Capitolo 5

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Vittorio's pov

La stanza sembrava iniziare e stringersi intorno a me. Se mio cugino avesse potuto probabilmente mi avrebbe già buttato fuori a calci in culo. Odiava le critiche e i "no" e l'età non l'aveva cambiato. Tuttavia, non poteva certo perdere la calma davanti a quella sottospecie di segretaria.

"Cugino..." Feci una leggera pausa per sbirciare la reazione della principessina bagnata. I capelli lunghi e mossi, di un sorprendente biondo dorato, le coprivano leggermente il viso ma non lo nascondevano del tutto. Probabilmente pensava non me la guardassi neanche. La verità è che avevo assolutamente notato il modo in cui spalancò gli occhi alla mia affermazione. Era arrossita.

"Cos'è bambolina? Ti sei accorta che sono terribilmente bello o hai appena capito che il tuo atteggiamento snob nei confronti del cugino del boss potevi infilartelo nel- " Mi astenni dal concludere, non ero mai stato un tipo volgare...E poi a mamma non sarebbe piaciuto.

 Claudio si alzò di scatto, come se fosse sul punto di uccidermi e lei... Lei mi rivolse l'ennesimo sguardo d'odio che faceva sembrare i suoi occhi profondi pozzi neri. Non avevo mai visto una ragazza bionda con gli occhi scuri. Tanto bellina quanto acida. "Che spreco!" pensai fra me e me. Poi fece per dire qualcosa.

"Ascolti signor?" disse con aria superbia.

"Secondo lei? Zelini. Ovvio." Risposi io con tono derisorio.

"Non era così scontato, potreste essere cugini da parte di madre." Ribatté lei con un sorrisetto sulle labbra, come a dire "uno a zero, stronzo!" Poi riprese.

"Ad ogni modo, sono Alice Mariani e sono alla direzione del settore vendite. Sarà un piacere averla nel nostro team. Lavoreremo a stretto contatto e seguirà quanto da me programmato. Forse abbiamo iniziato col piede sbagliato ma le consiglio di trattarmi con rispetto ed io farò lo stesso. Siamo qui per lavorare" concluse mostrando il sorriso più falso che avessi mai visto.

Non potevo crederci. NON POTEVO CREDERCI, CAZZO! Ho passato il fine settimana a pensare che sarei diventato lo schiavetto di Claudio per poi scoprire di essere il nuovo portaborse di sta stronza?! Era peggio, molto peggio! Cercai di non darlo a vedere anche se sapevo avrebbe notato il "velato disappunto". A quel punto mio cugino, col cellulare che solo allora mi ero accorto stesse squillando da ore, uscì dall'ufficio per rispondere. Eravamo rimasti io e lei, da soli. L'aria era gelida e riuscivo sentire il suo cuore esplodere a metri di distanza. Dovevo calmarmi...

"Ascolta.."

"No ascolta tu scimpanzé mancato! Non so chi ti credi di essere ma ho sudato per questo incarico e sia tu che la tua amichetta, SI, ho visto come guardavi Giuliana, siete riusciti a rovinare il mio primo fottutissimo giorno! Se hai pensato anche per un solo istante che qui avresti avuto vita facile, beh ti stai sbagliando alla grande! Per iniziare per te sono Mariani, non "TU". Non mi intralcerai, non mi disturberai inutilmente e farai il tuo lavoro come chiunque altro in azienda. Sono stata abbastanza chiara?" disse come un fiume in piena.

Nel frattempo, forse senza neanche accorgersene, si era avvicinata pericolosamente. Eravamo a pochi centimetri di distanza, occhi negli occhi. Due fuochi, l'uno pronto ad incendiare l'altro. Mi aveva stupito...ma non spaventato. Alice Mariani...così vuoi il mio rispetto eh? Mi avvicinai a lei ulteriormente facendola indietreggiare fino alla scrivania poi, la bloccai fra questa e me. Potevo sentire tutta la sua rabbia e la sua frustrazione. Sapeva di cocco e lavanda e da vicino si notavano anche delle piccole lentiggini che stupidamente aveva cercato di coprire col trucco.

"Ma lo sai che così arrabbiata potresti quasi eccitarmi?" le sussurrai con voce roca all'orecchio. A un tratto Il suo profumo si mischiò al calore generato da un sonoro schiaffo. Si, mi aveva tirato una sberla in pieno viso, riuscendo in quel modo a svincolarsi dalla gabbia che avevo creato col mio corpo. Mi massaggiai la guancia ridendo cattivo. Intanto lei stava per andarsene e stavolta non l'avrei certo fermata. Prima di uscire di scena però, senza neanche voltarsi disse:" Cominci domani alle 17.00, sii puntuale...e vestiti in modo consono che questo non è uno stadio!" Poi si richiuse piano la porta alle spalle.

Come inizio non era stato poi tanto male.

E se parlassimo del presente?Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora