Capitolo 4

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Alice's Pov

I sedili dell'auto di Clara sembravano coperti di chiodi. Ero irrequieta e a dir poco stressata. Più ci avvicinavamo all'azienda e più sentivo mancare l'aria.

"Dovresti rilassarti!" disse la mia coinquilina svoltando l'angolo.

"E' normale avere un po' d'ansia!" ribattei io forse troppo bruscamente.

"Un po' d'ansia?" rispose lei con sguardo sornione velato dagli occhiali da sole.

"Ok, forse non è solo un po' d'ansia. E' che ci tengo a fare bella figura! Sai benissimo che il mio non è il capo più gentile e amichevole che esista... La sua fiducia vuol dire molto, moltissimo e... se non spingi su quell'acceleratore arriverò tardi e e...e ARRIVERO' TARDI! Il primo giorno!" dissi freneticamente.

"Punto primo, questo tecnicamente non è tuo il primo giorno e punto secondo...siamo in anticipo di trenta minuti." Concluse.

Forse stavo esagerando ma se lei o chiunque altro avesse realmente compreso il mio stato d'animo o i miei timori sono certa che non si sarebbe comportato in modo poi tanto diverso. Tra chiacchiere e sorrisi forzati giunsi di fronte l'imponente edificio. Ho sempre pensato fosse davvero troppo grande per una qualsiasi città che non fosse New York ma in fondo, non avevo viaggiato molto e le mie non erano altro che supposizioni. Scesi dall'auto e prima di scappare in ufficio mi voltai un'ultima volta.

"Come sto?" chiesi titubante a Clara che per l'ennesima volta alzò gli occhi al cielo.

"Basta! Me l'avrai chiesto almeno venti volte da quando siamo uscite di casa! Bene! Sei perfetta! Perfino io potrei innamorarmi di te!" rispose lei esausta ma sorridente. Era adorabile.

La vidi sfrecciare via e poi, dopo aver preso una lunga boccata d'aria mi feci coraggio e decisi di entrare. Avevo già con me una serie di contratti firmati e da far visionare al capo. Salutai Miriam, la segretaria, e mi diressi verso quello che avevamo concordato sarebbe stato il mio ufficio. "Resta calma" iniziai a ripetermi, "Tu puoi farcela! Sei intelligente e sei anche bella...a modo tuo" continuai a pensare. "Devi solo far vedere a tutti di che pasta sei fatta e alla fine vedrai c-"

Non feci in tempo a finire il mio rituale di autoconvincimento che mi ritrovai a terra e bagnata fradicia. D'istinto lanciai un urletto...ok forse non era propriamente un urletto! Fatto sta che non appena ebbi la possibilità alzai gli occhi e davanti a me si palesò Giuliana. Teneva in mano una tazza di caffè ormai vuota e fu solo allora che capii che il suo contenuto mi era stato rovesciato addosso pochi istanti prima, bagnando tra l'altro anche i documenti freschi di stampante. Le lanciai sguardi di fuoco ma prima che potessi pronunciare anche una sola parola il mio capo fece capolino in corridoio. "Perfetto" pensai, "altro che far vedere di che pasta sono fatta e stronzate varie".

Il signor Zelini sembro non vedermi e iniziò piuttosto a riprendere la mia collega. Mi dispiacqui per lei ma era sempre così maldestra e superba e quella non era proprio la giornata ideale. Lentamente, con movenze non esattamente aggraziate provai ad alzarmi e improvvisamente sentii addosso due mani. Di impulso, poiché ignara della presenza di qualcun altro, feci per liberarmi. Con la coda dell'occhio intravidi un ragazzo, era giovane e molto, forse fin troppo alto. Presa dai nervi non gli prestai molta attenzione e ormai sull'orlo di una crisi isterica corsi verso l'ufficio del capo. A pochi passi dalla porta lo sentii "mormorare" (si fa per dire) qualcosa come "Davvero un principessa...".

"Ma vaffanculo" sibilai a mia volta sperando che solo lui potesse averlo sentito.

Nel frattempo, il signor Velini mi aveva raggiunta e chiusa la porta iniziammo a discutere sul da farsi.

"Prego si sieda, mi spiace per l'inconveniente" iniziò

"Meglio di no" risposi io, indicando i miei vestiti ormai sudici. Non gli avrei rovinato una poltrona così costosa. Cacciai fuori i contratti, bagnati ma ancora leggibili, promettendogli che li avrei fatti ristampare.

"Finalmente quel bastardo ha ceduto" disse lui leggendo il primo e uscendosene in modo a dir poco plateale.

"Non è stato semplice ma come si dice...era un affare a cui non poteva dire di no" risposi, cercando di sembrare il più complice possibile.

"Non è un caso che tu sia stata promossa, vede signorina Mariani, lei.."

Si interruppe proprio sul più bello. Era lì per lì per tessere le mie lodi ma, chiaramente, qualcosa non poteva che frapporsi. O meglio, non qualcosa...qualcuno! Era il ragazzo incrociato poco prima che, con fare spavaldo e senza neanche bussare, se ne stava appoggiato allo stipite della porta con fare scocciato e presuntuoso.

"Ma tu sei sempre così incazzata o questa è la faccia da dipendente sottopagata?"

Quelle parole mi colpirono profondamente. Non potevo crederci.

"Prego?" ribattei io cercando di sembrare il più professionale possibile. In fondo il mio capo stavo ancora assistendo alla situazione a dir poco terribile. Quella specie di essere umano era vivo solo grazie a lui.

"Vittorio...non credo sia il caso" si intromise il signor Zelini. Vittorio?!?!?! E adesso chi è sto Vittorio?

"Si si, nessun problema! Comunque tutto risolto con la storia di papà. Ti devo un favore!" disse l'idiota.

"Quale parte del non ho intenzione di venire meno alle promesse fatte non hai compreso?" Il boss iniziava ad infuriarsi, lo sentivo e sinceramente non mi sarei persa quella scenata per nessuna ragione al mondo.


Ciaooo! Come promesso ecco il quarto capitolo!

Il prossimo sarà davvero esplosivo!!!

Mi farebbe piacere sentire qualche parere, soooo...

Non esitate a scrivere e se la storia vi sta piacendo ricordate di votare

Una abbraccio grande, GiorgiaB. <3

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