CONSAPEVOLEZZA

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Camminavano l’uno accanto all’altra da qualche minuto, osservando un muto accordo di non toccarsi, non sfiorarsi neppure, per poter sopportare l'imbarazzo di quel bacio mancato.
Arrivarono davanti all'ingresso della scuderia.
- Siamo arrivati - disse la ragazza, tentando di rompere il silenzio di poco prima.
- Si -
- Ascolta - Dissero all' unisono.
- Prima tu - sorrise lei imbarazzata.
- Per prima... ecco volevo ringraziarti e poi… -

- Pierre! - chiamò una voce avvicinandosi a noi - Ecco dov'eri, è tutto il pomeriggio che ti stiamo cercando! Ho bisogno di te, devi provare la nuova auto -
- Certo, vengo subito - lo rassicurò.
- Ti aspetto di là - lo congedò - signorina - salutò Amber con un cenno del capo.

- Arrivederci - rispose lei.
- Devo andare - mormorò Pierre alla ragazza.
- Si, certo vai! -
- Ci vediamo allora! -
-  Si, ci vediamo, divertiti - lo salutò la ragazza.

***
-Sveglia -
Pierre biascicò una protesta e si voltò dall’altra parte. Le coperte gli vennero strappate violentemente di dosso e l’aria fredda gli fece accapponare la pelle nuda della schiena.
- Un’altra notte in bianco? -
Quella battuta gli fece aprire gli occhi, all’improvviso era completamente sveglio e vigile.
- Dan dimmi cosa vuoi e vattene al diavolo. -
- Ti ho portato la colazione a letto, idiota. – rispose l’altro con una risata – Come una mogliettina devota. La tua bella ci aspetta al piano di sotto per l'intervista pre gara. Te lo ricordi no, che oggi abbiamo la gara? -
- Porc… - Pierre, si alzò a sedere di scatto e guardò l’orologio poi buttò i piedi fuori dal letto cercando con una mano i pantaloni della divisa.
- Hahaha allora ci ho preso! Ti piace la moretta eh? Come si chiama? Annie? – commentò Danil con voce querula sorseggiando caffè da una tazzina che aveva trafugato dalla mensa al piano terra.
Pierre lo incenerì con lo sguardo – Amber. E no, non mi piace - disse punto sul vivo - Scusa ma quel caffè non lo avevi portato per me? –
- Non te lo meriti. -
L’altro gli strappò la tazza dalle mani e bevve un sorso mentre con l’altra mano si abbottonava la camicia – Che schifo. - sbottò – Ma è senza zucchero! – .
Danil sollevò un sopracciglio - Si certo come no. Lo sanno tutti che sei cotto a puntino -.
- Si vede molto? -
- No, non molto - lo rassicurò - Moltissimo. Guarda sei arrostito - rise
- vuoi smetterla? - fece Pierre, mentre finiva di vestirsi.
- Di prima mattina sei sempre di umore detestabile. – si lamentò quello – Eppure adesso dovresti essere allegro, no? Dopotutto la ragazza si è dimostrata più sveglia di te. -
Pierre si bloccò, le dita ancora strette intorno ai bottoni della camicia e gli gettò un’occhiata raggelante – Si può sapere cosa vai farneticando? –
Il russo si alzò, aveva l’aria contrariata ma negli occhi brillava uno scintillio decisamente divertito – Sto dicendo che anche la tua amichetta è cotta a puntino. Dovresti provarci seriamente – buttò lì in tono distratto. Sulla soglia della stanza si voltò per considerare Pierre con un sorrisetto, quello taceva e il suo sguardo di ghiaccio prometteva rappresaglie alla prima occasione.

***
- Eccovi! - li salutò Amber - ma dove eravate? Tra un po' tocca a voi - disse professionale spingendo Danil verso i giornalisti.
- Ciao - la salutò Pierre.
- Ciao - sussurrò lei. Occhi nei suoi e guance in fiamme. Doveva essere arrostita. Sicuramente sarà arrostita.
- Hey piccioncini io ho finito qui - li richiamò Danil, agitando una mano per richiamare la loro attenzione a qualche metro più in là.
- arriviamo - rispose Amber - devi andare anche tu ora - .
- A dopo allora –
- Pierre - lo richiamò la ragazza. Lui si voltò.
- Buona fortuna -
- La fortuna è per i principianti - si avvicinò alla ragazza.
- Dici? Kyvat mi è sembrato piuttosto sicuro di vincere -
- Non lo farà - il giovane parlò a voce bassa, perché solo lei potesse udirlo.
- Lo farai tu? -.
- Vuoi? -.
- Sì -.
Lui annuì, regalandole una risata roca che le provocò non pochi brividi lungo la schiena e schizzò velocemente in posizione. Amber raggiunse il paddock insieme agli altri colleghi. Meravigliosi aerei tricolore solcarono il pomeriggio soleggiato. I piloti posizionati non si mossero, attendendo il segnale dei semafori verdi. Ad un certo punto si accesero e le auto si mossero in contemporanea partendo. Terminata la gara, ogni pilota tornò all’interno dei propri box. E mentre tutti esaltavano il vincitore e la scuderia si abbracciava felice per il risultato ottenuto. Amber invece guardava Pierre. Il volto sudato e il casco in mano, poggiato lungo il fianco. l’espressione divertita sul volto rischiarato da un sorriso; il ragazzo si voltò tranquillamente e mentre scendeva dalla pedana prese dal tavolo un fazzoletto per passarselo sulla fronte. Sembrava soddisfatto e placato in quel momento, ogni traccia di dubbi tormentosi era stata ricacciata in fondo al suo sguardo che adesso appariva di nuovo limpido.

***
- Pierre - disse l’ingegnere di pista alzandosi dalla postazione del muretto – sei stato grande! - .
- Grazie! – rispose lui andando a sedersi al fianco di Amber all’interno del Paddock.
Pierre rimase seduto accanto a lei, chino in avanti coi gomiti sulle ginocchia divaricate e le mani mollemente intrecciate. Un ciuffo di capelli scuri gli ricadeva al lato della fronte e Amber senza pensarci allungò una mano per ravviarlo. Lui voltò il capo e le sorrise, un sorriso così tranquillo e privo di reticenze che la scaldò dentro. Si accorse che il cuore le martellava in petto come impazzito, strano che solo ora ci facesse caso quando stare con lui era sempre una sortita al limite di tutte le emozioni che aveva provato in una vita.
- Qualcosa non va? – le domandò lui sommessamente.
- Al contrario, perché me lo chiedi? -
- Sorridevi, poi di colpo hai smesso -
Amber si morse le labbra e imbastì in tutta fretta una risposta – Stavo solo pensando alla prossima gara -
- Metà dicembre – rispose immediatamente Pierre – ma non penso che per allora ci sarò – riprese guardando un punto fisso sulla parete.
- Non hai ancora cambiato idea? – Amber lo guardò.
- Non voglio parlarne, adesso. Scusami ma devo andare a ritirare il premio – si alzò.
- Sei stato bravissimo - Amber gli saltò addosso allacciando le braccia dietro al suo collo. Avevano appena finito la proclamazione ed Amber approfittò del suo rientro nel paddock per complimentarsi con lui.
- grazie. Ma non ho fatto nulla, ho solo ritirato un premio – si schernì lui.
- Non è vero! Sei arrivato terzo in una competizione di cui non ti importava nulla. Devi essere fiero di te, la Formula Uno è la tua vita, non puoi abbandonarla. Anche tua madre sarebbe fiera di te - lo guardò negli occhi.

Il braccio di Pierre, acciaio temperato ricoperto di velluto, le premette ancora sulla la schiena schiacciandola contro il suo petto. La sua mano elegante sulla guancia le teneva il volto levato verso il suo, i suoi occhi blu erano così profondi che ebbe l’impressione di precipitarvi dentro. Lui le sorrise in risposta. Amber avvertì un dolore sordo al petto, come un pugno che si abbatteva a tradimento all’altezza del seno sinistro. Il sangue e il respiro le tremarono in gola, palpitando furiosamente al ritmo di una vena impazzita perché il cuore, quello, le era sembrava che si fosse appena fermato. Incapace di articolare qualsiasi parola, con la gola che doleva per l’emozione, gli passò un braccio intorno alla vita e l’altro sulla schiena e lo strinse a sé, lo strinse così forte che respirare divenne difficile, ma anche se si fosse frantumata le costole in quell’abbraccio non le sarebbe importato. Non le importava più di nulla. Lui le afferrò i capelli sulla nuca costringendola a staccare il volto dal suo petto e a piegare la testa all’indietro. Amber chiuse gli occhi solo nell’istante in cui la baciò, fino a quel momento rimase con lo sguardo immerso nel suo, ipnotizzata da quell’blu tanto incandescente da creare l’illusione di essere gelido al primo contatto. Fino al momento di restare inceneriti dal suo calore come stava succedendo a lei in quel momento. L’emozione assoluta la lasciò stordita, si aggrappò ancora a lui con la testa leggera e il mondo che girava intorno a lei, dietro le sue palpebre chiuse, come un vortice di colori. Schiuse le labbra all’impeto di quel bacio, si mosse lievemente modellandosi al corpo di lui e quando alla fine si staccarono ansanti, riaprì gli occhi incontrando quelli del ragazzo nei quali lesse la sua medesima, incredula, consapevolezza.

OVERDRIVE || Pierre Gasly Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora