Tre regni, due prescelti e un solo destino.
I due regni di Emergard e Auringon sono sempre stati alleati, fin dall'alba dei tempi, quando dovettero per la prima volta unire le loro forze e combattere contro Re Harald di Iskalgard, il Regno del Nord...
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In quella notte gelida il vento soffiava forte e impetuoso, tanto che re Aeron fu sicuro di averlo sentito sussurrare parole incomprensibili e mai udite prima. Parole che non presagivano nulla di buono. Ma il re questo non poteva crederlo, la sua bellissima regina stava per dare alla luce il secondogenito della famiglia Lancaster, e il cuore del sovrano di Emergard non sarebbe potuto essere più ricolmo di gioia.
Sebastian, ormai un bambino, attendeva silenzioso nella sua stanza da letto il momento in cui avrebbe potuto finalmente conoscere il suo fratellino o sorellina.
Dopo la nascita del primogenito re Aeron e la regina Eloise avevano tentato più volte di avere un altro figlio, ma gli dèi non avevano concesso loro quell'onore, quella gioia immensa. E per questo l'arrivo tanto atteso del nascituro sarebbe stato celebrato con ogni tipo di festeggiamento: il re avrebbe invitato anche il suo amico Richard Gylden, sovrano della vicina Auringon, e la moglie Kristyn. Non li vedeva da oltre un anno: non ci sarebbe stata celebrazione più lieta per ritrovarsi.
Re Aeron camminava pensieroso per il lungo corridoio, ma aveva gli occhi fissi sulla porta chiusa della sua camera da letto: la regina era lì dentro ormai da ore, in travaglio e gridando dal dolore. Il sovrano avrebbe voluto fare qualsiasi cosa pur di aiutarla e alleviare le sue sofferenze, ma la nutrice gli aveva suggerito di restare calmo e aspettare. Non poteva fare altro che pregare gli dèi.
Per cercare di tranquillizzarsi il sovrano si avvicinò alla finestra: non aveva mai visto un vento così forte. Persino le stelle facevano fatica a restare ferme lì dov'erano. Ma re Aeron focalizzò la sua attenzione sulla luna, così candida e piena e le rivolse una preghiera senza parole. Le chiese di proteggere sua moglie e vegliare sui suoi figli.
«Sire, perdonatemi. Vostra moglie chiede di voi» la flebile voce della nutrice riportò alla realtà il sovrano, che a grande velocità si diresse nella camera da letto.
«Mia adorata», Aeron non riuscì a pronunciare altro. Nella sua vita aveva assistito a eventi atroci e combattuto in molte battaglie contro banditi o pirati e mai aveva avuto paura dei propri nemici o del sangue. Ma vedere Eloise distesa sul loro letto nunziale, candida come un lenzuolo e in preda al dolore, lo fece crollare, tanto che dovette sorreggersi al pomo del letto per non ricadere sulle proprie ginocchia.
Una strana espressione dominava sul viso sudato della regina, ma Aeron capì dal suo sguardo che qualcosa non stava andando come doveva.
«Non credo di sopravvivere, mio amato. Gli dèi sono stati buoni e amorevoli con noi dandoci la benedizione di un altro figlio, ma non mi concederanno il tempo di conoscerlo e crescerlo». Le lacrime cominciarono a rigare il bel volto della regina, che intanto aveva stretto l'esile mano a quella del marito.
«Un ultimo sforzo, vostra altezza. Il bambino sta per nascere». La vecchia balia cercava di infondere tranquillità e coraggio alla sua regina, bagnandole la fronte con un fazzoletto umido.