ALPHATAURI

1K 39 0
                                    

La Scuderia Alphatauri nota dal 2006 al 2019 come Scuderia Toro Rosso, è una squadra di corse italiana di Formula Uno con sede a Faenza, erede della Minardi dopo l'acquisto da parte dell'azienda austriaca Red Bull. Dal 2020 viene iscritta al Campionato mondiale di Formula Uno con il nome di Scuderia Alphatauri Honda. Seconda scuderia in Italia, dopo la Ferrari a Maranello. Con le sue enormi finestre a vetri opachi si ergeva maestosa davanti agli occhi di una timorosa Amber. Era appena arrivata a Faenza dopo quasi quattro ore di treno scomodissimo. Il suo primo giorno di lavoro in incognita. Sarebbe inutile sottolineare quanto tutto questo la intimorisse, stagista per una grande redazione giornalistica mai si sarebbe immaginata di compiere una missione sotto copertura. Inspirò ed iniziò ad incamminarsi oltrepassando il grande cancello automatico che la separava dalla struttura, nasò all’insù, ammirava il grande simbolo della scuderia applicato sulle vetrate frontali dell’edificio.

Stava camminando nel lungo viale acciottolato che conduceva all’ingresso. In realtà stava praticamente correndo, motivo per cui non si era accorta di un gruppo di meccanici che procedevano nel senso opposto al suo. Si era scontrata pesantemente con un signore, che era il doppio di lei e che non si era neppure fermato.
-Educato- aveva sbottato lei, cercando le sue cartelline che erano rovinate a terra in seguito all’urto.
-Tieni- aveva detto una voce maschile dal marcato accento francese.
Amber si voltò. Pierre Gasly aveva in mano la sua cartellina e gliela stava porgendo. Lei aveva alzato gli occhi, per incrociare il suo sguardo. La saliva non le andò di traverso, la sua missione a pochi centimetri da lei.
-uh, oh grazie- balbettò.
-Pierre, piacere- disse il pilota allungandole la mano.
-Amber- mormorò la riccia ricambiando la stretta.

Si guardarono intensamente negli occhi e Amber rimase affascinata da quegli occhi azzurro cielo. Erano così intensi da impedirle di distogliere lo sguardo. Erano di un blu chiaro tendente al celeste, che se li guardi con un minimo di attenzione ti ricordano il mare, occhi così non ne aveva mai visti in vita sua.

-Pierre muoviti! -
Fu una voce in lontananza ad interrompere il loro contatto visivo.
-Devo andare- si scusò lui.
-C-certo- rispose Amber scostandosi di lato per permetterli di passare.
-Ci vediamo- la salutò alzando una mano mentre si voltava di spalle per raggiungere i suoi collaboratori. Amber ricambiò il saluto ed entrò all’interno dell’edificio. Chiuse gli occhi cercando di riprendere il controllo della situazione. Scossa per il recente incontro.

***
-È permesso? - chiese entrando nello studio del signor Frost
-Amber vieni ti aspettavo-
-Buongiorno-, disse lei tendendogli la mano.
-Piacere mio, sono il signor Frost amministratore delegato di Alphatauri. Prego accomodati- fece lui per poi fare il giro intorno alla scrivania in mogano, sedendosi sulla sedia.
-Tu devi essere Amber giusto? Megan mi ha parlato di te, ha detto che sei una delle sue migliori stagiste e che voleva assolutamente che facessi esperienza qui con noi. Devi essere davvero brava se un osso duro come Megan ha detto tutte queste carine su di te- la guardò con un sorriso compiaciuto.
-Davvero? Mi fa piacere- rispose Amber timidamente. In realtà sapeva benissimo che il motivo per cui si trovava in quella azienda non c’entrava nulla con le sue qualità di Junior editor.
- immagino- rispose incrociando le mani sotto il mento -Abbiamo bisogno di un addetto stampa per uno dei nostri piloti.  Molto giovane ma promettente, ha vinto vari premi tra cui il gran premio di Monza questa primavera, siamo molto orgogliosi di lui-.
-Va bene, cosa dovrei fare? - domandò la ragazza, con l’atteggiamento risoluto di chi ha improvvisamente preso in mano la situazione.
-Sei… posso darti del tu giusto? - proseguì dopo aver ottenuto il suo assenso -Sei incaricata di guidare il signorino Gasly nelle interviste con i media, non so perché ma ha una grande ostilità verso la vostra categoria- rise soavemente scuotendo la testa - reagisce male, non si sa rapportare con loro -  replicò il dirigente - Con le tue conoscenze sul giornalismo e su tutto ciò che lo riguarda, saprai di sicuro come aiutarlo-.


***
-Buongiorno- la salutò Pierre.
Amber si fermò col piede sul primo gradino e si voltò appena.
-Ciao-, ricambiò il saluto con un sorriso.
-Amber giusto? – fece lui staccando il piede dal muro sul quale era appoggiato.
La ragazza annui. E lui si accostò a lei.
-Sei nuova? - chiese il ragazzo.
- Più o meno. Sono una stagista in prova- scherzò la riccia, mimando le virgolette con le dita della mano per enfatizzare il concetto di “in prova”. - sono la tua addetta stampa- disse sorridendo mentre continuava a percorrere il lungo corridoio dell’edificio per raggiungere il suo ufficio. Lui arrestò bruscamente il passo -una giornalista? - si allarmò.
-No-, la ragazza rise, di una risata argentina, che per un attimo, solo per un attimo, fermò il battito del ragazzo. Incantato. - Ti difenderò dai giornalisti. Sarò il tuo angelo custode-.
- Meno male- disse sollevato, sorridendo anche lui.
Si arrestarono davanti alla porta di ingresso della ragazza.
-Questo è il mio ufficio- disse lei indicando la porta alle sue spalle.
-Eccoci qui- riprese lui.
Amber era imbarazzata da quel silenzio imbarazzante che si era creato tra i due. Incerta, sollevando i talloni per l’imbarazzo gli chiese se volesse entrare nel suo ufficio. Lui acconsentì.

***

-Così, sei di Milano – sentenziò Gasly, mentre, una trentina di minuti più tardi contemplava il cielo nuvoloso della finestra dell’ufficio di Amber.
-Esatto – disse lei – Sono qui a Faenza per lavoro – aggiunse con tono pratico.
-Quindi…sei venuta a Faenza per me? – chiese meditabondo.
-Più o meno – Mezza verità.
Per tutta risposta lui sorrise e cominciò a fissare ostinatamente il soffitto.
-Sai, anche io vivo a Milano. Da poco, ci torno quando sono in pausa dalle gare. Non lo so nessuno tranne Frost, qualche amico e ora…tu. – riprese – non voglio nemmeno pensare se questa notizia dovesse trapelare su qualche giornale, mi ritroverei le onde di giornalisti sotto casa e addio privacy- sentenziò poggiando il capo sullo schienale della poltrona su cui era seduto.
-Perché hai tutta questa avversione per i giornalisti? Dopotutto è anche loro il merito della tua fama –
-Sono famoso perché sono bravo e lavoro sulla mia carriera da quando nemmeno camminavo. Il successo da parte dei giornalisti è solo riflesso- continuò -  Non ce l’ho con loro come categoria, sono consapevole che èuna professione come le altre, ma alcuni giornalisti sono davvero cattivi, godono nel farti soffrire e sai cosa? – riprese sussurrando meditabondo – finché fanno soffrire me, mi sta bene è il lavoro che mi sono scelto, ma quando soffre la mia famiglia per ciò che leggono, ecco lì non ci sto. Mia madre…. – scosse la testa – nulla lascia perdere -

Amber scosse la testa sconsolata. Il suo compito si stava dimostrando piuttosto difficile per lei, pensò scostandosi un ricciolo ribelle dalla fronte mentre sistemava la scrivania per la settima volta. Lui stava lì, muto a fissare il soffitto. Amber si sedette sulla scrivania con le gambe accavallate, decise di dire qualcosa per spezzare quel silenzio imbarazzante.
-Qualsiasi cosa è meglio di questo. Persino lavorare per Gian – pensò.

All’improvviso il cellulare di Amber vibrò. Lei si voltò a prenderlo, urtando una delle cornici che aveva sul tavolo e facendola cadere a terra. Era la foto scattata durante l’ultima festa di Natale. La foto ritraeva lei, Ginny e Giorgio con indosso degli imbarazzanti cerchietti natalizi.
-Cos’era quel rumore?
-Eh? – Amber alzò la testa dalla foto che stava esaminando.
-Ho chiesto, cos’era quel rumore – ripeté lui scrutandola.
-Ah. Era il mio cellulare – si accigliò lei, scendendo dalla scrivania per recuperare la foro caduta a terra.
Amber rialzandosi se lo trovò di fronte. La sovrastava di tutta la testa e lei si ritrovò costretta, suo malgrado ad alzare lo sguardo per incontrare quello di lui.

La stava studiando.
Come quella mattina. Come stava facendo adesso.

Amber gli diede le spalle e riportò lo sgaurdo sul display del cellulare, sentendosi assurdamente a disagio con lui che la fissava.
Il messaggio era di Ginevra.

Allora com’è il bocconcino dal vivo?”

-Chi sarebbe il bocconcino? – domandò Pierre sogghignando.
-Come ti sei permesso? – lo rimproverò lei indignata, voltandosi – non si legge la corrispondenza degli altri. E tra l’altro- gli domandò- come hai fatto? - .
-Sono più alto di te. E comunque – scrollò le spalle noncurante – non me ne importa niente di quello che ti scrive la tua amica. Ero solo curioso di sapere da dove provenisse quel rumore -.
-È un cellulare. Le persone lo usano per comunicare, è normale che faccia rumore -.
-No, gli altri di solito mettono il silenzioso – fece lui – ancora non mi hai ancora spiegato la storia del bocconcino – buttò lì con fare provocatorio.
-Pierre – disse lei inspirando profondamente – non ho tempo per i tuoi giochetti idioti. È chiaro che a te sfugga ma sono un tuo superiore adesso, non devo darti nessuna spiegazione – lo canzonò.
-Va bene – rise, mentre alzava i palmi delle mani in segno di pace.
-Hai pensato ad una strategia con i giornali? – cambiò argomento.
-Non so, ho pensato a tante cose – disse lei, quasi pensando ad alta voce.
-La domanda, Amber, potrebbe non essere cosa – suggerì lui avviandosi verso la porta – ma chi -.
E uscì, mentre lei fissava la sua schiena e rifletteva sulle parole appena udite.


OVERDRIVE || Pierre Gasly Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora