzi, scusate- disse la rossa con il fiatone poggiando la borsa sulla sua scrivania -Il mio ospite era restio a lasciare casa mia stamattina- Si sedette riprendendo fiato. - Dannati americani, vengono in Italia senza conoscere una parola, ci ho messo due ore, due, per fargli capire che doveva andarsene da casa mia e che no, non avrei voluto passare tutta la mattina a mangiare bacon and eggs. Ma vi rendete conto? - li guardò incredula con gli occhi spalancati - Sarà anche bravo con la lingua, ma quando si tratta di parlare…-
- Ginevra! - urlarono all’unisono i suoi due colleghi.
- Che schifo. Non mi interessano le tue passioni amorose - Riprese Amber storcendo il naso.
- Shht - la zittì Giorgio, sventolando una mano come per scacciare una mosca per poi voltarsi verso la scrivania di Ginevra - Era carino? – chiese ammiccante.
- Molto - le rispose complice e maliziosa la rossa. - Amber che hai fatto ai capelli? - domandò ad Amber alla sua sinistra.
- Lascia perdere- la interruppe subito Giorgio - Oggi ha un diavolo per capello…scusa Amber - disse, poco dopo essersi reso conto della gaffe.
- Fammi indovinare- lo interrogò Ginevra - Gian? -
- Esattamente - si complimentò lui.
- Ragazzi io sono qui, davanti a voi- disse Amber sventolando una mano per attirare l’attenzione dei due colleghi.
- Cosa ha fatto stavolta? - disse Ginevra voltandosi verso di lei -Aspetta, riscriverai il suo schifoso articolo e gli salverai le chiappe, come fai tutte le volte-.
- Beh, è il mio lavoro - rispose ovvia Amber scrollando le spalle.
- Digli anche dove ficcarselo - ribatté Giorgio.
- Non gli dirò proprio niente-
- Amber siamo Junior editor non scrittrici - La rimproverò Ginevra.
- Beh come altro potrei arrivare a diventare una vera giornalista? - ribatté Amber
- Ci arriverai - la consolò la rossa.
- Cinque lettere di rifiuto in un mese, non mi sembra vada alla grande nel mercato freelance - disse Amber mostrando le lettere aperte poggiate sulla sua scrivania.
Il telefono sulla scrivania di Amber squillò’. Mise il vivavoce ed accettò la chiamata.
“Amber, Meg ti vuole nel suo ufficio… SUBITO” rispose la voce della receptionist dall’altra parte dell’apparecchio.
La mora sbuffò, alzandosi rassegnata dalla sua poltrona per raggiungere l’ufficio del suo capo.
-Buon divertimento! - dissero Giorgio e Ginevra all’unisono sfoggiando un sorriso parodico verso di lei.
***
Amber raggiunse l’ufficio della signora Ross, bussò.
-Avanti - rispose una voce oltre la porta.
Entrò. La signora Ross l’aspettava in piedi dietro la scrivania.
-Amber proprio te cercavo-.
- Se è per l’articolo di Gian sulla settimana della moda…- iniziò Amber timidamente.
- Dimentica quel pezzo- disse Megan lapidaria - ho qualcos’altro per te, siediti - e la invitò con un gesto ad accomodarsi.
- Allora…- riprese, mentre teneva aperta una rivista di gossip tra le mani - Cosa sai sulla Formula Uno? -
- Formula Uno? - chiese incerta Amber. Ha sentito male?
- Si, dimmi tutto quello che sai - la interrogò il suo capo.
- Non saprei…- rispose l’altra.
- Pierre Gasly, lo conosci? - .
- Si... no…cioè, so che gareggia con la scuderia Alphatauri ma cosa c’entra con… - Amber era spaesata, non capiva il senso di tutto quel gioco di parole. La rivista dove lavorava era una rivista scandalistica, non sportiva.
- Pierre Gasly vuole lasciare il mondo delle corse. Prima dell’ultima gara della stagione- disse il capo.
- E quindi? - .
- Quindi, dobbiamo scoprire perché -.
- Ma perché noi? Insomma, se questa notizia è vera, qualcuno ne parlerà no? - .
- Eh, no - ribattè pronta la Ross -Noi dobbiamo sapere perché-.
-Lo dichiarerà alla stampa, penso-.
-No, no, non lo farà- disse quella lasciandosi cadere sulla sua poltrona accendendosi una sigaretta. -Gasly odia i giornalisti non rilascerebbe alcuna intervista. Ci serve qualcuno dall’interno- disse meditabonda, sbuffando una nuvola di fumo biancastra. -Ci sono! - sbottò eccitata -Lo farai tu! - esclamò, alzandosi di colpo dalla poltrona poggiando entrambe le mani sul tavolo di legno bianco della scrivania, guardando Amber negli occhi.
-Cosa? -
-Ho bisogno che tu sia sul posto. Andrai a Faenza, lavorerai per loro. Devi scoprire tutto su di lui, perché se lasciasse ho bisogno di qualcuno che scriva immediatamente l’articolo. Dobbiamo avere l’esclusiva-
-Ma come farò ad entrare lì? -.
-Non preoccuparti di questo, conosco il responsabile delle risorse umane gli dirò che devi fare uno stage nella loro sede per mia vece- buttò lì muovendo la mano per enfatizzare il concetto.
-Non per buttarmi la zappa sui piedi ma…Perché io? -
-Volevi fare la giornalista no? Non si diventa giornalisti scrivendo articoli sulla settimana della moda- la guardò allusiva – E poi tutti i miei giornalisti sono conosciuti -
-Va bene, allora… accetto- si arrese Amber, alzandosi dalla poltroncina su cui era seduta.
-Perfetto, stasera ti invio il biglietto per Faenza. Partirai domani mattina- la congedò.
-Ah, Amber? -
-Si? - chiese la riccia, voltandosi verso di lei.
- Chiudi la porta quando esci-
***
Amber stava pensando che quella giornata doveva essere un incubo. Per forza. Passasse pure Gian che si comportava da cafone, succedeva un giorno sì ed uno no. Gian che si comportava da cafone e la passeggiata sotto la pioggia era un po' meno tollerabile, ma pazienza. Gian, la pioggia e l’ombrello rotto l’avrebbero fatta solo uscire un po' dai gangheri. Se all’evidente mancanza di tatto del ragazzo e gli incedenti metereologici si aggiungeva la strampalata idea del suo capo, beh… doveva per forza essere un sogno. Uno di quei sogni dove ti svegli sudata e ansante, ma felice di esserne fuori. Sollevata. Ma quando la voce dietro di lei parlò “Chiudi la porta ed esci”, La ragazza comprese che doveva per forza essere reale, perché nemmeno il suo subconscio, per quanto inguaribilmente contorto, avrebbe potuto combinare una tale quantità di disgrazie tutte di fila.
Inspirò.
-Allora? - Chiese Ginevra vedendola rientrare nel loro ufficio. Aveva lo sguardo spento e non parlava. Si avvicinò alla sua postazione, cadendo stancamente sulla comoda poltrona di pelle bianca, accendendo il computer. Strofinò le dita sugli occhi per la stanchezza, sbavando tutto il mascara che aveva applicato sulle ciglia quella mattina.
-Amber, che succede? - riprovò l’amica non ricevendo risposta. Preoccupata, si alzò e si avvicinò, sfiorandole un braccio per richiamare la sua attenzione.
Amber si voltò verso di lei ed in silenzio l’abbracciò.
***
-Questo ragazzo è il tuo articolo? - disse Giorgio incredulo.
Erano seduti tutti e tre vicino la scrivania di Amber, commentando le foto di Pierre Gasly che la ragazza aveva ricercato dal web.
-Non è il mio tipo-.
-Tesoro, è il tipo di chiunque- la guardò scandalizzata Ginevra.
-Non il mio- ribatté la riccia.
-Cosa ho fatto di male per non avere commissioni del genere? - si lamentò la rossa.
-Non dirlo a me- concordò Giorgio a sua volta -È un bel bocconcino Amb- ammiccò.
-Non sono sul mercato-.
-Tu e Bran quando avete rotto, un anno fa? - le disse Giorgio.
-Non puoi lasciarti bloccare dalla sua ombra- ribattè convinta Ginevra.
-Potremmo non parlare della mia vita amorosa? - sbuffò Amber infastidita.
-Seriamente Amb, questa storia può far decollare la tua carriera, pensaci-.
Ma Amber non li ascoltava più, guardava pensierosa la foto di Pierre sullo schermo del pc.
A noi due Pierre.
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OVERDRIVE || Pierre Gasly
RomanceAmber Rossi, Milanese di origini americane è una giovane promessa del mondo dell'editoria. La sua vita ruota attorno alla carriera e ai suoi grandi amici ; Ma una proposta indecente ed un incontro inaspettato le faranno capire che il lavoro non è tu...