Capitolo 3

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Vittorio's Pov

Quella mattina la città sembrava più caotica. Tra un semaforo e l'altro, mille auto sfrecciavano chissà dove. Il tempo per la colazione stava volgendo al termine e a malincuore, fui costretto ad alzarmi dal tavolo e dirigermi verso il portoncino d'ingresso. Indossai il cappotto, presi le chiavi e mi richiusi la porta alle spalle. Una volta fuori il freddo e l'odore di caffè mi pervase. Alla mia destra il tram che ero solito prendere per andare all' università straripava già di bimbi diretti a scuola e anziani al mercato. Da fuori riuscivo a scorgere anche qualche viso ormai noto. La biondina con gli auricolari e la sciarpa verde era al solito posto. Ci avevo provato diverse volte ma lei sembrava sempre far finta di nulla. Rispondeva in modo vago alle mie provocazioni ed era abilissima nel troncare qualsiasi discussione. Rimetteva le cuffiette e... si perdeva, Dio sa dove. Era snervante! Non avevo mai sbagliato un colpo! Sapevo cosa volevo e sapevo come ottenerlo. Prima o poi sarebbe finita anche lei tra le mie lenzuola ma in quel momento non potevo dedicarle l'attenzione che meritava." Oggi comincia quell'assurda agonia che a mio padre piace chiamare lavoro" pensai tra me e me. Accortomi di aver perso fin troppo tempo mi diressi alla mia fermata. Guardai l'orologio. Il prossimo bus sarebbe arrivato in cinque minuti e dopo trenta sarei stato faccia a faccia con mio cugino. Il tragitto sembrò durare pochissimo e dopo essermi scontrato con più di dieci passeggeri, riuscii a scendere dal veicolo. L'ufficio era ubicato a cinquanta metri dalla fermata e non ci misi molto a raggiungerne il portone. L'edificio contava circa quaranta piani, otto dei quali erano riservati all'impero di Claudio. Citofonai e una volta entrato mi accolse una donna sulla trentina. Era bella ma decisamente troppo matura per i miei standard, chissà se Claudio... La voce della donna mi riportò al presente.

"Il signor Zelini la sta aspettando, prego." Disse la biondona tutta altezza indicandomi la via.

Le rivolsi un sorriso falso e con aria scocciata mi incamminai. Bussai forse troppo forte e in pochi secondi dall'altra parte riecheggiò un tranquillo "avanti!". Non l'ho ancora visto e già mi sono rotto il cazzo. Aprii la porta e lo salutai senza troppi convenevoli.

"Cugino!" esclamò lui stranamente contento.

"Sei felice di vedermi o stamattina hai solo scoperto di essere ancora ricco?" risposi io ironico.

"Entrambi!" continuò lui. Mi invitò a sedere, poi estrasse una carpetta rossa da uno dei cassetti in mogano.

"Allora..." iniziò

"Tuo padre mi ha fatto avere il tuo curriculum e davvero non ho parole! Ne hai fatto di strada, cavolo! Basket, volontariato, ottimo studente e..."

"Si lo so, lo so." Lo interruppi bruscamente. Poi ripresi

"Senti Clà, sai quanto ti apprezzo ma non credo che lavorare qui potrà giovarmi in qualche modo... Come puoi vedere sono fin troppo impegnato e non ho certo bisogno di altro."

"Vittorio, ho fatto una promessa a tuo padre e non intendo infrangerla. Ha creduto in me quando nessuno voleva farlo e guarda cosa sono riuscito a costruire. Datti una possibilità..." aggiunse il baby boss con tono serio.

Stavo per ribattere ma un urlò squarciò il silenzio. Proveniva dal corridoio. Claudio si alzò velocemente, abbottonò la giacca e si fiondò fuori dall'ufficio. Lo seguii a ruota e appena oltre l'uscio la scena che mi si presentò fu a dir poco esilarante. A pochi centimetri da me una ragazza mi dava le spalle. Davanti a lei una collega, probabilmente, teneva in mano una tazza di caffè ormai vuota. L'aveva rovesciata quasi per intero addosso all'altra. D' istinto feci per aiutarla ma lei si scostò e con fare crucciato corse nell'ufficio di Claudio. "Davvero una principessa" mormorai. Mio cugino alzò gli occhi al cielo e dopo aver ripreso la ragazza seguì l'altra come un treno. Nel frattempo tutti sembravano essersi scordati della mia presenza. Quando mi ripresi notai che la rossa dalla tazza vuota mi stava studiando. Avevo fatto colpo, di nuovo.

"Vorrei poter restare, ma per tua sfortuna sarò fuori di qui in meno di due minuti" le dissi con tono provocatorio.

"So aspettare, ..." rispose lei giocando con una ciocca di capelli.

La scrutai bene. Era bella...e dava l'impressione di non essere molto sveglia. Sarebbe stata l'ennesima scopata. Niente di più. Le lanciai un'ultima occhiata fugace e poi andai verso Claudio per convincerlo a fare un accordo e liberarmi dagli impegni presi da mio padre. 

Dalla stanza non sentivo che blaterare e ridere, ridere e blaterare. Ormai stanco mi feci coraggio e senza neanche bussare feci irruzione nell'ufficio...

E poi la vidi.

E se parlassimo del presente?Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora