AMORE PURO

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A svegliarla da un piacevole torpore fu un bacio meravigliosamente morbido e umido appena dietro l'orecchio e una mano impertinente che si stava divertendo a massaggiarle e pizzicarle il seno. Non appena avvertì il suo respiro più profondo, quella stessa mano calò più in basso e la fece ridacchiare, facendole il solletico sul fianco.
- Ciao.... - le sussurrò Pierre morbidamente, dandole un bacio sulla nuca, facendole venire la pelle d'oca ed arricciare le spalle.
Amber, divinamente rilassata nonostante i muscoli un po' doloranti, si rigirò e si rifugiò nel suo abbraccio, incassando la testa tra la spalla e il collo. Il ragazzo iniziò a giocherellare coi suoi capelli, attorcigliandoseli intorno alle dita, in un'atmosfera pacifica, densa come miele. Avevano fatto l'amore quella sera dopo la gara ed era stato lento e meraviglioso colmo di emozioni da loro represse da tempo.
- E comunque sono arrabbiata con te. Non mi è piaciuto quello che hai detto oggi dopo la gara.
Pierre alzò gli occhi al cielo, sbuffando spazientito, ma ridacchiò sulla sua lingua mentre la baciava.
- Abbiamo appena fatto l'amore e tutto quello che sai dire è che sei arrabbiata con me?-
- Si. Pierre - mormorò cingendogli il volto con le mani - non voglio che abbandoni le corse, sei bravo hai visto? Devi solo credere in te -.
- Non è facile farlo quando sei solo - soffiò lui guardando il soffitto.
- Non sei solo. Non sarai mai da solo - disse lei alzandosi su un fianco e poggiando il braccio sul suo petto. - c'è una squadra che crede in te, ci sono i tuoi amici, c'è tua madre da lassù e .. - deglutì - ci sono io con te, non ti abbandonerò mai -
- promettimelo - disse in un soffio.
- te lo prometto - mormorò abbassandosi verso di lui per baciarlo.

***
Entrarono quel venerdì mattina con ancora le mani strettamente intrecciate.
Ormai da un mese a quella parte, era un fisso rituale. In ufficio si erano abituati tutti alla loro presenza, alle loro effusioni più o meno nascoste e tutti facevano il tifo per loro. Amber si trovava decisamente bene in quella squadra, aveva trovato un lavoro gratificante, un team che l'apprezzava, tanti amici e l'amore. Era questo che pensava mentre guardava Pierre camminare di fianco a lei per i corridoi della scuderia. Non si era dimenticata però del perché si trovasse lì, sapeva che quella non era la sua vita e che avrebbe dovuto rispondere alle lettere di Ross che le chiedeva insistentemente notizie.

- Siamo arrivati. Buona giornata - disse Pierre davanti alla porta dell'ufficio di Amber
- Buona giornata. Finalmente è venerdì non avrei sopportato un giorno di più -
- vieni da me stasera? - disse lui mentre le carezzava la mano con il pollice.
- si - rispose la ragazza aggiustando la catenina della borsa sulla spalla - a dopo -
- a dopo- fece lui baciandola dolcemente.
Amber chiuse la porta appoggiandosi dietro di essa con un largo sorriso sulle labbra. Il mondo le sorrideva quella mattina. Si sedette sulla sua scrivania canticchiando una canzoncina e si preparò di buona lena ad intraprendere la mattina lavorativa. Stava per accendere il pc quando qualcuno bussò alla sua porta.
- Avanti -
- Buongiorno Amb, ho della posta per te-
- per me? - strano - grazie mille appoggiala pure qui - disse indicando la scrivania.
- perfetto, buona giornata-
- a te -
Amber si alzò dalla sua postazione prendendo in mano le lettere per poi tornare a sedersi. La prima era una lettera di Ginny e Giorgio che con una foto la salutavano e chiedevano sue notizie; la seconda proveniva dal suo vecchio ufficio. Si accinse ad aprirla

" Amber, sono settimane che provo a chiamarti ho bisogno delle informazioni su Pierre al più presto.
Chiamami
Megan "

Amber guardò la lettera per un tempo indefinito. Non sapeva che fare, non poteva tradire la fiducia del suo capo ma dall'altro non se la sentiva di tradire Pierre in questo modo. Avrebbe dovuto trovare una soluzione al più presto. Rinunciare alla carriera o rinunciare all'amore? La risposta era chiara. Amber avrebbe scritto la lettera di dimissioni quella stessa sera.

***
Come andata la giornata? - l’apostrofò, sedendosi sul letto appoggiato allo schienale e allungando le gambe.
- Normale -
Lui storse il naso.
- Cosa c’è - lo rimproverò, dolcemente.
- Mh? -
-  Perché quella smorfia? - gli domandò, sedendosi al bordo del materasso.
- Dimmelo tu, hai la testa da un'altra parte oggi -.
- No, sono solo stanca – lo rassicurò
Erano tornati a casa sua questa volta. Amber aveva dimenticato un documento importante tornando a casa per la pausa pranzo. In realtà non aveva mangiato nulla ma doveva assolutamente nascondere la lettera ricevuta quella mattina. Decise di nasconderla sotto il letto, quello stesso letto su cui Pierre era sdraiato. Maledizione!
- Perché indossi ancora la divisa? -.
- Sono stanco, Amb- le rispose, scrollando le spalle.
Lei gli si sedette sopra a cavalcioni e cominciò a sbottonargli i bottoni sul colletto della polo.
- A cosa devo? -.
- C’è bisogno di un motivo? -.
- Considerato che è di te che si parla, sì -.
Lei emise un verso di frustrazione.
- Se non vuoi, basta dirlo - disse, facendo leva sulle ginocchia per alzarsi.
- Non ho detto questo… - la trattenne, afferrandola per la vita.
- E allora cosa? - domandò, rigida. Sorvolando sulla parola amore che le ha procurato più di una capriola nello stomaco.
- Solo che avevo smesso di sperarci - rispose lui, accarezzandole i fianchi. - Va’ avanti, ti prego. Spogliami -.

OVERDRIVE || Pierre Gasly Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora